Verisheh Moradi, una dissidente appartenente alla minoranza curda oppressa in Iran, è a rischio di esecuzione a seguito di un processo gravemente iniquo da parte del Tribunale rivoluzionario di Teheran. Nel novembre 2024 è stata condannata a morte per “ribellione armata contro lo stato” (baghi), ma ha sempre negato di aver imbracciato le armi in Iran.
In una lettera aperta scritta dalla prigione di Evin nell’agosto 2024, Verisheh Moradi ha raccontato che durante il suo arresto gli agenti hanno sparato contro l’auto in cui si trovava, rompendo i finestrini e aggredendola fisicamente.
Le condizioni di detenzione sono state durissime e ha denunciato di aver subito maltrattamenti e tortura. Queste denunce non state mai indagate. In carcere ha sviluppato problemi di salute, ma non ha mai smesso di lottare per le proprie idee. All’inizio del settembre 2024, le autorità giudiziarie hanno aperto un secondo caso contro di lei in relazione alle proteste portate avanti, con altre persone detenute, contro l’uso della pena di morte per stroncare il movimento “Donna Vita Libertà”. Alla fine dello scorso ottobre, è stata condannata a sei mesi di carcere per “disobbedienza a funzionari governativi” in relazione a questa protesta.
Il suo appello è in attesa di giudizio presso la Corte suprema. Aiutaci a fermare la sua esecuzione. Diciamo NO alla pena di morte!
Dall’inizio della sua detenzione, Verisheh Moradi ha portato avanti diverse proteste pacifiche in carcere, tra cui uno sciopero della fame iniziato il 10 ottobre 2024, Giornata mondiale contro la pena di morte, per protestare contro la pena capitale.
A seguito di interventi urgenti da parte di attivisti che le chiedevano di porre fine allo sciopero della fame a causa del peggioramento della sua salute, ha concluso la sua protesta il 29 ottobre. Continua ad avere problemi di salute, in particolare problemi intestinali ed emorragie interne. A metà del novembre 2024 la sua famiglia ha organizzato per lei l’assistenza medica fuori dal carcere ma, secondo la Kurdistan Human Rights Network, il trasferimento è stato bloccato. Nell’ottobre del 2024 le autorità le avevano anche negato l’accesso continuativo all’adeguata assistenza sanitaria di cui ha bisogno per il dolore al collo e alla schiena, inclusa la fisioterapia.
Il 1° agosto 2023 mentre viaggiava in auto verso Sanandaj, Verisheh Moradi è stata arrestata con violenza da agenti del ministero dell’Intelligence. In una lettera dell’agosto 2024, ha scritto che il 9 aprile dello stesso anno era stata incriminata per reati che includevano “appartenenza a gruppi di opposizione” e “ribellione armata contro lo Stato” (baghi). Ha inoltre evidenziato che le autorità iraniane hanno “equiparato [la sua] lotta contro le forze terroristiche come Da’esh [Stato islamico] alla lotta contro la Repubblica islamica dell’Iran”. Nel 2014, infatti, l’attivista si trovava nel nord-est della Siria, a Kobane, la città a maggioranza curda ora sotto il controllo dell’Amministrazione autonoma del nord-est della Siria. In quell’occasione rimase ferita durante un conflitto armato tra Daesh, gruppi armati curdi e altri.
Il 14 maggio 2024 Verisheh Moradi è stata trasferita dal reparto femminile della prigione di Evin alla sezione 209 per nuovi interrogatori ed è stata riportata nel reparto femminile il giorno successivo. Dal maggio 2024, le sono state negate anche le visite della sua famiglia come rappresaglia per il suo attivismo, che aveva riguardato anche le elezioni presidenziali in Iran.
Durante l’isolamento prolungato nella sezione 209 della prigione di Evin, che è sotto il controllo del ministero dell’Intelligence, sempre nell’agosto 2024 Verisheh Moradi ha scritto una lettera aperta in cui racconta di soffrire di mal di testa, sanguinamenti dal naso e forti dolori al collo e alla schiena.
