Aggiornato il 6 febbraio 2019 – Negli ultimi cinque anni, il blogger Mohamed Mkhaïtir è divenuto simbolo della repressione della libertà di espressione perpetrata dal governo mauritano.
Mkhaïtir è in carcere per aver difeso con determinazione le vittime di discriminazione e di schiavitù nel suo Paese.
Il suo arresto risale al 5 gennaio 2014, pochi giorni dopo la pubblicazione sul suo blog di post che criticava coloro che usano la religione per giustificare atti discriminatori nei confronti delle minoranze.
Accusato di apostasia e di insulti al profeta è stato condannato a morte nel gennaio 2015. Il 7 novembre 2017 la Corte di Appello ha respinto la sentenza capitale e lo ha condannato a due anni di prigione e a pagare una multa.
In prigione, ha vissuto in completo isolamento per più di due anni, fino al suo appello.
Avendo già passato più di cinque anni in carcere, il suo rilascio sarebbe dovuto già avvenire. Tuttavia, ad oggi, le autorità lo trattengono ancora in un luogo segreto.
Come affermato nel maggio del 2018 da Cheikh Tourad Ould Abdel Malic Commissario dei diritti umani e dell’azione umanitaria in Mauritania, Mkhaïtir è “sotto amministrazione detentiva per la sua sicurezza”.
Per quasi un anno, i suoi avvocati hanno chiesto più volte di vederlo, ma non hanno ancora ricevuto una risposta dal Ministro della giustizia. Al momento si pensa che Mkhaïtir non stia bene ed abbia bisogno di cure mediche urgenti.
Le autorità mauritane devono interrompere la detenzione arbitraria di Mohammed Mkhaïtir immediatamente.
President of the Islamic Republic of Mauritania
Mohamed Ould Abdel Aziz
Office of the president
BP 184
Nouakchott
Mauritania
Fax: +222 45 25 98 01
Eccellenza,
Sono un sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora indifesa dei diritti umani, ovunque siano violati.
Le chiedo di rilasciare Mohamed Mkhaïtir immediatamente e senza condizioni, oltre a garantire per la sua incolumità.
La invito a garantirgli pieno accesso ai suoi familiari, avvocati e a qualsiasi cura medica di cui possa aver bisogno.
La ringrazio per l’attenzione.
Nel dicembre del 2013, Mkhaïtir ha pubblicato sul suo blog un post dedicato ai temi della schiavitù e della discriminazione, tra cui quella nei confronti della casta blacksmith, alla quale appartiene.
In seguito a questa pubblicazione, in tutto il paese si sono svolte proteste di massa per chiedere di mettere a morte Mkhaïtir per blasfemia e, durante una di queste, il Presidente della Mauritania ha mostrato il suo sostegno alle proteste.
Il blogger è stato arrestato il 2 gennaio 2014 e, durante gli interrogatori, gli è stato negato il diritto ad avere un avvocato difensore.
Nel gennaio 2015, la Corte ha accusato Mkhaïtir di apostasia e lo ha condannato a morte. È stato tenuto in prigione in completo isolamento per più di due anni, fino al suo appello.
La Corte di Appello ha respinto la sentenza capitale il 7 novembre 2017 e lo ha condannato a due anni di prigione.
Nonostante le autorità avrebbero dovuto rilasciarlo a novembre 2017, Mohamed Mkhaïtir è ancora detenuto in un luogo segreto, con accesso limitato alla sua famiglia e nessun contatto con i suoi avvocati.
Le sue condizioni fisiche e mentali stanno peggiorando a causa della sua prolungata detenzione.
32 organizzazioni per i diritti umani stanno portando avanti campagne per il suo rilascio e la sua protezione.
“Continuare a tenere in prigione Mohamed Mkhaïtir dimostra un forte disprezzo per lo stato di diritto da parte delle autorità mauritane. È un prigioniero di coscienza e la sua vita è nelle mani delle autorità solamente perché ha esercitato in modo pacifico il diritto alla libertà di espressione” ha dichiarato Kine Fatim Diop, campaigner di Amnesty International in Africa occidentale.
Sfortunatamente, Mkhaïtir è solamente uno dei molti attivisti ad essere stato detenuto in Mauritania per essersi espresso contro la schiavitù e la discriminazione. Amnesty International ha documentato più di 168 casi di arresti arbitrari di difensori di diritti umani dal 2014.
L’Assemblea Nazionale della Mauritania ha approvato una legge, ad aprile 2018, che sostituisce l’articolo 306 del codice penale e rende la pena capitale obbligatoria per chiunque sia accusato di “discorsi blasfemi” e atti ritenuti sacrileghi.
La nuova legge elimina la possibilità, prevista dall’articolo 306, di sostituire la pena di morte con la pena detentiva per alcuni crimini legati all’apostasia se l’accusato si pente immediatamente.
Il fatto che la legge sia stata approvata qualche mese dopo che la Corte di Appello ha ordinato il rilascio di Mkhaïtir fa pensare a un collegamento con questo caso.
La Mauritania ha ratificato numerosi accordi internazionali per la difesa dei diritti umani, tra i quali il Patto internazionale sui diritti civili, la Convenzione contro la tortura e la Carta Africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, che protegge il diritto alla vita.
La pena di morte è una pena estrema, crudele, inumana e degradante. La Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite verificherà l’applicazione da parte della Mauritania del Patto internazionale sui diritti civili e politici nel 2019.