Il 26 gennaio la Corte internazionale di giustizia ha constatato che i civili palestinesi nella Striscia di Gaza occupata sono a rischio reale e imminente di genocidio. In attesa della sua sentenza finale sulle accuse di genocidio presentate dal Sudafrica, la Corte ha ordinato sei misure cautelari che lo stato di Israele è tenuto ad adottare.
Le forze israeliane, al contrario, continuano ad intensificare la loro catastrofica aggressione sulla Striscia di Gaza occupata, minacciando operazioni terrestri a Rafah, mantenendo un quasi totale assedio illegale e disumano e ostacolando l’ingresso degli aiuti umanitari che sono disperatamente necessari.
Firma l’appello per chiedere allo stato di Israele di prendere misure urgenti ed efficaci per consentire l’arrivo degli aiuti umanitari e medici necessari in tutta la Striscia di Gaza.
Israele deve garantire che siano soddisfatte le necessità fondamentali della popolazione di Gaza, ad esempio aprendo ulteriori punti di accesso e revocando l’assedio. Israele deve assicurare che a Gaza arrivino cibo, forniture mediche e altri beni di base, inclusa acqua e carburante. Affamare i civili come metodo di guerra è proibito.
Il continuo bombardamento israeliano su tutta la Striscia di Gaza occupata, via aria, terra e mare, il trasferimento di massa della popolazione, il blocco degli aiuti ai civili unitamente alla vasta distruzione delle infrastrutture civili e l’inasprimento dell’assedio hanno prodotto una catastrofe umanitaria. Secondo la Classificazione integrata delle fasi di sicurezza alimentare, a Gaza 2,2 milioni di persone sono a rischio imminente di carestia.
Inoltre, le malattie infettive si stanno diffondendo in tutta la Striscia di Gaza a causa del grave sovraffollamento e della mancanza di accesso a servizi sanitari adeguati, acqua pulita e servizi igienico-sanitari. Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), la salute dei bambini a Gaza è gravemente a rischio perché malattie e denutrizione aumentano. L’UNICEF ha espresso preoccupazione anche per la situazione delle oltre 155.000 donne incinte e che allattano, così come degli oltre 135.000 bambini sotto i due anni, che sono più vulnerabili date le loro specifiche necessità nutrizionali.
A peggiorare ulteriormente la già catastrofica situazione umanitaria in tutta la Striscia di Gaza, il sistema sanitario è sull’orlo del collasso totale. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, solo 13 ospedali su 36 stanno funzionando, e solo parzialmente. Nel centro e nel sud di Gaza, dove attualmente si trovano rifugiate oltre due milioni di persone, gli ospedali stanno operando ben oltre la loro capacità, inclusi i tre ospedali più importanti in quelle aree: l’Ospedale europeo di Gaza e il Complesso medico Nasser a Khan Younis nel sud e l’ospedale Al-Aqsa a Deir al-Balah nell’area centrale. Gli ospedali parzialmente funzionanti stanno facendo fronte alla grave carenza di forniture mediche come anestesia, antibiotici, farmaci antidolorifici, e fissatori esterni, così come all’urgente bisogno di carburante, cibo e acqua potabile. La mancanza di personale medico, come chirurghi specializzati, neurochirurghi e personale di terapia intensiva, costituisce una grande sfida per quel che rimane del sistema sanitario.
Il limitato accesso all’elettricità, al carburante e ai servizi di telecomunicazione continua a peggiorare drasticamente la situazione umanitaria a Gaza. Secondo l’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, dall’11 ottobre 2023 l’intera Striscia di Gaza è priva di elettricità dopo il taglio operato dalle autorità israeliane. Le riserve di carburante per l’unica centrale elettrica di Gaza sono esaurite. La mancanza dei combustibili per le comunicazioni e per l’industria continua a ostacolare significativamente l’accesso ai servizi salvavita per la popolazione, così come gli sforzi per valutare e rispondere adeguatamente alla sempre più profonda crisi umanitaria.
