Aggiornamento – Il 29 gennaio, con un atto di portata storica – che avviene per la prima volta nei 30 anni dall’entrata in vigore della Legge 185 del 1990 sull’export di armi – il governo Conte ha deciso di revocare, e dunque non solo sospendere, le autorizzazioni in corso per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Continua inoltre a rimanere in vigore anche la sospensione della concessione di nuove licenze per i medesimi materiali e Stati.
Secondo quanto appreso dalla Rete italiana pace e disarmo, il provvedimento riguarda almeno sei diverse autorizzazioni già sospese con decisione presa nel luglio 2019, tra le quali la licenza MAE 45560 decisa verso l’Arabia Saudita nel 2016 durante il governo Renzi (relativa a quasi 20.000 bombe aeree della serie Mk per un valore di oltre 411 milioni di euro).
Secondo le elaborazioni della Rete italiana pace e disarmo e dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere, la revoca decisa dal governo Conte per questa sola licenza andrà a cancellare la fornitura di oltre 12.700 ordigni.
Amnesty International Italia, Comitato Riconversione RWM per la pace e il lavoro sostenibile, Medici senza Frontiere, Oxfam Italia, Rete italiana pace e disarmo e Save the Children Italia, insieme ai partner internazionali European Center for Constitutional and Human Rights e Mwatana for Human Rights, hanno espresso grande soddisfazione per questo risultato, da loro fortemente richiesto da lungo tempo.
Dal 25 marzo 2015 una coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita e sostenuta da Stati Uniti e Regno Unito, ha lanciato attacchi aerei contro il gruppo armato huthi in Yemen.
I civili stanno sopportando il peso di questo sanguinoso conflitto. Intrappolati nei combattimenti a terra tra gli huthi e le forze filogovernative, e sotto il fuoco dei bombardamenti da parte delle forze della coalizione guidata dall’Arabia Saudita, uomini, donne e bambini sono stati sottoposti a orribili violazioni dei diritti umani, nonché a crimini di guerra, da tutte le parti coinvolte nel conflitto.
Dallo scoppio del conflitto si calcola che siano quasi 17.000 i civili morti e feriti, esacerbando una situazione umanitaria già disastrosa. Milioni di persone sono a rischio carestia.
Scuole, ospedali, moschee, funerali: sembra che nulla sia al sicuro dai raid aerei della coalizione guidata dall’Arabia Saudita.
Il nostro governo sta alimentando questo orrore.
Di fronte a molteplici rapporti che indicano la condotta spericolata della coalizione guidata dall’Arabia Saudita nello Yemen, il governo italiano continua a fornire armi all’Arabia Saudita e ad altri membri della sua coalizione.
Continuando a fornire armi all’Arabia Saudita per l’uso in Yemen, l’Italia sta violando la legge internazionale.
Dall’Italia continuano a partire carichi di bombe aeree per rifornire la Royal Saudi Air Force. L’ultimo carico, con migliaia di bombe, è partito in gran segreto da Cagliari.
Riteniamo si tratti anche questa volta di bombe aeree del tipo MK80 prodotte dalla RWM Italia, azienda del gruppo tedesco Rheinmetall, con sede legale a Ghedi (Brescia) e fabbrica a Domusnovas in Sardegna.
La conferma dell’utilizzo delle bombe italiane nel conflitto in Yemen arriva anche dal “Rapporto finale del gruppo di esperti sullo Yemen”, trasmesso il 27 gennaio 2017 al Presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Alcune organizzazioni specializzate, riportano la possibilità concreta di almeno sei invii di carichi di bombe dall’Italia verso l’Arabia Saudita.
Nell’ottobre 2016 l’allora Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni per la prima volta ammetteva, in risposta ad una interrogazione parlamentare, che alla RWM Italia sono state rilasciate licenze di esportazione per l’Arabia Saudita.
La responsabilità del rilascio delle licenze di esportazione ricade sull’Unità per le Autorizzazioni di Materiali d’Armamento (UAMA), incardinata presso il Ministero degli Esteri e della Cooperazione e che fa riferimento direttamente al Ministro. Ma nel percorso di valutazione per tale rilascio incidono con ruoli stabiliti dalla legge i pareri di vari Ministeri, tra cui soprattutto il Ministero della Difesa.
Va inoltre ricordata la presenza di un accordo di cooperazione militare sottoscritto dall’Italia con l’Arabia Saudita (firmato nel 2007 e ratificato con la Legge 97/09 del 10 luglio 2009) che prevede un rinnovo tacito ogni 5 anni, e grazie al quale si garantisce una via preferenziale di collaborazione tra i due Paesi in questo settore, comprese le forniture di armi.
La legge italiana 185 del 1990 che regolamenta questa materia afferma infatti che le esportazioni di armamenti sono vietate non solo come è già automatico verso le nazioni sotto embargo internazionale ma anche ai Paesi in stato di conflitto armato e la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione della Repubblica.
Il 22 giugno 2017, abbiamo presentato una proposta di Mozione parlamentare alla Camera insieme ad alcune organizzazioni e reti della società civile italiana. Il 19 settembre 2017, con 301 voti contrari e 120 a favore, la Camera dei deputati ha respinto la mozione che chiedeva al governo di bloccare la vendita di armi a paesi in guerra o responsabili di violazioni dei diritti umani come disposto dalla legge 185/1990, dalla Costituzione italiana e dal Trattato internazionale sul commercio delle armi.
