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Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.
Carey Grayson, 50 anni, condannato per un omicidio avvenuto quando aveva 19 anni, verrà messo a morte il prossimo 21 novembre a meno che la governatrice dell’Alabama, Kay Ellen Ivey, non decida di concedergli la grazia. A questo fine, Amnesty International ha lanciato un’azione urgente che coinvolge attivisti e sostenitori di tutto il mondo e che il Coordinamento Pena di Morte raccoglie e rilancia attraverso la sua pagina Facebook. Grayson, una infanzia alle spalle segnata da abusi, era uno dei quattro adolescenti condannati per l’omicidio del 1994 di Vickie Deblieux, 37 anni, nella contea di Jefferson. Ma è l’unico che deve affrontare la condanna a morte: due degli altri condannati hanno avuto le loro condanne commutate dopo che la Corte Suprema americana ha vietato l’esecuzione di condannati minorenni all’epoca del reato. Se l’esecuzione non verrà fermata, Grayson verrà messo a morte tramite gas di azoto, metodo introdotto quest’anno in Alabama e già usato nelle esecuzioni di Kenneth Smith e Alan Eugene Miller.
Fermiamo l’esecuzione di Carey, vai sulla nostra pagina Facebook segui le indicazioni e firma l’appello anche tu!
L’azione urgente è pubblicata anche sul sito di Amnesty International Usa.
La pena di morte è stata abolita in più della metà degli stati del mondo: 112 stati sono totalmente abolizionisti, 23 stati sono considerati abolizionisti di fatto perché non eseguono condanne a morte da almeno 10 anni o hanno assunto l’impegno a livello internazionale a non ricorrere alla pena capitale; altri nove stati hanno cancellato la pena di morte per i reati ordinari. In totale, dunque, 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella prassi; 55 stati la mantengono in vigore, ma quelli che eseguono condanne a morte sono un terzo.
Condanne a morte eseguite al 10 novembre 2024*
* questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.
Iran – La Corte suprema della Repubblica islamica dell’Iran ha annullato il 12 ottobre la condanna a morte dell’attivista politica e sindacale Sharifeh Mohammadi disponendo il riesame del caso. Lo ha reso noto il suo avvocato Amir Raisian. La donna, arrestata a dicembre 2023 con l’accusa di propaganda contro il governo, partecipazione alle proteste del 2022 e “baghi” (ribellione armata), era stata condannata a morte lo scorso 5 luglio 2024 dalla Corte rivoluzionaria suscitando sconcerto e sgomento tali che un gruppo di 16 prigioniere politiche detenute nel carcere di Evin, a Teheran, tra cui la premio Nobel per la Pace Narges Mohammadi, aveva pubblicato una lettera aperta per protestare contro la sentenza. L’annullamento della condanna di Sharifeh Mohammadi è una notizia eccezionale. Un risultato reso possibile grazie alla forte pressione della comunità internazionale, delle organizzazioni sindacali, dei difensori dei diritti umani e degli avvocati in Iran, come ricordato da Mahmood Amiry-Moghaddam, presidente dell’ONG Iran Human Rights.
Iran – La Rete per i diritti umani del Kurdistan (KHRN) ha recentemente denunciato l’esecuzione di almeno 138 prigionieri curdi in varie carceri dell’Iran nell’ultimo anno. Queste esecuzioni, avvenute tra il 10 ottobre 2023 e il 9 ottobre 2024, evidenziano l’allarmante uso della pena di morte da parte dell’Iran come strumento di repressione e per diffondere la paura nella società. Secondo quanto documentato dal KHRN, 78 delle esecuzioni erano per reati legati alla droga, 39 per omicidio, cinque per “rapina a mano armata” e una per “stupro”. Inoltre, 15 prigionieri sono stati messi a morte con accuse politiche, sette per “diffusione della corruzione sulla terra” (efsad-e fel-arz), sette per “spionaggio a favore di Israele” e uno per omicidio di un funzionario dell’Organizzazione di intelligence del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC) a Sahneh. Molte delle condanne sono però arrivate al termine di processi che non hanno rispettato i principi di trasparenza ed equità con il ricorso, in alcuni casi, anche alla tortura per ottenere confessioni forzate.