Le gravi carenze di carburante impediscono il funzionamento delle stazioni di depurazione, causando problemi ambientali e alla salute pubblica, esacerbati dall’accesso limitato a forniture e servizi igienico-sanitari essenziali.
In mezzo a questa catastrofe umanitaria, le donne di Gaza stanno pagando un prezzo ancora più alto, a causa della grave mancanza di assorbenti, biancheria intima pulita, salviette umide e altro forniture igieniche. Alcune sono state costrette a usare i bordi delle tende o pezzi di stoffa come assorbenti. Ci sono decine di migliaia di donne incinte e almeno il 40 per cento di loro è stato classificato ad alto rischio; 180 donne partoriscono ogni giorno senza un medico, un’ostetrica o un’infermiera che le assista durante il travaglio, senza antidolorifici, anestesia o materiale igienico.
Primo Ministro
Benjamin Netanyahu
Prime Minister’s Office
3 Kaplan St. Hakirya
91950 Jerusalem, Israel
Email: mankals@pmo.gov.il
Egregio Primo ministro,
scrivo per esprimere grave preoccupazione per il mancato rispetto da parte di Israele delle misure cautelari ordinate dalla Corte internazionale di giustizia in risposta alla causa presentata dal Sudafrica, in cui quest’ultimo ha accusato Israele di violare i suoi obblighi riguardo la Convenzione sul genocidio in relazione ai civili palestinesi nella Striscia di Gaza occupata.
Alla luce del rischio reale e imminente di genocidio a cui sono esposti i palestinesi a Gaza, La esorto a garantire che Israele attui tutte e sei le misure cautelari ordinate dalla Corte, compreso l’obbligo per Israele di prevenire la commissione di atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, di prevenire e punire l’incitamento pubblico e diretto al genocidio e, cosa fondamentale, di adottare misure immediate ed efficaci per fornire servizi di base e assistenza umanitaria urgentemente necessari per gestire le difficili condizioni di vita dei civili nella Striscia di Gaza occupata.
Dopo quattro mesi di incessanti bombardamenti di Israele sulla Striscia di Gaza, accompagnati da un ulteriore inasprimento dell’assedio illegale che dura da oltre 16 anni, la popolazione civile sta affrontando una catastrofe umanitaria di dimensioni apocalittiche con trasferimenti di massa, carestia e privazione deliberata di servizi di base, incluso l’accesso ad acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari. I civili devono, inoltre, fare i conti con la mancanza di forniture di carburante adeguate, disperatamente necessarie per alimentare gli ospedali, purificare l’acqua e cucinare.
Il numero di morti continua a salire: al 19 febbraio erano oltre 28.000 le persone uccise, 10.000 quelle disperse sotto le macerie e quasi 68.000 i feriti, migliaia dei quali con disabilità permanenti. Oltre 1,7 milioni di palestinesi, più dell’85% della popolazione di Gaza, è stato sfollato internamente almeno una volta; 2,2 milioni di persone sono a rischio imminente di carestia; le malattie infettive si stanno diffondendo sempre di più. Le forniture di aiuti umanitari sono scarse e assolutamente insufficienti, in particolare per le molte persone ancora presenti nella parte settentrionale di Gaza.
Limitare la consegna di aiuti umanitari essenziali e attaccare continuamente gli ospedali sono una violazione delle misure cautelari che la Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele. Queste azioni costituiscono anche una violazione degli obblighi legali di Israele, come potenza occupante, secondo il diritto umanitario internazionale.
Alla luce del rischio reale e imminente di genocidio contro i palestinesi a Gaza e per prevenire il peggioramento ulteriore della catastrofe umanitaria, esorto lo Stato di Israele a conformarsi alla sentenza della Corte internazionale di giustizia e a prendere misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura di servizi di base e aiuti umanitari e medici urgentemente necessari in tutta la Striscia di Gaza, come richiesto dal diritto internazionale.
La ringrazio per l’attenzione.