Aggiornato il 16 ottobre 2020 – A chiusura del suo ultimo pezzo, pubblicato poco prima di morire, Daphne Caruana Galizia, la più nota giornalista investigativa di Malta, aveva lasciato una frase che ora suona profetica: “Ci sono criminali ovunque io guardi. La situazione è disperata“.
Daphne è morta così: aprendo la portiera della sua auto che è esplosa pochi secondi dopo a causa di un ordigno molto potente. L’attentato alla giornalista è avvenuto il 16 ottobre 2017 a Bidnija, nella parte settentrionale dell’isola.
Sappiamo per certo che non si è trattato di un incidente, ma a distanza di oltre due anni non c’è ancora un giudice che abbia stabilito quali siano i mandanti – e quali i motivi – del suo omicidio.
Le tappe per arrivare alla giustizia
Aprile 2017: Daphne Caruana Galizia pubblica una serie di articoli che accusano la moglie del primo ministro Joseph Muscat (al potere dal 2013) di possedere una società off shore, attraverso la quale avrebbe ricevuto un milione di dollari dalla figlia del presidente dell’Azerbaigian. Lo scandalo porta Muscat a chiedere elezioni anticipate, che vince.
Dicembre 2017: vengono arrestati 10 uomini con l’accusa di omicidio. Poco dopo alcuni di loro sono rilasciati, mentre tre sono incriminati come esecutori materiali dell’omicidio di Daphne: si tratta dei fratelli George e Alfred Degiorgio e di Vincent Muscat, che però si dichiarano non colpevoli davanti al giudice.
Luglio 2018: Joseph Muscat viene assolto da ogni accusa relativa ai presunti reati finanziari contenuti nei cosiddetti “Panama Papers“, ma le inchieste di Daphne – interrotte tragicamente dal suo assassinio, ma che già avevano puntato il dito su membri del governo – vengono portate avanti da testate internazionali e arrivano a importanti scoperte.
Settembre 2019: il Consiglio d’Europa critica le autorità maltesi per non essere riuscite a garantire indagini indipendenti ed efficaci e chiede al governo di aprire un’indagine per trovare il mandante, cosa sollecitata più volte anche dalla famiglia di Daphne. Il governo di Malta accoglie la richiesta affidando l’inchiesta al giudice Michael Malla.
Ottobre 2019: viene arrestato il tassista Melvin Theumaso, sospettato di aver fatto da tramite tra il presunto mandante e gli assassini di Daphne. In cambio di informazioni, gli viene offerta l’immunità dai procedimenti giudiziari. Theumaso parla.
Novembre 2019: gli organi d’informazione maltesi fanno sapere che gli investigatori hanno identificato i mandanti dell’omicidio di Daphne, senza però fornire ulteriori indicazioni sull’identità e sulla loro provenienza dal mondo criminale, economico o politico.
Il 20 la polizia maltese annuncia l’arresto di un uomo sospettato di essere l’intermediario tra il mandante dell’uccisione e chi ha materialmente commesso l’omicidio: si tratta di Yorgen Fenech, imprenditore maltese che è anche gestore di una centrale elettrica costruita nel 2013 a Malta grazie a una concessione statale. Fenech è il capo di 17 Black, un fondo segreto registrato negli Emirati Arabi Uniti che avrebbe versato pagamenti per oltre 1,5 milioni di euro a due società off shore con sede a Panama intestate a due membri del governo maltese: Konrad Mizzi, ministro dell’Energia e poi ministro del Turismo, e il capo della segreteria del primo ministro Muscat, Keith Schembri. Entrambi vengono interrogati dalla polizia e si dimettono. Un altro ministro, quello dell’Economia Chris Cardona decide di autosospendersi.
Il 30 Fenech viene accusato formalmente di complicità nell’omicidio di Daphne, in quanto l’avrebbe organizzato e finanziato pagando gli esecutori materiali, oltre che di far parte di un’organizzazione criminale. Fenech si dichiara non colpevole e chiama in causa direttamente Schembri.
Dicembre 2019: diverse migliaia di persone, compresi i genitori e i figli di Daphne, manifestano di fronte ai palazzi istituzionali della capitale La Valletta per chiedere giustizia per Daphe e sollecitare le dimissioni del primo ministro Muscat. Questi annuncia che si dimetterà nel gennaio 2020.
Settembre 2020: L’ultimo passo in avanti verso la verità è l’arresto di Keith Schembri, all’epoca dell’omicidio capo di gabinetto del premier Muscat. Schembri è in carcere dal 22 settembre perché sospettato di riciclaggio. Questo arresto potrebbe chiarire i legami tra affari e politica – che erano al centro delle indagini di Daphne Caruana Galizia – nel mandato del premier Joseph Muscat.