Aggiornato il 25/01/2022 – Atena Daemi, attivista per l’abolizione della pena di morte in Iran, è tornata in libertà la sera del 24 gennaio.
Era stata arrestata nel 2015 per aver criticato sui social media il continuo ricorso alla pena capitale nel suo paese (nel 2021 c’è stata una media di una esecuzione al giorno) e poi condannata a 14 anni di carcere, ridotti a sette nel processo d’appello.
In prigione era stata picchiata e aveva trascorso lunghi periodi in isolamento. L’anno scorso aveva condotto uno sciopero della fame che aveva messo in pericolo la sua salute.
Aggiornato il 28/09/2021 – All’inizio di quest’anno, Atena è stata trasferita dalla prigione di Evin alla prigione di Lacan, a oltre 400 Km di distanza dalla sua famiglia. Il 12 agosto, la difensora dei diritti umani ha iniziato uno sciopero della fame, terminato cinque giorni dopo, per protestare contro l’assenza di una direzione nella prigione e contro l’accesso incoerente dei detenuti ai telefoni.
Atena ha rilasciato un audio dalla prigione in cui ha espresso le sue preoccupazioni sul trattamento dei detenuti, ha evidenziato come gli agenti del carcere obbligassero i detenuti a partecipare a cerimonie religiose e a frequentare corsi di religione. Ha anche raccontato come i detenuti fossero regolarmente costretti a lavare tappeti di seta in cambio di minuti aggiuntivi alle loro schede telefoniche. Nella registrazione audio, si sente Atena criticare le autorità per non aver attuato le leggi relative alla condizionale e al rilascio per i detenuti per motivi politici, inclusi i casi di Zeynab Jalalian e Maryam Akbari Monfared, nessuno dei quali è stato rilasciato nonostante abbiano scontato rispettivamente 14 e 12 anni di carcere.
Tre giorni dopo la pubblicazione della registrazione di Atena, la sua famiglia ha raccontato che gli agenti penitenziari le avevano confiscato la sua scheda telefonica e le avevano permesso di effettuare telefonate solo in loro presenza presso l’ufficio del direttore del carcere. La sua famiglia ha anche affermato che durante le visite alle “cabine” della prigione, che sono cabine con una parete di vetro che separa i visitatori e i propri cari detenuti, un agente era sempre presente nelle immediate vicinanze di Atena per controllare le conversazioni.
Ad agosto l’avvocato di Atena, Mostafa Nili è stato arbitrariamente arrestato insieme ad altri quattro legali, esclusivamente per aver tenuto un incontro per discutere di possibili azioni legali a sostegno del diritto delle persone ai vaccini salvavita contro il Covid-19. Senza un avvocato, la famiglia di Atena è lasciata da sola a seguire il suo caso senza alcuna guida legale.