A partire dal 28 aprile 2021 migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città della Colombia per rivendicare i propri diritti. Donne, giovani, difensori dei diritti umani e persone Lgbtqia+ hanno guidato le proteste con coraggio e determinazione alla ricerca di un futuro migliore. Invece di ascoltare le loro proteste, lo stato colombiano, attraverso le sue forze di sicurezza, ha utilizzato armi meno letali per accecare parzialmente o totalmente chi manifestava, provocando danni alla vista che rimarranno per tutta la vita.
Le forze di sicurezza hanno anche approfittato dei momenti di dispersione delle manifestazioni, quando in mezzo alla folla donne e persone Lgbtqia+ fuggivano riparandosi da lacrimogeni e colpi di arma da fuoco, per molestarle, insultarle e violentarle. Questo non può succedere di nuovo, è necessaria una riforma completa della polizia!
Il corpo di nessuna persona dovrebbe essere usato, torturato e aggredito per mettere a tacere le rivendicazioni di chi vuole un paese migliore.
Firma questa petizione e chiedi al governo colombiano di procedere a una riforma della polizia partecipativa e inclusiva, in modo che le persone possano alzare la voce senza paura e nel rispetto dei loro diritti!
Nei rapporti “Cali: nell’epicentro della repressione. Violazioni dei diritti umani durante lo sciopero nazionale del 2021 a Cali, Colombia” e “Colombia: spari a vista. Traumi oculari nel contesto dello sciopero nazionale“, Amnesty International ha affermato che le forze di sicurezza in Colombia stanno usando una forza eccessiva e inappropriata contro i manifestanti per incutere paura, scoraggiare le proteste pacifiche e infine punire coloro che chiedono un cambiamento nel paese.
Nel rapporto “Colombia: la polizia non si prende cura di me: violenza sessuale e altra violenza di genere nello sciopero nazionale del 2021” Amnesty International ha denunciato centinaia di casi di violenza di genere avvenuti durante lo sciopero nazionale. I casi segnalati includono violenza psicologica, minacce di violenza sessuale, violenza dovuta al pregiudizio nei confronti delle persone Lgbtqia+, palpeggiamenti e molestie sessuali, nudità forzata, discriminazione basata sul genere, torture e stupri ai danni di donne afro-discendenti, native e difensore dei diritti umani, giornalisti, reporter e componenti delle brigate sanitarie e, in generale, di donne che avevano preso parte alle proteste. Amnesty International, con la collaborazione di varie organizzazioni per i diritti umani che sostengono le vittime di violenza di genere, ha documentato 28 casi nelle città di Cali e Palmira (Valle del Cauca), Popayán (Cauca), Soledad (Atlántico), Tunja (Boyacá), Manizales (Caldas) e Bogotà.
La maggior parte dei casi presentati nell’ultimo rapporto citato riguardano atti di violenza commessi da agenti della Squadra mobile antisommossa (Esmad) durante le operazioni per disperdere i manifestanti mediante i gas lacrimogeni. Donne e ragazze sono state aggredite dopo essere state isolate dal gruppo di manifestanti: col pretesto di registrare i loro dati o perquisirle gli agenti le hanno sottoposte a violenza sessuale.
In un paese in cui sono state segnalate decine di vittime di lesioni agli occhi, centinaia di persone scomparse, decine di persone uccise nel contesto delle manifestazioni e in cui la Procura generale non ha risposto adeguatamente alle denunce contro le violenze della polizia, rafforzando pertanto la cultura dell’impunità e della recidiva, sia la Commissione interamericana per i diritti umani che decine di organizzazioni sociali colombiane hanno sollecitato una riforma delle forze di polizia.
Gareth Sella: le conseguenze della stigmatizzazione delle proteste
“Armatevi dei vostri sogni per non perderli di vista”.
Gareth Sella è un giovane regista della società di produzione “La Resistenza”. Ha 24 anni ed è conosciuto per il suo attivismo per i diritti umani e le sue critiche nei confronti della violenza della polizia.
Il 24 febbraio 2021, nell’ambito della Settimana nazionale contro la brutalità della polizia, organizzata dalle associazioni delle vittime, in cui decine di manifestanti hanno chiesto lo scioglimento della Squadra mobile antisommossa (Esmad) e hanno protestato contro la repressione e l’impunità, Gareth ha intrapreso una marcia pacifica con i suoi colleghi del collettivo “Scudi azzurri”. Due giorni prima il Centro di analisi criminale della Direzione investigativa criminale della Polizia nazionale aveva emesso un avviso intitolato “Annuncio ufficiale di azione sociale violenta 24 febbraio-24F” definendo “radicali” i gruppi che chiedevano la manifestazione, tra cui il collettivo.
