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Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.
Joseph Corcoran, 49 anni, condannato a morte nel 1999 per l’omicidio di quattro uomini, tra cui suo fratello e il futuro cognato, sarà messo a morte mercoledì 18 dicembre nello stato dell’Indiana. Da tempo gli è stata diagnosticata una schizofrenia paranoide, con sintomi che includono allucinazioni e deliri. Amnesty International ha lanciato un’azione urgente per chiedere al governatore Eric J. Holcomb di fermare la sua esecuzione e di commutare la condanna a morte. L’Indiana conta 20 delle 1.605 esecuzioni avvenute negli USA dal 1976, ma quella di Joseph Corcoran sarebbe la prima esecuzione in Indiana dall’11 dicembre 2009.
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Altre info sul caso di Joseph Corcoran.
La pena di morte è stata abolita in più della metà degli stati del mondo: 112 stati sono totalmente abolizionisti, 23 stati sono considerati abolizionisti di fatto perché non eseguono condanne a morte da almeno 10 anni o hanno assunto l’impegno a livello internazionale a non ricorrere alla pena capitale; altri nove stati hanno cancellato la pena di morte per i reati ordinari. In totale, dunque, 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella prassi; 55 stati la mantengono in vigore, ma quelli che eseguono condanne a morte sono un terzo.
Condanne a morte eseguite al 16 dicembre 2024*
* questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.
Arabia Saudita – Oltre 100 (101 alla metà di novembre per la precisione) degli almeno 274 prigionieri messi a morte dall’inizio del 2024, sono cittadini di altri stati. Lo ha denunciato l’Organizzazione europea saudita per i diritti umani, un’associazione della diaspora che ha sede a Berlino. Sia nel 2022 che nel 2023 i cittadini stranieri impiccati erano stati 34. Tra i paesi di provenienza dei cittadini stranieri messi a morte, spiccano Pakistan (21) e Yemen (20). A seguire, Siria (14), Nigeria (10), Egitto (9), Giordania (8), Etiopia (7). Chiudono la macabra classifica con tre esecuzioni Sudan, India e Afghanistan e, con una esecuzione, Sri Lanka, Eritrea e Filippine. Secondo l’associazione, i processi nei confronti degli imputati stranieri sono ancora più iniqui di quelli celebrati contro gli imputati sauditi: atti giudiziari non messi a disposizione o scritti in lingua incomprensibile, servizi di interpretariato assenti e minima o inesistente assistenza consolare.
Iran – L’attivista iraniana e Nobel per la Pace Narges Mohammadi, detenuta a Teheran dal novembre 2021, è stata temporaneamente rilasciata il 4 dicembre dal carcere di Evin per “motivi di salute”. La sospensione della detenzione, ha fatto sapere il suo avvocato, sarà di tre settimane. L’attivista 52enne ha lasciato la famigerata prigione di Teheran gridando dal lettino dell’ambulanza “Donna, Vita, Libertà, il motto del vasto movimento sorto dopo la morte in custodia della polizia morale della giovane curda Mahsa Amini. Mohammadi è stata condannata e incarcerata più volte negli ultimi 25 anni per la sua lotta contro il velo obbligatorio per le donne e contro la pena di morte. Appena due giorni prima, il 2 dicembre, era stato invece scarcerato il rapper iraniano Toomaj Salehi, arrestato nell’ottobre 2022 dopo aver pubblicamente sostenuto, con le sue canzoni e sui social media, le manifestazioni scoppiate un mese prima dopo la morte di Mahsa Amini. Salehi era stato prima condannato a morte da una corte rivoluzionaria, ma successivamente la Corte suprema iraniana ha annullato la sentenza comminandogli un anno di prigionia che ha terminato di scontare il 2 dicembre. Nel frattempo, la macchina della morte non si ferma e altre esecuzioni sono state eseguite in questo periodo. Il 13 novembre si sono registrate quattro esecuzioni avvenute nel carcere Ghezel Hesar di Karaj, a ovest di Teheran. Tra loro anche Ahmad Alizadeh, 26 anni, condannato per l’omicidio di uno studente universitario confessato, riporta Iran Human Rights, sotto tortura. Il giovane già lo scorso 27 aprile era salito al patibolo e il boia aveva aperto la botola sotto i suoi piedi quando – 28 secondi dopo – la famiglia della vittima aveva gridato “perdono” tra il pubblico. In quell’occasione, il giovane – apparentemente senza vita – era stato rianimato d’urgenza. Come prevede la legge islamica, la famiglia di una vittima può risparmiare la vita del colpevole e chiedere del denaro ma non sempre la famiglia del condannato può permettersi la somma stabilita. Ed è quanto accaduto ad Alizadeh che è stato impiccato una seconda volta il 13 novembre.
