Rohima è una giovane donna rohingya, nata 20 anni fa nel campo profughi di Kutupalong a Cox’s Bazar, in Bangladesh.
Grazie alla sua determinazione e al suo coraggio si è diplomata e nel 2019 si è iscritta alla Cox’s Bazar International University per conseguire una laurea in giurisprudenza.
Dopo che un’agenzia di stampa internazionale l’ha inserita in un video come una delle pochissime giovani donne rohingya che sono state in grado di raggiungere l’eccellenza accademica, l’università ha deciso di sospendere Rohima perché “nessun rohingya può studiare in alcuna università pubblica o privata in base a quanto stabilito dal governo del Bangladesh“.
Secondo il governo, consentire l’accesso all’istruzione incoraggerebbe i rifugiati rohingya a rimanere in Bangladesh anziché rientrare in Myanmar.
Non poter frequentare più le lezioni è stato per Rohima uno shock. Vivere in casa è per lei come essere in prigione.
Non si rassegna all’idea che non potrà più farlo se resta in Bangladesh: il suo sogno è aiutare la sua comunità a uscire dalla miseria. “Quando avrò completato i miei studi, mi piacerebbe lavorare per i diritti umani e … [garantire] strutture educative per la comunità rohingya e anche per tutti coloro che non ottengono questo diritto“, ha raccontato ai nostri ricercatori.
Negare l’educazione sulla base della sua identità di rohingya è un violazione delle leggi internazionali sui diritti umani che il Bangladesh ha ratificato, incluso l’articolo 13 del Patto internazionale dei diritti economici, sociali e culturali che impone agli Stati parte di “riconoscere il diritto di tutti all’istruzione senza discriminazione. Concordano sul fatto che l’educazione deve essere diretta al pieno sviluppo della personalità umana e al senso della sua dignità, e devono rafforzare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali“.
Firma ora per aiutare Rohima a tornare all’università e terminare il suo percorso di studi.
Quasi un milione di rifugiati rohingya vive attualmente in Bangladesh.
Più di 700.000 persone sono riuscite a superare il confine del Myanmar, abbandonando le loro case e i loro affetti, quando, a partire dell’agosto 2017, le forze di sicurezza birmane hanno lanciato una brutale repressione contro l’intero gruppo etnico in risposta a un attacco di un gruppo armato ai posti di controllo di sicurezza.
Oltre 500.000 bambini rohingya di età inferiore ai 18 anni oggi vivono in Bangladesh in campi sovraffollati senza avere accesso a un livello di istruzione adeguato.
In Bangladesh oltre 500.000 rohingya di età inferiore ai 18 anni oggi vivono in campi sovraffollati senza avere accesso a un livello di istruzione adeguato.
Secondo il governo, consentire l’accesso all’istruzione incoraggerebbe i rifugiati rohingya a rimanere in Bangladesh anziché rientrare in Myanmar.
Bibi ha 15 anni ed è stata espulsa a gennaio a seguito della direttiva del governo del Bangladesh.
“Sono stata in grado di frequentare una scuola del Bangladesh per nove anni – ci ha raccontato Bibi, 15 anni –. Non c’è stata nessuna forma di discriminazione perché vengo dalla Birmania. Il 30 gennaio, [le autorità del Bangladesh] hanno emesso un avviso che [ha detto] che chiunque arrivi dal Myanmar dovrebbe smettere di frequentare questa scuola. Da allora noi [rohingya] non andiamo a scuola. Voglio diventare un medico perché voglio aiutare la mia società, il mio paese e la mia gente. Istruzione per tutti, perché non per i rifugiati?”.
Se si eccettuano gli “spazi amici dei bambini” e delle strutture che offrono opportunità di gioco e i primi rudimenti della scuola elementare, il diritto all’istruzione dei bambini rohingya nei campi e fuori è negato.
Si tratta di una grave violazione di uno dei più importanti diritti umani, che avrà conseguenze inimmaginabili nella vita dei giovani rohingya, molti dei quali già hanno vissuto i traumi della discriminazione e persecuzione in Myanmar.
“Il rischio che si perda una generazione di bambini rifugiati rohingya è assai concreto – ha dichiarato Biraj Patnaik, direttore di Amnesty International per l’Asia meridionale –. Il governo del Bangladesh rifiuta l’idea che i rifugiati non potranno rientrare in Myanmar per un periodo di tempo e pone restrizioni alla loro vita, impedendo loro di ricevere un’istruzione di qualità. Persino coloro che vivono in Bangladesh da decenni non possono mandare i loro figli a scuola o muoversi liberamente” .
Kazi Shahidullah
Chairman
University Grants Commission of Bangladesh
UGC Bhaban, Plot # E-18/A
Agargaon, Sher-e-Bangla Nagar
Dhaka-1207
Bangladesh
Email: chairman@ugc.gov.bd
Onorevole Presidente Shahidullah,
Siamo profondamente preoccupati per la decisione dell’università internazionale di Cox’s Bazar di impedire a Rohima Akter Khushi di proseguire i suoi studi solo perché è una rifugiata rohingya. Nata e istruita in Bangladesh, Rohima Akter Khushi era al secondo semestre di studi di legge.
È una delle pochissime donne della sua comunità che ha affrontato tutti gli ostacoli pur di proseguire gli studi. L’istruzione è un diritto universale indipendentemente dallo status. Negare la sua istruzione sulla base della sua identità è un affronto agli impegni assunti dal Bangladesh ai sensi del Patto internazionale dei diritti economici, sociali e culturali.
Esortiamo il governo del Bangladesh a:
- porre immediatamente fine alla sospensione e a consenti a Rohima Akter Khushi di completare la sua istruzione superiore;
- collaborare con la comunità internazionale per fornire a tutti i bambini, compresi i rifugiati rohingya, l’accesso all’istruzione primaria e secondaria accreditata nel Cox’s Bazar;
- rispettare e promuovere la libertà accademica e il diritto all’istruzione per tutti, come sancito dal Patto internazionale dei diritti economici, sociali e culturali.
Distinti saluti