Il 24 febbraio Gareth è stato colpito al volto da un ordigno esploso – secondo la sua dichiarazione e quella di diversi testimoni – da distanza ravvicinata da un agente dell’Esmad, causandogli una parziale perdita della vista. Nonostante le ferite e i danni riportati, la sua volontà di lottare contro l’impunità è ancora più determinata. Le sue dichiarazioni pubbliche sono forti e riflettono la storia di un giovane artista ferito dagli agenti dell’Esmad come rappresaglia per il suo attivismo e con l’intenzione di infliggergli danni fisici e mettere a tacere la sua voce.
Leidy Cadena: cosa si paga a essere una giovane donna che protesta
“Ci hanno portato via un occhio, ma abbiamo ancora la nostra voce”.
Leidy è una giovane studentessa di Scienze politiche con una grande passione per i diritti umani e la fotografia. Ha preso parte alle manifestazioni, insieme al suo compagno e a centinaia di colombiane e colombiani che volevano cambiare il paese. Una volta che la protesta è diventata violenta a causa dell’intervento dell’Esmad, Leidy e le sue compagne hanno cercato di tornare a casa. Mentre stavano andando a prendere le loro biciclette, un agente dell’Esmad le ha sparato direttamente: ha perso la vista all’occhio destro.
“Ho perso l’occhio ma giuro che mi sento come se ne avessi diecimila là fuori, continueremo a combattere, non finisce qui (…) Penso che sia davvero bello poter dire alla gente che, sì, noi possiamo, che possiamo uscire da questo e che, sebbene sia molto triste e doloroso, dobbiamo continuare ad andare avanti e mostrare al paese che stiamo ancora continuando la lotta”. Come risultato della sua lotta contro l’impunità e della sua ricerca di giustizia, Leidy ha ricevuto minacce di morte, che l’hanno costretta a lasciare la Colombia e cercare rifugio all’estero.
Kevin Agudelo: il prezzo della protesta in Colombia
“Correvamo come matti per salvarci la vita, gli spari e i lacrimogeni provenivano da ogni parte, era troppo, eravamo disarmati e non avevamo modo di reagire, contro di noi usavano i fucili che si usano in guerra”. Sono le parole di un giovane che racconta cos’è accaduto il giorno in cui Kevin è stato ucciso.
Durante lo sciopero nazionale del 2021, migliaia di persone sono scese in piazza in varie città della Colombia per rivendicare i propri diritti. La risposta del governo è stata quella di attaccare e punire coloro che stavano manifestando. Il maggior numero di violazioni dei diritti umani è stato registrato nella città di Cali.
Quella del 3 maggio 2021 è stata una notte di grande violenza: gli agenti della polizia nazionale, dell’Esmad e del Gruppo per le operazioni speciali (Goes) hanno utilizzato armi letali e gas lacrimogeni contro le persone che si trovavano nei presso della rotonda del quartiere di Siloé, da cui ha preso nome l’operazione di polizia e dov’era in corso la commemorazione di un giovane ucciso il giorno prima, presumibilmente ad opera delle forze di sicurezza.
Presidente
Gustavo Petro
Presidencia de la República de Colombia
Casa de Nariño
Carrera 8 No.7-26
111711 Colombia
Egregio Presidente,
la società civile colombiana ha documentato l’uso eccessivo della forza da parte della polizia nazionale contro chi, nel 2021, manifestava pacificamente nel suo paese: almeno 84 persone hanno perso la vita, migliaia sono state arbitrariamente arrestate e oltre 100 hanno subito traumi oculari.
Amnesty International e i suoi alleati della Tavola rotonda per la riforma della polizia hanno denunciato atti di tortura, violenza di genere, violenza sessuale, uso eccessivo della forza contro la popolazione civile e altre violazioni dei diritti umani nel contesto dello sciopero nazionale del 2021.
La esortiamo a avviare una riforma strutturale della polizia con la partecipazione della società civile colombiana.
La Tavola rotonda per la riforma della polizia, un gruppo composto da diverse organizzazioni della società civile colombiana, ha lavorato insieme alle vittime e ad altri alleati locali per sviluppare una proposta di riforma per costituire una forza di polizia che rispetti i diritti umani di tutte le persone. La partecipazione di questa coalizione al processo di riforma deve essere assicurata.
La ringraziamo per l’attenzione