Yahaya Sharif-Aminu vive nello Stato di Kano, nel nord della Nigeria. La sua vita è la musica, e proprio la musica lo ha condannato a morte. Nell’agosto 2020 era stato condannato per aver composto e diffuso una canzone considerata dalle autorità blasfema. Durante il primo processo è stato privato di ogni assistenza legale. Ora il tribunale d’Appello ha ordinato che il processo venga ripetuto proprio a causa della mancanza di rappresentanti legali di Yahaya e ha annullato, almeno temporaneamente, la condanna a morte.
Yahaya continua ad essere in pericolo: è ancora accusato di blasfemia, che la legge islamica applicata in molti stati del nord della Nigeria punisce con la morte.
La ripetizione del procedimento rappresenta per Yahaya la possibilità di essere finalmente sottoposto ad un processo giusto. In qualunque caso, comunque, nessuno dovrebbe essere condannato a morte solo per aver espresso la propria opinione.
Vogliamo che il nuovo processo faccia giustizia e che Yahaya venga liberato.
Abbiamo bisogno della tua firma per chiedere alle autorità dello stato nigeriano di Kanu di ritirare le accuse contro Yahaya Sharif-Aminu.
Yahaya deve essere liberato immediatamente!
Nel febbraio 2020, Yahaya Sharif-Aminu, 22 anni, ha composto una canzone che contiene commenti di disprezzo nei confronti del profeta Maometto.
Il cantante nigeriano è stato arrestato a marzo, dopo che una folla di facinorosi aveva abbattuto la porta d’ingresso della sua abitazione e incendiato l’intera casa, nel quartiere di Sharifai, nell’area del governo municipale di Kano, nel nord della Nigeria. Quella stessa sera la sua famiglia è stata costretta a fuggire.
Il gruppo di manifestanti si era poi recato in processione al quartier generale della polizia di Kano reclamando la condanna del cantante, ritenuto “blasfemo contro il profeta dell’Islam” per una serie di messaggi audio che aveva fatto circolare giorni prima. Nessuno è stato arrestato o perseguito per le violenze.
Il 10 agosto, Yahaya Sharif-Aminu è stato citato in giudizio davanti all’Alta corte della Shari’a a Kano e condannato per blasfemia.
Rimane in custodia cautelare nella prigione di Kano.
A seguito della sua condanna, c’è stata una grande protesta da parte di diversi rappresentanti e organismi religiosi che hanno esortato il governatore a firmare il suo mandato di esecuzione. Yahaya Sharif-Aminu ha presentato appello contro la condanna a morte.
Ci sono una serie di preoccupazioni circa l’equità del processo e sulla formulazione delle accuse contro di Yahaya Sharif-Aminu.
Prima e durante il processo, il cantante non ha avuto accesso alla rappresentanza legale. Solo dopo la mobilitazione di avvocati e attivisti per i diritti umani gli è stato concesso l’accesso alla consulenza legale per preparare l’appello.
La legge della Shari’a, messa in pratica in molti stati della Nigeria settentrionale, prevede la pena di morte per blasfemia. La Hisbah, una società di sicurezza di proprietà dello Stato di Kano, è l’organismo che applica la legge della Shari’a in questo stato altamente conservatore.
La pena di morte rimane in vigore in Nigeria e continua ad essere imposta in tutto il paese. Nel 2023 sono state registrate più di 246 nuove condanne a morte. In totale, alla fine dell’anno, più di 3.413 persone erano state condannate a morte.
Il Gruppo di studio nazionale sulla pena di morte del 2004 e la Commissione presidenziale per l’amministrazione della giustizia del 2007 hanno entrambi sottolineato che il sistema di giustizia penale nigeriano non può garantire un processo equo e hanno chiesto una moratoria sulla pena di morte.
Nel 2008, la Commissione africana sui diritti umani e dei popoli ha adottato la sua seconda risoluzione sulla pena di morte, invitando gli Stati parti della Carta africana dei diritti umani e dei popoli – come la Nigeria – a “osservare una moratoria sulla l’esecuzione di condanne a morte al fine di abolire la pena di morte” e di ratificare il Secondo protocollo opzionale della Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR-OP2).
