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Il 1° febbraio 2025, nell’ambito del quarto scambio ostaggi-prigionieri tra Israele e Hamas, è tornato in libertà Mohammed al-Halabi, ex direttore per la Striscia di Gaza dell’ong World Vision.
Al-Halabi era stato arrestato dalle forze di sicurezza israeliane il 15 giugno 2016 al valico di Erez. Dopo interrogatori senza avvocati, torture, udienze non pubbliche e un processo più volte rinviato e gravemente irregolare basato su prove segrete secondo le quali avrebbe finanziato Hamas, il 30 agosto 2022 era stato condannato a 12 anni di carcere. Amnesty International lo aveva adottato come prigioniero di coscienza.
Il suo aspetto, appena tornato in libertà, era quello di un uomo segnato dalla tortura e dalla malnutrizione e fortemente sottopeso.
Una volta tornato a Gaza City, dove ha trovato la sua abitazione gravemente danneggiata, al-Halabi ha raccontato ad Amnesty la sua esperienza:
“[Le autorità israeliane] mi hanno torturato ma non mi hanno spezzato l’anima. Ribadisco la mia innocenza rispetto a ogni accusa mossa nei miei confronti e resto determinato a dimostrarlo in tribunale, anche se ora sono libero”.
Dopo il 7 ottobre 2023 al-Halabi è stato trasferito alla prigione di Nafha, nel sud d’Israele, dove ai detenuti vengono sequestrati gli apparecchi radiofonici e vengono negati nella maggior parte dei casi colloqui con gli avvocati e visite dei familiari e di osservatori indipendenti. Durante i 15 mesi del conflitto, ha potuto ricevere solo frammenti d’informazioni sui suoi cari e ha potuto incontrare una sola volta il suo avvocato.
“La cosa peggiore era non sapere se mia moglie e i miei figli fossero vivi, come ce la stessero facendo, se fossero stati sfollati o bombardati, se li avrei visti ancora. Era peggio della tortura e della fame”.
Al-Halabi vuole riprendere a lavorare nel campo umanitario.
“Il bisogno di assistenza umanitaria, di ciò che facevo prima dell’arresto, è più grande che mai. In passato, dividevamo gli edifici in parzialmente distrutti e totalmente distrutti. Ora che sono passato per il campo rifugiati di Jabalia, posso dire che la categoria “parzialmente distrutti” non esiste più. Quasi tutti gli edifici sono stati rasi al suolo”.
Al-Halabi ha espresso la propria gratitudine per il sostegno che ha ricevuto da ogni parte del mondo dopo l’arresto:
“Anche nelle ore più buie, sapevo che tante persone credevano nella mia innocenza e che si stavano dando da fare per la mia scarcerazione. La loro solidarietà mi ha sempre rincuorato”.