In Arabia Saudita criticare il governo sui social media può portare a una condanna a quasi 30 anni di carcere. È quello che è successo al Salma al-Shehab, madre di due figli, dottoranda dell’Università di Leeds, attivista per i diritti delle donne.
Era tornata nel suo paese d’origine per una vacanza, ma è finita dietro le sbarre.
Il 25 gennaio 2023, la Corte penale specializzata di Riad ha condannato Salma al-Shehab a 27 anni di carcere, seguiti da 27 anni di divieto di viaggio. Le autorità saudite l’hanno presa di mira per aver scritto dei tweet a sostegno delle attiviste per i diritti delle donne, a seguito dei quali è stata addirittura accusata di terrorismo. Prima di essere processata, è stata detenuta in isolamento per 285 giorni. Un’eternità.
Durante la sua custodia cautelare e gli interrogatori non è stata assistita da un avvocato. Il suo processo è stato una farsa.
Salma al-Shehab deve essere liberata subito!
Firma l’appello per chiedere l’annullamento della sentenza.
Il processo di Salma al-Shehab è iniziato il 25 ottobre 2021.
Nel marzo 2022, la Corte penale specializzata (Cps) aveva condannato Salma al-Shehab a sei anni di carcere ai sensi della legge antiterrorismo. Al processo d’appello nell’agosto 2022, l’accusa ha chiesto una punizione più severa. La Cps ha quindi aumentato la sua pena a 34 anni. Salma ha presentato nuovamente ricorso contro tale sentenza e, nel gennaio 2023, la Corte suprema ha rinviato il suo caso alla camera d’appello della Cps per un riesame.
Il tribunale ha annullato le accuse di reati informatici, ma ha confermato le altre ai sensi della legge antiterrorismo, condannandola infine a 27 anni di reclusione.
Nel 2022, Amnesty International ha documentato i casi di 15 persone che sono state condannate a pene detentive comprese tra 10 e 45 anni per attività pacifiche online. Quella inflitta a Salma al-Shehab è la pena più lunga emessa nei confronti di una donna saudita per essersi espressa liberamente. Tutte le 15 persone sono state processate dalla Corte penale specializzata, originariamente istituita per giudicare i casi di terrorismo. Questa corte utilizza disposizioni vaghe ai sensi delle leggi contro i reati informatici e il terrorismo che equiparano l’espressione pacifica e l’attività online al “terrorismo” per perseguire coloro che Amnesty International considera prigionieri di coscienza.
Queste persone sono state sottoposte a una serie di violazioni dei diritti umani durante la loro detenzione, incluso il diniego di contatti col mondo esterno, l’isolamento, anche prolungato, la negazione della rappresentanza legale per tutta la durata della custodia cautelare. Alcuni di loro sono stati anche condannati, come pena aggiuntiva, a divieti di viaggio arbitrari, in violazione del diritto internazionale sui diritti umani.
La repressione della libertà d’espressione online è solo uno degli strumenti delle autorità saudite per reprimere il dissenso. A marzo 2023, Amnesty International aveva documentato i casi di 67 persone perseguite per aver esercitato i loro diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione pacifica, tra le quali difensori dei diritti umani, attivisti politici pacifici, giornalisti, poeti ed esponenti religiosi. Di questi, 32 sono stati perseguiti per aver espresso pacificamente le proprie opinioni sui social media. Amnesty International ritiene che il numero reale di tali azioni penali è probabilmente molto più alto.
Waleed Mohammed Al Smani
Minister of Justice
Riyadh, Saudi Arabia
Postal Code 11472, P.O. Box 7775
Email: minister-office@moj.gov.sa
Eccellenza,
ho appreso con grande preoccupazione che il 25 gennaio La Corte penale specializzata (Cps) di Rias ha condannato Salma al-Shehab, accademica e madre di due figli, a 27 anni di carcere seguiti da un divieto di viaggio di 27 anni, dopo che la Corte suprema aveva rinviato il suo caso alla camera d’appello della Cps per esaminarlo nuovamente.
La Cps – ancora una volta – ha condannato Salma al-Shehab per reati legati al terrorismo, tra cui “il sostegno a coloro che cercano di disturbare l’ordine pubblico, destabilizzare la sicurezza e la stabilità dello stato” e la pubblicazione di tweet che “disturbano l’ordine pubblico, destabilizzano la sicurezza della società e la stabilità della lo stato.” Queste accuse sono nate dall’esercizio pacifico del diritto alla libertà di espressione attraverso i tweet che Salma al-Shehab h pubblicato sul suo account a sostegno dei diritti delle donne. È in sciopero della fame dal 23 marzo per protestare contro la sua detenzione arbitraria e il processo iniquo.
La esorto a ordinare l’immediata e incondizionata scarcerazione di Salma al-Shehab e l’annullamento delle accusa e della condanna poiché è detenuta esclusivamente per aver esercitato pacificamente il suo diritto alla libertà di espressione. La invito inoltre a cessare di equiparare l’esercizio della libertà di espressione al “terrorismo” e ad abrogare o modificare sostanzialmente le leggi antiterrorismo e sui reati informatici che criminalizzano il dissenso pacifico e ad emanare nuove leggi che siano pienamente compatibili con le norme internazionali dei diritti umani.
Cordiali saluti