Le leggi sulla blasfemia e la loro applicazione violano l’obbligo della Nigeria di rispettare e proteggere il diritto alla libertà di opinione e di espressione, sancito dall’articolo 19 dell’Iccpr. L’articolo 19, paragrafo 1, dell’Iccpr afferma che ogni individuo ha il diritto di avere opinioni senza subire maltrattamenti. L’articolo 19, paragrafo 2, afferma che ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione, compreso il diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di ogni tipo attraverso qualsiasi mezzo di comunicazione. Ai sensi dell’articolo 19, paragrafo 3, possono essere imposte alcune restrizioni all’esercizio del diritto alla libertà di espressione (ma non del diritto alla libertà di opinione), ma solo se tali restrizioni soddisfano le rigorose limitazioni previste dalla legge e si dimostrano necessarie e proporzionate per uno degli specifici scopi legittimi ammessi dal diritto internazionale.
La Commissione africana per i diritti dell’uomo e dei popoli (Commissione africana) ha ripetutamente adottato risoluzioni sulla pena di morte, invitando gli Stati firmatari della Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli – come la Nigeria – a “osservare una moratoria sull’esecuzione delle condanne a morte in vista dell’abolizione della pena di morte” e a ratificare il Secondo protocollo facoltativo al Patto internazionale sui diritti civili e politici, che mira all’abolizione della pena di morte.
Procuratore Generale e Commissario per la Giustizia dello Stato di Kano
Haruna Isa Dederi
Ministero della Giustizia dello Stato di Kano
Segreteria Audu Baka Kano
15, Club Road, P.M.B. 3352, Kano, Nigeria
Emails: https://justice.kn.gov.ng / info@justice.kn.gov.ng
Egregio Procuratore generale,
Le scrivo con grande apprensione per la vita del cantante 25enne Yahaya Sheriff-Aminu. Il 10 agosto 2020, un tribunale superiore della Sharia nello Stato di Kano ha condannato a morte Yahaya Sheriff-Aminu (che allora aveva 21 anni) per “blasfemia”, per aver diffuso su WhatsApp una canzone considerata blasfema contro il profeta Muhammad. Nel gennaio 2021, un’Alta corte dello Stato di Kano ha annullato la condanna di Yahaya Sheriff-Aminu e ha ordinato un nuovo processo a causa di irregolarità nel processo originale.
Gli avvocati di Yahaya Sheriff-Aminu hanno presentato appello contro la decisione di un nuovo processo, indicando che egli continuerà ad affrontare la stessa legge sulla blasfemia dello Stato di Kano e hanno chiesto alla Corte d’Appello di Kano di archiviare completamente il caso e di dichiarare incostituzionale la legge sulla blasfemia. Nell’agosto 2022, la Corte d’appello di Kano ha confermato l’ordine dell’Alta corte di celebrare un nuovo processo e la costituzionalità della legge sulla blasfemia. Nel novembre 2022, gli avvocati di Yahaya Sharif-Aminu hanno presentato un ricorso alla Corte suprema della Nigeria, contestando la costituzionalità delle leggi sulla blasfemia dello Stato di Kano. A due anni di distanza, la data dell’udienza non è ancora stata fissata. Nel frattempo, Yahaya Sheriff-Aminu rimane detenuto nel penitenziario di Jos, nello Stato di Plateau, in Nigeria, in attesa del ricorso alla Corte suprema.
Nel marzo 2024, Amnesty International ha visitato Yahaya Sheriff-Aminu in detenzione e lo ha trovato in cattive condizioni di salute, poiché soffre di una grave forma di asma e necessita periodicamente di un inalatore e dei relativi farmaci. Inoltre, non gli sono stati forniti cibo e vestiti adeguati, cose a cui non aveva ancora avuto accesso fino a quel momento. Nel novembre 2024, Amnesty International ha visitato nuovamente Yahaya Sharif-Aminu e, sebbene si stia riprendendo grazie ai farmaci fornitigli dalla sua famiglia, quando possibile, ha ancora bisogno di accedere regolarmente alle sue medicine, che al momento non gli vengono fornite in maniera adeguata.
Le leggi sulla blasfemia sono una violazione del diritto alla libertà di espressione. Inoltre, l’uso della pena di morte per “blasfemia” viola gli obblighi della Nigeria ai sensi del Patto internazionale sui diritti civili e politici, che limita l’uso di questa pena ai “crimini più gravi”, che il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha chiarito riferirsi all’omicidio intenzionale.
La esorto a ritirare le accuse contro Yahaya Aminu Sheriff per garantire la sua scarcerazione immediata e incondizionata e a lavorare per assicurare l’individuazione tempestiva della data per l’udienza di appello. Nel frattempo, Yahaya Sheriff-Aminu deve essere detenuto in condizioni conformi agli standard internazionali (cd. Regole di Mandela) e deve essergli garantito l’accesso immediato a un’adeguata assistenza sanitaria, nonché a cibo e vestiti adeguati.
Cordiali saluti,