Aggiornamento del 06.07.2021 – David Castillo, ex dirigente dell’azienda Desarrollos Energéticos e responsabile del progetto idroelettrico di Agua Zarca, è stato giudicato colpevole come coautore dell’omicidio della difensora dei diritti umani dell’Honduras Berta Cáceres, avvenuto il 2 marzo 2016.
Il caso
Il 2 marzo 2016, Berta Cáceres, una coraggiosa difensora dell’ambiente e dei diritti degli indigeni, è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco da uomini armati che sono entrati nella sua casa a Intibucá, in Honduras.
Berta e l’associazione di cui faceva parte (il Consiglio civico delle organizzazioni indigene e popolari dell’Honduras – COPINH), aveva lanciato una campagna contro il progetto di costruzione di una diga per la produzione di energia idroelettrica chiamato Agua Zarca, a causa dell’impatto che avrebbe sul territorio del popolo Lenca. Per questo è stata prima minacciata e poi uccisa.
Nel dicembre 2019, un tribunale dell’Honduras ha finalmente emesso la sentenza e una pena detentiva nei confronti di 7 imputati.
Tuttavia, un rapporto di un gruppo indipendente di esperti, assunto dalla famiglia, indica che un maggior numero di persone potrebbe essere stato a conoscenza o aver partecipato alla pianificazione del crimine. Fino ad oggi, non ci sono stati progressi nelle indagini su altri ritenuti responsabili della pianificazione e dell’ordine dell’uccisione Berta.
La mancata identificazione e persecuzione di tutti i responsabili dell’uccisione di Berta, compresi i mandanti, metterebbe a rischio altri difensori dei diritti umani.
Berta e l’associazione di cui faceva parte (il Consiglio civico delle organizzazioni indigene e popolari dell’Honduras – COPINH), avevano lanciato una campagna contro il progetto di costruzione di una diga per produzione di energia idroelettrica chiamato Agua Zarca, a causa dell’impatto che avrebbe sul territorio del popolo Lenca.
Questa lotta ha messo a rischio Berta e continua a rappresentare una grave minaccia per la vita degli altri membri di COPINH e di qualsiasi organizzazione che mette in dubbio l’attuazione di progetti economici nel territorio Lenca (come il Movimento Indigeno Lenca Indipendente di La Paz – MILPAH).
Dall’assassinio di Berta, abbiamo documentato una serie di minacce e azioni di stigmatizzazione nei confronti di coloro che cercano giustizia nel suo caso o portano all’attenzione pubblica le azioni di potenti compagnie contro le comunità locali di contadini indigeni o contadini.
Il 29 novembre 2018, il Tribunale penale dell’Honduras ha ritenuto sette degli otto accusati colpevoli dell’omicidio di Berta.
Più di un anno dopo, nel dicembre 2019, un tribunale ha finalmente emesso la sentenza e una pena detentiva nei loro confronti.
La Corte ha condannato:
- Sergio Rodríguez Orellana (un direttore della DESA, la società che ha costruito la diga di Agua Zarca) e Douglas Bustillo (un ufficiale militare in pensione) a 30 anni e 6 mesi di carcere per il loro ruolo di co-autori nell’omicidio di Berta
- Mariano Díaz Chávez (un maggiore dell’esercito) a 30 anni di prigione
- Henry Hernández (ex soldato), Elvin Rápalo Orellana, Óscar Torres e Edilson Duarte Meza sono stati condannati a 34 anni di prigione per il loro ruolo nell’omicidio di Berta e a 16 anni e 4 mesi di carcere per aver tentato di uccidere anche il difensore messicano Gustavo Castro.
- David Castillo Mejía, direttore generale della DESA, arrestato il 2 marzo 2018, è ancora in attesa di processo. Castillo è accusato di aver fornito supporto logistico e altre risorse a uno dei sicari già condannati. È la prima persona a essere accusata come mandante dell’uccisione di Berta.
Tuttavia, un rapporto di un gruppo indipendente di esperti, assunto dalla famiglia, indica che un maggior numero di persone potrebbe essere stato a conoscenza o aver partecipato alla pianificazione del crimine. Fino ad oggi, non ci sono stati progressi nelle indagini su altri ritenuti responsabili della pianificazione e dell’ordine dell’uccisione Berta.
La mancata identificazione e persecuzione di tutti i responsabili dell’uccisione di Berta, compresi i mandanti, metterebbe a rischio altri difensori dei diritti umani.