Al governo chiediamo di intraprendere un percorso nuovo nella difesa dei diritti umani e del rispetto del diritto internazionale sospendendo l’invio di materiali militari all’Arabia Saudita, come fatto recentemente dalla Svezia.
Durante cinque missioni nel paese dall’inizio della guerra, i ricercatori di Amnesty hanno documentato almeno 36 attacchi aerei della coalizione in tutto lo Yemen che sembrano aver violato il diritto internazionale – le regole che si applicano durante un conflitto che sono talvolta note come “leggi di guerra”.
Questi attacchi hanno provocato 513 morti tra i civili (compresi almeno 157 bambini) e 379 feriti civili.
La coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha usato munizioni a grappolo, armi esplosive letali vietate dal diritto internazionale. Quando vengono sganciate, le bombe a grappolo rilasciano dozzine – a volte centinaia – di piccole “bombe”, che spesso giacciono inesplose e possono causare ferite terribili anche molto tempo dopo l’attacco iniziale.
Ad oggi, i nostri ricercatori hanno documentato l’uso di 6 tipi di munizioni a grappolo, tra cui varianti brasiliane, statunitensi e britanniche.
Un attacco aereo su un ospedale di Medici senza frontiere (MSF) il 15 agosto 2016 ha ucciso almeno 19 persone e ne ha ferite altre 24. L’autista di un’ambulanza di sedici anni, Ayman Issa Bakri, era tra quelli uccisi da una bomba prodotta dagli Stati Uniti. Quando il suo corpo è stato trovato, aveva in braccio ancora il corpo della donna che stava trasferendo dall’ambulanza.
Durante un precedente attacco, il 9 luglio 2015, sono stati uccisi 10 membri della famiglia Faraa, tra cui quattro bambini e cinque donne, e altri 10 feriti quando hanno bombardato una scuola dove una dozzina di famiglie sfollate dal conflitto si stavano riparando nel villaggio di Tahrur, a nord di Aden. Gli sfollati che si stavano riparando nella scuola sono membri della comunità “muhammashin” (emarginati) – cittadini yemeniti di origini africane, una delle comunità più povere e vulnerabili del paese nel paese.
Egregio Ministro Di Maio,
Le scriviamo in occasione del terzo anniversario del conflitto in Yemen, un conflitto che ha già provocato 15.000 morti, feriti tra i civili e ha esacerbato una già grave situazione umanitaria.
Siamo preoccupati che l’Italia continui a fornire all’Arabia Saudita e ai membri della sua coalizione armi che stanno alimentando il conflitto, nonostante le numerose relazioni che dimostrano il disprezzo sprezzante della coalizione per i diritti umani.
Amnesty International e altre organizzazioni hanno documentato decine di attacchi aerei devastanti che sembrano aver violato il diritto internazionale dei diritti umani e umanitario, provocando la morte e il ferimento di migliaia di civili, tra cui centinaia di bambini. Questi hanno incluso attacchi che sembrano aver deliberatamente preso di mira civili e costruzioni civili come ospedali, scuole, mercati e moschee, che equivarrebbero a crimini di guerra.
La coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha anche usato munizioni a grappolo, armi esplosive letali vietate dal diritto internazionale. Quando vengono lanciate bombe a grappolo rilasciano dozzine – a volte centinaia – di piccole “bombe”, che spesso giacciono inesplose e possono causare ferite terribili molto tempo dopo l’attacco iniziale.
Continuando a fornire armi alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita, nonostante il rischio sostanziale che saranno usati per commettere o facilitare le violazioni, l’Italia sta violando sia il diritto nazionale che quello internazionale. Il trattato sul commercio delle armi è una di queste leggi. Uno dei motivi principali per cui è stato messo in atto è stato quello di prevenire la sofferenza umana a causa di trasferimenti di armi imprudenti.
Pertanto la esortiamo a:
interrompere immediatamente i trasferimenti di armi alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita fino a quando non vi sarà più il rischio che saranno usati per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani nello Yemen;
condannare l’uso delle munizioni a grappolo nel conflitto dello Yemen ed ad esortare l’Arabia Saudita ad aderire alla Convenzione internazionale sulle bombe a grappolo e a distruggere le scorte rimanenti di munizioni a grappolo;
Il governo Conte ha deciso di revocare, e dunque non solo sospendere, le autorizzazioni in corso per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Votata la Risoluzione dalla Commissione Esteri della Camera dei deputati sulla situazione dello Yemen e del conflitto che lo sta devastando. I parlamentari chiedono la proroga della sospensione dell’export di alcuni tipi di armamenti verso la coalizione saudita.
Il tema dell’emancipazione femminile è in cima all’agenda del B20 di quest’oggi ospitato dall’Arabia Saudita e per questo motivo abbiamo ricordato agli imprenditori presenti che molte delle più coraggiose attiviste per i diritti delle donne […]
Il governo Conte ha deciso di revocare, e dunque non solo sospendere, le autorizzazioni in corso per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Votata la Risoluzione dalla Commissione Esteri della Camera dei deputati sulla situazione dello Yemen e del conflitto che lo sta devastando. I parlamentari chiedono la proroga della sospensione dell’export di alcuni tipi di armamenti verso la coalizione saudita.
Il tema dell’emancipazione femminile è in cima all’agenda del B20 di quest’oggi ospitato dall’Arabia Saudita e per questo motivo abbiamo ricordato agli imprenditori presenti che molte delle più coraggiose attiviste per i diritti delle donne […]