Aggiornato il 24 settembre – Il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo, che introduce misure discriminanti e dannose nei confronti di cittadini, inclusi i rifugiati.
Inizialmente il bando includeva Siria, Yemen, Somalia, Iran, Sudan e Libia. A settembre, l’amministrazione ha aggiunto nella lista Ciad, Corea del Nord, e Venezuela.
La misura interrompe temporaneamente la possibilità di reinsediamento negli Stati Uniti per i rifugiati provenienti da qualsiasi paese.
Il tormentato percorso di entrata in vigore del “muslim ban” è iniziato a fine gennaio con il primo intervento in materia del presidente Trump. Dopo pochi giorni dalla sua entrata in vigore la corte d’appello federale del IX circuito che ha confermato la sospensione del divieto.
L’ostinazione dell’amministrazione Trump ha prodotto a marzo una versione rivista e corretta del decreto che la Corte degli appelli del IV Circuito ha nuovamente bloccato.
Questo ordine esecutivo potrebbe influenzare le famiglie che sono sfuggite dalle macerie di Aleppo o dalla guerra e la carestia in Yemen. Si tratta di persone in fuga da conflitti e altre minacce gravi che meritano protezione.
Aderisci ora al nostro appello, consegneremo la tua firma al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni con in copia il Ministro degli Esteri Alfano per chiedere che il governo degli Stati Uniti revochi questo ordine esecutivo discriminatorio.
No Ban, No Wall!
Egregio Ministro,
Le scrivo per esprimere la mia profonda preoccupazione per l’agenda discriminatoria e inumana che il presidente Trump sta tentando di perseguire.
La chiusura delle frontiere statunitensi a migliaia di persone, con la costruzione di un muro tra Stati Uniti e Messico, il divieto di entrata per i cittadini – inclusi i rifugiati – provenienti da paesi a maggioranza musulmana, e la sospensione del programma nazionale per i rifugiati, avrà un impatto drastico su alcune delle persone più vulnerabili al mondo.
Il tentativo di giustificare una discriminazione palese nell’interesse della sicurezza nazionale è in malafede. Giocare con le vite dei rifugiati, impedendo il reinsediamento, è inconcepibile. Le persone in fuga dal conflitto e l’insicurezza in paesi come Siria, Yemen, Somalia, Iran, Sudan e Libia non sono una minaccia per la sicurezza: sono individui che necessitano di protezione. Bloccare le persone provenienti da questi paesi non renderà l’America più sicura.
Storicamente, gli Stati Uniti sono stati un leader globale in materia di protezione dei rifugiati offrendo il reinsediamento per i più bisognosi. Ci appelliamo affinché questo impegno nei confronti della vita dei rifugiati venga mantenuto.
Questi ordini esecutivi firmati dal Presidente Trump ripristinano misure discriminatorie sulla base della nazionalità dannose per i rifugiati provenienti da sei Paesi a maggioranza musulmana e ledono sia il diritto di chiedere asilo sia il divieto di rimandare una persona in un Paese dove sarebbe a rischio di gravi violazioni dei diritti umani (principio di non-refoulement).
Centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo stanno protestando. Ora, anche i governi devono aderire per contrastare l’agenda discriminatoria di Trump.
Cordiali saluti
Una volta eletto Presidente, Trump oltre a costruire il muro al confine meridionale, sta spendendo miliardi di dollari per arrestare persone che hanno attraversato il confine, inclusi richiedenti asilo.
Il centro di detenzione di Berks County in Pennsylvania è un simbolo della crudeltà e della disumanità dell’agenda di Trump.
A Berks, bambini piccolissimi, a volte neonati di poche settimane, e le loro madri trascorrono mesi, a volte anni, bloccati. Persone che sono fuggite dalla violenza e dalla persecuzione in paesi come l’Honduras, sognando la sicurezza negli Stati Uniti.
Alcuni dei bambini hanno già trascorso in prigione metà della loro giovanissima vita, imparando a camminare dietro le sbarre.
Le condizioni sono crudeli: le madri e i bambini non possono dormire nello stesso letto e vengono svegliati ogni 15 minuti per “controlli del letto“. Arrestare famiglie che stanno solo cercando protezione e sicurezza, è una violazione dei diritti umani. Dobbiamo chiudere centri di detenzione familiari come Berks.
Centri di detenzione: maggiori informazioni
Nel 2016 oltre 350.000 persone sono state detenute nei centri di detenzione civili. Così i richiedenti asilo provenienti dall’America centrale, costretti a lasciare il loro paese in cerca di sicurezza, finiscono per essere bloccati per mesi in un incubo dove i traumi che si portano dietro sono solo aggravati. L’alternativa per loro è languire in detenzione o tornare in un paese dove molto probabilmente saranno uccisi.
Quello di Berks è un chiaro esempio di centro di detenzione familiare che viola una serie di diritti per i richiedenti asilo negli Stati Uniti. I bambini vengono alloggiati in dormitori con adulti che non sono loro parenti, le strutture sono inadeguate per la salute, l’educazione e il sostegno psicologico ai bambini. Le famiglie sono detenute per lunghi periodi senza sapere quando potranno andare via.
Il centro di Berks County detiene attualmente più di 30 famiglie, quindici sono nel centro da più di un anno. Molte provengono dal “triangolo settentrionale”, in particolare in Honduras e El Salvador; fuggono negli Stati Uniti in cerca di rifugio dopo aver subito tentativi di rapimento, minacce, gravi violenze fisiche e sessuali nei loro paesi d’origine, e invece molto probabilmente verranno rimpatriate.
Secondo il diritto internazionale, la detenzione dei richiedenti asilo e dei migranti dovrebbe essere utilizzata come ultima risorsa e in circostanze eccezionali. Per fermare le detenzioni arbitrarie, chiudiamo i centri di detenzione, cominciando con il centro di detenzione di Berks.