Cristina Palabay, difensora dei diritti umani nelle Filippine, ha subito minacce di morte e rischia ogni giorno la vita.
A conferma di questo rischio, Cristina ha ricevuto un messaggio anonimo in cui veniva informata di essere in una “lista nera” e che quest’anno sarà uccisa. Il messaggio è arrivato poche ore dopo l’uccisione a colpi di arma da fuoco di uno dei suoi colleghi.
Cristina è il Segretario generale di Karina Karapatan, l’Alleanza per l’avanzamento dei diritti delle persone nelle Filippine: si tratta di una rete di organizzazioni che lavora per la promozione dei diritti umani nel paese. L’organizzazione Karina Karapatan si occupa in particolare delle uccisioni extragiudiziali, delle sparizioni forzate, dei prigionieri politici e della militarizzazione delle Filippine.
Tutte le persone impegnate nella difesa dei diritti umani nelle Filippine rischiano ritorsioni, subiscono minacce e sono spesso uccise per questo loro impegno.
Secondo l’organizzazione Karina Karapatan, almeno 50 tra lavoratori agricoli e difensori dei diritti umani, nella sola regione del Negros, sono stati uccisi da quando il presidente Rodrigo Duterte è entrato in carica nel luglio 2016.
Tra questi c’è Bernardino Patigas. È stato ucciso a colpi d’arma da fuoco il 22 aprile 2019 dopo aver partecipato ad un evento nella città di Escalante, dove era in cerca di rielezione come membro del consiglio comunale. Patigas era il fondatore e segretario generale dell’Alleanza nera del Nord per i difensori dei diritti umani, una organizzazione che fa parte di Karina Karapatan.
48 difensori dei diritti umani appartenenti al gruppo sono stati uccisi dal 2016.
Patigas è il secondo difensore dei diritti umani ucciso che si trovava in una presunta “lista nera”. Il primo è stato l’avvocato per i diritti umani Benjamin Ramos, che è stato ucciso nel novembre 2018. La polizia nazionale filippina ha ordinato una indagine sull’uccisione di Ramos, ma deve ancora rilasciare le sue conclusioni.
Le organizzazioni per i diritti umani nelle Filippine, tra cui Karapatan, hanno subito campagne diffamatorie e sono state etichettate dal governo come fronte del Partito comunista nelle Filippine.
Molte di queste organizzazioni criticano apertamente la cosiddetta “guerra alla droga” dell’amministrazione Duterte, che ha portato all’esecuzione extragiudiziale di migliaia di persone sospettate di usare o vendere droga, soprattutto tra le comunità più povere.
Gli sfacciati tentativi di screditare e diffamare questi gruppi e i singoli individui che pretendono responsabilità da parte di chi è al potere sono una tendenza crescente a cui stiamo assistendo in tutto il mondo.
L’ondata di omicidi di polizia scatenati dall’assassina campagna contro la droga del presidente delle Filippine Rodrigo Duterte avviata tre anni fa non si arresta.
Il governo filippino ha riconosciuto almeno 6600 uccisioni da parte della polizia, numero che non tiene conto di molte migliaia di altri omicidi commessi da sconosciuti e che sarebbero probabilmente collegati alle forze di polizia.
Dopo il trasferimento di una serie di alti funzionari di polizia dalla regione metropolitana di Manila, l’epicentro della campagna di omicidi è ora la provincia di Bulacan, nella regione di Luzon centrale.
Il presidente Duterte ha più volte difeso la “guerra alla droga” parlando di “criminali” la cui uccisione è “giustificabile”.
Le forze di polizia operano nella totale impunità uccidendo persone delle zone più povere delle Filippine i cui nomi compaiono su “liste di sorvegliati” redatte al di fuori di qualsiasi procedura giudiziaria.
In base a un nostro recente rapporto, la polizia prende sistematicamente di mira le persone più povere e indifese del paese mettendo loro addosso le “prove”, assoldando sicari, rubando i beni personali delle persone uccise e falsificando rapporti ufficiali.
“Essere poveri nelle Filippine di Duterte è molto pericoloso: per finire assassinati basta un’accusa non provata di uso, acquisto o vendita di droga. Ovunque ci siamo recati per svolgere le nostre ricerche abbiamo incontrato gente terrorizzata. La paura è ora penetrata a fondo nel tessuto sociale del paese“, ha dichiarato in una nota ufficiale Nicholas Bequelin, direttore per l’Asia orientale e sudorientale di Amnesty International.
Police General Oscar Albayalde
Chief, Philippine National Police
National Headquarters Building
Camp Gen Rafael Crame, Quezon City
1111 Philippines
Fax: +632 724 8749
Email: srocpnp@yahoo.com, pnpdo.adm1n@gmail.com, ocpnp@pnp.gov.ph
Egregio Generale,
Cristina Palabay è la segretaria generale di Karapatan, una coalizione nazionale di diversi gruppi e individui per i diritti umani. Il 22 aprile ha ricevuto un messaggio di testo con una minaccia di morte da parte di una persona non identificata.
Le minacce sono state ancora più allarmanti perché arrivate poche ore dopo l’omicidio di un altro difensore dei diritti umani, Bernardino Patigas, ucciso a colpi di arma da fuoco nella città di Escalante, provincia di Negros Occidental.
Sono preoccupato perché Patigas è il secondo difensore dei diritti umani ucciso, iscritto su una presunta “lista nera” del 2018. Nella lista c’era anche l’avvocato per i diritti umani Benjamin Ramos, ucciso nel novembre 2018. Dozzine di altri attivisti per i diritti umani, compresi i difensori dell’ambiente, sono anche stati uccisi da giugno 2016.
La invito ad agire rapidamente per proteggere i difensori dei diritti umani nel paese. Nello specifico, la invito ad:
- avviare una inchiesta tempestiva, approfondita, indipendente e imparziale sulle minacce di morte a Cristina Palabay e agli altri difensori dei diritti umani nel paese e a consegnare i responsabili alla giustizia;
- mettere in atto meccanismi efficaci per proteggere i difensori dei diritti umani a rischio nel rispetto dei loro desideri e ad assicurare che siano in grado di svolgere il proprio lavoro senza timore di rappresaglie;
- avviare una indagine efficace sulle uccisioni dei difensori dei diritti umani e ad assicurare tutti i responsabili alla giustizia in processi equi.
La ringrazio per l’attenzione.