Ambasciatore Mariano Jimenez Talavera
Ambasciata di Honduras in Italia
Via Emanuele Gianturco, 5
00196 Roma
embajada@embajadahonduras.it
Sua Eccellenza,
siamo soci e sostenitori di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati.
Le scriviamo per evidenziare l’importanza di garantire il pieno accesso alla giustizia e alla verità riguardo all’uccisione della difensora dei diritti umani dei popoli nativi dell’Honduras, Berta Cáceres. In qualità di Ambasciatore dell’Honduras in Italia, la esortiamo ad agire per garantire un giusto processo in vista dell’apertura del processo pubblico contro David Castillo, accusato di aver partecipato all’uccisione di Berta Cáceres.
Il 2 marzo 2021 ricorre il quinto anniversario dell’uccisione della famosa difensora dei diritti umani Berta Caceres. Questo tragico evento è stato un duro colpo non solo per la comunità dei difensori nelle Americhe, ma in tutto il mondo, poiché riflette chiaramente il contesto rischioso che i difensori dei diritti umani hanno affrontato e continuano ad affrontare in Honduras. Berta Caceres è diventata un simbolo di speranza e coraggio per tutte le persone che lottano per la giustizia e la dignità.
Berta Cáceres, co-fondatrice del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras (COPINH), è stata uccisa quasi cinque anni fa il 2 marzo 2016 a La Esperanza, Intibucá, dopo aver guidato una campagna per fermare la costruzione di una diga idroelettrica finanziata a livello internazionale su un fiume sacro al suo popolo Lenca. Sette persone sono state giudicate colpevoli per il suo omicidio e il 2 dicembre 2019 sono state condannate a pene detentive. Solo una persona, David Castillo Mejía, è stata finora accusata di essere un “autore intellettuale” della sua uccisione nonostante un rapporto del Gruppo Consultivo Internazionale di Esperti (GAIPE) segnalasse altre persone che avrebbero potuto essere coinvolte nella pianificazione del crimine. Castillo Mejía era il manager della società Desarrollos Energéticos (DESA), responsabile del progetto idroelettrico Agua Zarca.
Secondo il COPINH, fino ad oggi gli avvocati di David Castillo hanno adottato misure per ritardare il processo. Amnesty International ha ripetutamente chiesto alle autorità dell’Honduras di garantire l’accesso alla giustizia, la verità e la riparazione per la famiglia di Berta Cáceres e per i membri del COPINH. In considerazione delle possibili restrizioni all’accesso all’aula del tribunale dovute all’attuale pandemia COVID-19, l’organizzazione invita anche le autorità dell’Honduras ad adottare tutte le misure appropriate per garantire che il processo sia pubblico e trasparente, attraverso l’uso di mezzi a distanza se necessario.
L’Honduras è il paese più pericoloso al mondo per i difensori della terra e dell’ambiente. Secondo l’ultimo rapporto di Global Witness, l’Honduras ha il più alto tasso di uccisioni pro capite di questi difensori nel mondo (14 nel 2019). La mancata identificazione e imputazione di tutti i responsabili dell’uccisione di Berta Cáceres mette in pericolo gli altri difensori e lascia impuniti i responsabili del crimine. Vale la pena notare che, nonostante ciò, lo stato dell’Honduras non ha ancora firmato l’Accordo regionale sull’accesso alle informazioni, la partecipazione pubblica e la giustizia in materia ambientale in America Latina e nei Caraibi (Accordo di Escazú), il primo strumento internazionale vincolante che include la protezione dei difensori ambientali.
È per questi motivi che esortiamo le autorità dell’Honduras a:
1. Garantire il pieno rispetto delle garanzie del giusto processo, garantendo anche la trasparenza e l’accesso del pubblico al processo giudiziario, inclusa la presenza di giornalisti e osservatori.
2. Garantire che venga svolta un’indagine imparziale, indipendente, tempestiva e approfondita per identificare e giudicare coloro che hanno ordinato la sua uccisione, attingendo a tutte le risorse e competenze nazionali e internazionali disponibili che potrebbero aiutare a garantire il diritto delle vittime alla verità e alla giustizia.
3. Riconoscere pubblicamente che la difesa del COPINH e dei diritti del Popolo Lenca, e in particolare la ricerca di giustizia nel caso di Berta Cáceres, è legittima e non dovrebbe essere soggetta ad attacchi e garantire che tale riconoscimento sia concesso al livello più alto del governo honduregno.
4. Firmare e ratificare l’accordo di Escazú, in modo che lo Stato dell’Honduras attui misure specifiche per la protezione dei difensori dei diritti ambientali.
La ringraziamo per l’attenzione.