Dopo la rivolta “Donna Vita Libertà”, le autorità iraniane hanno intensificato l’uso della pena di morte per incutere paura tra la popolazione e rafforzare la loro presa di potere. Questa escalation include l’uso della pena capitale contro le minoranze etniche, tra cui i baluci e i curdi. Il 29 gennaio 2024 le autorità iraniane hanno messo a morte arbitrariamente i dissidenti curdi Pejman Fatehi, Vafa Azarbar, Mohammad (Hazhir) Faramarzi e Mohsen Mazloum, condannati a morte dopo un processo gravemente iniquo alla fine del 2023.
Le autorità hanno, inoltre, intensificato l’uso della pena di morte contro le donne detenute con accuse di matrice politica. Nel luglio del 2024, l’operatrice umanitaria Pakhshan Azizi, anch’essa appartenente alla minoranza curda dell’Iran, è stata condannata a morte per “ribellione armata contro lo Stato” (baghi) in relazione alle sue pacifiche attività umanitarie e per i diritti umani, tra cui l’assistenza alle donne e ai bambini sfollati nel nord-est della Siria.
Nel 2024 le autorità iraniane hanno eseguito almeno 972 condanne a morte, quasi 100 in più rispetto all’anno precedente, con un impatto sproporzionato nei confronti delle minoranze etniche. Sono stati messi a morte anche attivisti che avevano preso parte alle manifestazioni del movimento “Donna Vita Libertà”.
Capo della magistratura, Gholamhossein Mohseni Ejei,
c/o Ambasciata dell’Iran presso l’Unione Europea
Avenue Franklin Roosevelt n. 15,
1050 Bruxelles
Belgio
Egregio signor Gholamhossein Mohseni Ejei,
Verisheh (Wrishe) Moradi, una donna di 39 anni, rischia l’esecuzione dopo che la Sezione n. 15 del Tribunale rivoluzionario di Teheran l’ha condannata a morte, all’inizio del novembre 2024, a seguito di un processo gravemente iniquo.
È stata condannata per “ribellione armata contro lo Stato” (baghi) in relazione alle accuse di affiliazione a gruppi di opposizione curdi. Il suo appello è in attesa di giudizio presso la Corte suprema.
Il 1° agosto 2023 agenti del ministero dell’Intelligence hanno arrestato con la violenza Verisheh Moradi a Sanandaj, nella provincia del Kurdistan, e l’hanno sottoposta a sparizione forzata per quasi quattro mesi rifiutandosi di rivelare alla famiglia il suo luogo di detenzione.
Il processo di Verisheh Moradi, svoltosi in due sessioni il 16 giugno e il 5 ottobre 2024, è stato gravemente ingiusto. Durante entrambe le sessioni del processo, la corte ha impedito sia a lei che al suo avvocato di presentare una difesa e al suo avvocato è stato permesso di esaminare il suo fascicolo solo dopo la conclusione della seconda sessione. Dopo il suo arresto, le autorità l’hanno indagata, processata e condannata in un caso separato e hanno eseguito ulteriori rappresaglie contro di lei per il suo pacifico attivismo in prigione, tra cui le proteste contro l’uso crescente della pena di morte in Iran.
Dopo uno sciopero della fame durato tre settimane nell’ottobre 2024, i suoi problemi intestinali preesistenti si sono aggravati, ma le autorità continuano a negarle l’accesso a un’adeguata assistenza sanitaria. Per la maggior parte della sua detenzione, le autorità hanno negato e/o limitato severamente i suoi contatti con la famiglia e dal maggio 2024 le hanno impedito di ricevere visite familiari.
La esorto a interrompere immediatamente qualsiasi programma di esecuzione di Verisheh Moradi, annullare il verdetto di colpevolezza e la condanna a morte e scarcerarla poiché la sua detenzione è arbitraria a causa della grave inosservanza dei suoi diritti a un giusto processo. In attesa della sua scarcerazione, le chiedo di garantirle un’adeguata assistenza sanitaria, anche al di fuori del carcere se necessario, e visite regolari da parte di familiari e avvocati, di proteggerla da ulteriori maltrattamenti e torture e di ordinare un’indagine indipendente, efficace e imparziale sulle sue denunce di tortura, assicurando alla giustizia chiunque sia sospettato di responsabilità penale in processi equi senza ricorso alla pena di morte. Inoltre, la invito a istituire immediatamente una moratoria ufficiale sulle esecuzioni, al fine di abolire completamente la pena di morte.
La ringrazio per l’attenzione.