Israele – Il Ministro della Cultura e dello Sport, Miki Zohar, ha chiesto lo scorso 21 ottobre che venga inflitta la pena di morte nei casi di tradimento in tempo di guerra. Una richiesta che arriva dopo l’arresto di sette israeliani sospettati di spionaggio a favore dell’Iran. Sono diversi gli episodi registrati recentemente di israeliani arrestati per aver svolto missioni per conto di agenti iraniani in cambio di denaro. E’ un fenomeno, sostiene Zohar, che “danneggia la sicurezza di Israele mentre stiamo combattendo per il nostro futuro in una guerra esistenziale” e che quindi “richiede le misure più dure, compresa una legge che preveda la pena di morte per chi aiuta il nemico in tempo di guerra. Questo è l’unico modo per creare un chiaro deterrente che impedisca altri casi simili”. La pena di morte era già tornata al centro del dibattito politico sul finire dello scorso anno per una bozza di legge che prevederebbe un percorso più agile nei casi di terrorismo: al momento, infatti, la pena capitale in tali casi può essere comminata da tre giudici di una corte militare, ma solo all’unanimità; la proposta stabilirebbe invece che la decisione non dovrebbe più passare per l’unanimità di tre giudici.
Malesia – Oltre 800 condannati a morte hanno visto le loro condanne commutate in carcere ai sensi del nuovo Death Penalty and Life Imprisonment Review Act 2023. Lo ha reso noto il Ministro del Dipartimento del Primo Ministro (Legge e Riforma Istituzionale) Datuk Seri Azalina Othman Said. Tra il 1° gennaio e il 14 ottobre 2024, 866 persone hanno ottenuto la commutazione della pena dalla Corte Federale: di questi, 52 erano prigionieri in fase di appello a cui è stata concessa una riduzione delle loro condanne a morte in carcere. Il ministro ha poi aggiunto che nello stesso periodo sono state 18 le persone condannate a morte .
Yemen – Taha Ahmed Rashid Al-Maamari, titolare della Yemen Digital Media e della Yemen Live for Media Production and Satellite Broadcasting, è stato condannato a morte il 24 settembre 2024 da un tribunale controllato dagli Houthi, nella capitale Sana’a. Il tribunale ha anche ordinato la confisca delle sue proprietà in Yemen e all’estero. Al-Maamari vive in Spagna dal 2015. Lo scorso 19 ottobre, l’Unione Nazionale dei Giornalisti e la Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) hanno sollecitato l’annullamento della sentenza e la fine delle intimidazioni a danno dei giornalisti attraverso la magistratura del Paese. “Condanniamo le tattiche messe in atto dalle autorità de facto di Sana’a che cercano solo di impedire ai giornalisti di fare il loro lavoro e di scoraggiare i proprietari dei media dall’investire nell’industria dei media in Yemen. Invitiamo la comunità internazionale e i gruppi di giornalisti in tutto il mondo a sostenere l’annullamento della sentenza ingiusta e a fare campagna per il rilascio di tutti i giornalisti imprigionati nel Paese”, ha dichiarato Anthony Bellanger, segretario generale dell’IFJ.
9 novembre – Il regime militare del Burkina Faso vuole reintrodurre la pena di morte, abolita nel 2018, nel suo codice penale. Lo ha dichiarato una fonte governativa all’AFP. “E’ una cosa che si sta valutando. Spetta al governo discuterne e poi presentare la proposta all’Assemblea legislativa di transizione (ALT) per l’adozione”, ha detto la fonte all’agenzia di stampa, aggiungendo che la data non è stata fissata. “La questione della pena di morte è in fase di discussione e sarà introdotta nella bozza del codice penale”, aveva detto il giorno prima il ministro della Giustizia.
10 ottobre – Sono 6.161 i detenuti nel braccio della morte in Pakistan al 30 settembre 2024 secondo un rapporto di Justice Project Pakistan (JPP), in aumento rispetto ai 6.039 segnalati nel 2023. Si tratta della terza edizione del rapporto pubblicato in occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte dall’organizzazione che rappresenta legalmente i prigionieri pakistani più vulnerabili e a rischio delle più severe, in patria e all’estero. Il Pakistan è “uno dei maggiori utilizzatori della pena di morte a livello mondiale, con oltre 31 crimini punibili con la morte”, sebbene non vi siano esecuzioni da dicembre 2019, sostiene JJP che sottolinea “l’urgente necessità di riforme”.
5 novembre – Le autorità nigeriane hanno rilasciato 29 minorenni detenuti da oltre due mesi che rischiavano la pena di morte per aver partecipato alle proteste dello scorso agosto contro la crisi economica e le politiche del governo. I ragazzi, di età compresa tra 14 e 17 anni, facevano parte delle oltre 70 persone che erano state arrestate e poi incriminate per tradimento, danneggiamento di proprietà pubblica e ribellione, reati che comportano la pena di morte. I genitori dei minorenni coinvolti avevano dichiarato che i figli non stavano nemmeno partecipando alle proteste e stando a quanto riferito da Amnesty International sono stati detenuti illegalmente per oltre due mesi in condizioni estremamente dure.
