Arabia Saudita: Manahel al-Otaibi è vittima di sparizione forzata

14 Febbraio 2025

Archivio privato

Tempo di lettura stimato: 7'

Amnesty International ha esortato le autorità saudite a fare immediatamente chiarezza sulla situazione e sul luogo di detenzione di Manahel al-Otaibi, una donna di 30 anni che sta scontando una condanna a 11 anni di carcere per aver promosso i diritti delle donne e che è vittima di sparizione forzata da quasi due mesi.

L’ultima telefonata di Manahel al-Otaibi alla sua famiglia risale al 15 dicembre 2024. Da allora, i ripetuti tentativi dei suoi familiari di contattare le autorità carcerarie e la Commissione saudita per i diritti umani per ottenere informazioni non hanno ricevuto alcuna risposta. Il rifiuto delle autorità di rivelare il luogo in cui si trovi Manahel al-Otaibi equivale a sparizione forzata, considerato un crimine di diritto internazionale.

“Negli ultimi due mesi, le preoccupazioni per la sicurezza di Manahel sono cresciute in modo allarmante. Le autorità saudite devono rivelare immediatamente dove si trovi, garantirle libero accesso alla famiglia e annullare la sua ingiusta condanna”, ha dichiarato Bissan Fakih dell’ufficio Campagne di Amnesty International per il Medio Oriente.

“Le autorità saudite dichiarano di aver compiuto progressi sui diritti delle donne, ma continuano a imprigionare arbitrariamente persone come Manahel al-Otaibi solo per aver rivendicato tali diritti o scelto liberamente come vestirsi. Questa ipocrisia è sconcertante, non solo da parte del governo saudita, ma anche da parte di personalità pubbliche e della comunità internazionale nel suo complesso, che promuovono la narrativa delle riforme del regno mentre trascurano i casi delle donne imprigionate semplicemente per aver osato rivendicare i propri diritti”, ha aggiunto Fakih.

Il 9 gennaio 2024 Manahel al-Otaibi, istruttrice di ginnastica, è stata condannata a 11 anni di carcere durante un’udienza segreta dal Tribunale penale speciale dell’Arabia Saudita, un organismo giudiziario che dovrebbe occuparsi di casi di terrorismo. Le accuse nei suoi confronti riguardavano alcuni post sui social media contro il sistema del tutore maschile, la pubblicazione di alcuni video in cui indossava “abiti indecenti” e l’“essere andata nei negozi senza indossare l’abaya” (un abito tradizionale).

FIRMA L’APPELLO

In precedenza, Manahel al-Otaibi era già stata vittima di sparizione forzata per cinque mesi, dal 5 novembre 2023 al 14 aprile 2024. Inoltre, nell’agosto 2024, era stata tenuta in isolamento per un mese, durante il quale era stata sottoposta a torture e altri maltrattamenti. Quando era riuscita finalmente a contattare la sua famiglia aveva raccontato di essere stata picchiata da altre detenute e dalle guardie carcerarie e di essere stata tenuta in isolamento.

Considerati i precedenti episodi di maltrattamenti subiti ad opera delle autorità saudite, vi sono gravi preoccupazioni per il benessere e l’integrità fisica di Manahel al-Otaibi. Sua sorella, Fawzia al-Otaibi, ha dichiarato:

“La nostra famiglia sta vivendo un vero incubo, siamo terrorizzati da ciò che sta accadendo a Manahel. Ci ha raccontato delle torture, delle molestie sessuali, dei lunghi periodi di isolamento, dei maltrattamenti e della mancanza di cure mediche, tutto ciò accaduto per lo più nei periodi in cui è stata completamente isolata dal mondo esterno. Ogni volta che perdiamo i contatti con Manahel, tutta la famiglia entra in uno stato di panico, temendo per la sua sicurezza. Ci rivolgiamo disperatamente a chiunque possiamo, implorando un intervento e un aiuto, ma purtroppo nessun ente governativo all’interno del paese ci dà retta”.

Manahel al-Otaibi ha una diagnosi di sclerosi multipla, una malattia neurologica cronica che secondo la sua famiglia si sarebbe sviluppata dopo aver assistito all’arresto della sorella maggiore, Mariam al-Otaibi. Mariam, nota difensora dei diritti umani e attivista contro il sistema del tutore maschile, era stata arrestata nel 2017 e detenuta per 104 giorni per il suo attivismo per i diritti delle donne. Attualmente è sottoposta a un divieto di viaggio e a restrizioni sulla libertà di espressione.

“L’arresto di Mariam ha terrorizzato l’intera famiglia. Abbiamo vissuto nella paura costante, mentre account affiliati al governo lanciavano sui social media campagne diffamatorie contro di noi, etichettandoci come traditori. Manahel era costretta a letto, la sua salute peggiorava rapidamente. Dall’inizio della sua detenzione, la sua malattia è peggiorata a causa della continua mancanza di cure mediche e delle torture subite”, ha proseguito la sorella Fawzia.

Fawzia al-Otaibi è accusata di reati simili a quelli contestati a sua sorella ma ha lasciato l’Arabia Saudita temendo l’arresto dopo essere stata convocata per un interrogatorio nel 2022.

Amnesty International ha documentato come, negli ultimi anni, le autorità saudite abbiano intensificato la repressione della libertà di espressione. I tribunali hanno condannato a lunghe pene detentive decine di persone solo per aver espresso le proprie opinioni sui social media. Tra queste:

  • Abdulrahman al-Sadhan, condannato a 20 anni per aver pubblicato tweet satirici;
  • Mohammed al-Ghamdi, inizialmente condannato a morte e ora a 30 anni di carcere per tweet critici nei confronti delle autorità;
  • Nourah al-Qahtani, attivista per i diritti delle donne, condannata a 45 anni.

“Le autorità saudite devono liberare immediatamente e incondizionatamente Manahel al-Otaibi e tutte le persone detenute arbitrariamente o condannate ingiustamente solo per aver esercitato i loro diritti umani. In attesa della sua scarcerazione devono rivelare dove si trovi e garantirne la sicurezza, il benessere e l’accesso a cure mediche adeguate”, ha concluso Bissan Fakih.