6 novembre – Zhang, ex funzionario statale, è stato condannato a morte con l’accusa di “fuga di notizie sui segreti di stato” per un’imprecisata “potenza estera”. Il Ministero di Sicurezza statale, in un post sul suo account ufficiale sul social mandarino WeChat, ha spiegato che l’uomo avrebbe collaborato con agenzie di spionaggio straniere a cui aveva venduto informazioni top secret. Il caso, rilanciato dai media statali, sottolinea oltremodo l’intensa repressione cinese nei confronti di attività di spionaggio mettendo ancora una volta in luce la crescente tensione tra Pechino e gli altri Paesi sulle vicende legate alla sicurezza nazionale. All’inizio dell’anno, un tribunale di Pechino ha condannato a morte per spionaggio, sospendendone però l’esecuzione, lo scrittore australiano Yang Hengjun, incassando la dura reazione del governo australiano. La sospensiva concede all’imputato due anni di pausa per verificarne la condotta, in vista della conversione della pena capitale in ergastolo o nel più raro carcere a tempo determinato. Nel caso di Zhang, tuttavia, il post non ha fatto riferimenti alla sospensiva.
Giappone – L’8 ottobre 2024 la pubblica accusa ha deciso di non ricorrere contro il verdetto d’innocenza del 26 settembre in favore di Hamakada Iwao, ingiustamente condannato all’impiccagione per un omicidio avvenuto nel 1968 e che aveva trascorso oltre 45 anni nel braccio della morte.
India – Il 2 ottobre 2024 la Corte suprema ha sospeso la condanna a morte emessa nel 2010 contro Sukhjinder SIngh, giudicato colpevole dell’omicidio di un bambino di sette anni, poiché la pubblica accusa all’epoca del processo di primo grado non aveva preso in considerazione una serie di circostanze attenuanti.
Iran – Il 27 ottobre 2024 la condanna a morte di Nayeb Askari, prigioniero di origine curda, è stata commutata in 15 anni di carcere. Askari, un ex militante del Partito Vita libera del Kurdistan, era stato condannato a morte nell’ottobre 2023 per “ribellione armata”.
Iran – L’8 ottobre 2024 la Corte suprema ha annullato la condanna a morte di Mahmoud Merhabi, rimandando il caso a una corte di grado inferiore per un nuovo processo. Merhabi era stato arrestato nel febbraio 2023 e accusato di 187 fattispecie di reato, compresa la “corruzione sulla Terra”.
Nigeria – Il 30 ottobre 2024 la corte d’appello di Lagos ha annullato la condanna a morte emessa nel 2015 nei confronti di John Asuquo, che era stato erroneamente giudicato colpevole di cospirazione per rapina a mano armata.
USA – Il 26 settembre 2024,otto anni dopo la pronuncia d’incostituzionalità da parte della Corte suprema statale, il governatore del Delaware ha firmato la legge 70 che ufficialmente abolisce la pena di morte.
USA – L’11 ottobre 2024 una corte d’appello dello stato della California ha commutato in ergastolo la condanna a morte di Susan Eubanks, che nel 1997 era stata giudicata colpevole dell’omicidio dei suoi quattro figli.
USA – Il 18 ottobre 2024 la Corte suprema federale ha sospeso l’esecuzione di Robert Robertson, condannato a morte nello stato del Texas per l’omicidio della figlia di due anni sulla base della teoria (ritenuta “scienza spazzatura”) della “sindrome da scuotimento”. Robertson ha sempre sostenuto la sua innocenza, avvalorata da esami secondo i quali la bambina, già malata, era morta di polmonite.
USA – Il 24 ottobre 2024 la Corte suprema dello stato del Kentucky ha respinto all’unanimità un ricorso del dipartimento delle carceri contro la sentenza emessa dalla stessa corte nel 2010 con cui erano state sospese tutte le esecuzioni, a causa di preoccupazioni sulle condizioni di salute mentale dei condannati a morte e del protocollo usato per somministrare l’iniezione letale.
USA – Il 7 novembre 2024 la Corte d’appello dello stato del Texas ha annullato la condanna a morte e ordinato un nuovo processo nei confronti di Randy Halprin, di religione ebraica, che nel 2003 era stato giudicato colpevole dell’omicidio di un poliziotto dopo essere evaso dal carcere. Durante il primo processo il giudice manifestò con una serie di offese il suo pregiudizio antisemita verso l’imputato.
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