Usa – Carey Grayson è stato messo a morte il 22 novembre nel penitenziario di Holman, in Alabama con inalazione di azoto, procedimento impiegato per la terza volta nello stato americano dopo le due precedenti esecuzioni a febbraio e a settembre di quest’anno. “L’Alabama ha utilizzato con successo l’ipossia (per inalazione) d’azoto per l’esecuzione di Carey Grayson”, ha dichiarato, in un comunicato, il procuratore generale dello Stato, Steve Marshall. Secondo i giornalisti presenti all’esecuzione, Grayson ha insultato il direttore del carcere quando questi gli ha chiesto se voleva dire qualcosa per l’ultima volta. Poi, quando il gas ha cominciato a diffondersi nella maschera che gli copriva il viso, il detenuto ha mosso la testa da una parte all’altra e ha ansimato per qualche minuto prima di smettere di muoversi. Grayson era stato condannato nel 1996 per l’omicidio di Vickie Deblieux, commesso due anni prima, assieme a tre complici, minorenni all’epoca dei fatti.
Vietnam – E’ stata confermata il 3 dicembre la condanna a morte di Truong My Lan, l’ex top manager di un gigante immobiliare, condannata a morte per il suo coinvolgimento nel più grande scandalo finanziario del Vietnam. Dopo aver perso l’appello davanti al tribunale di Ho Chi Minh City, Lan ora può evitare l’esecuzione restituendo il 75% di quanto avrebbe sottratto. Truong My Lan è stata condannata per aver sottratto 12,3 miliardi di dollari nel corso di un decennio attraverso un accordo obbligazionario con la Saigon Commercial Bank (SCB), che è per oltre il 90% di proprietà del suo gruppo, Van Thinh Phat. Lo scandalo, di proporzioni storiche, ha sconvolto l’opinione pubblica vietnamita, provocando manifestazioni eccezionalmente tollerate dalle autorità con decine di migliaia di persone che avevano investito i loro risparmi presso la SCB e che hanno perso il loro denaro.
14 novembre – Il Burkina Faso sta pensando di reintrodurre la pena di morte. E’ quanto denuncia Human Rights Watch che rivela come il governo stia per presentare una proposta di legge all’Assemblea legislativa che ripristina la pena capitale per reati di terrorismo. Abolita nel 2018, l’ultima esecuzione in Burkina Faso è avvenuta nel 1988.
20 novembre – Sararat Rangsiwuthaporn, 37 anni, è stata condannata a morte da un tribunale thailandese per l’omicidio di una donna, Siriporn Khanwong di 32 anni, per avvelenamento con cianuro avvenuto nell’aprile 2023 durante un viaggio nella provincia occidentale di Ratchaburi organizzato per partecipare a una cerimonia religiosa. Siriporn, in realtà, sarebbe solo una delle 15 vittime avvelenate da Sararat, descritta dai media locali come la prima serial killer donna della Thailandia. Il caso di Siriporn ha dato il via alle indagini della polizia sui presunti crimini di Sararat, che deve ora affrontare altre 13 accuse di omicidio e una di tentato omicidio. Secondo le autorità, la donna avrebbe ucciso le sue vittime per poterle derubare. Tra le possibili vittime ci sarebbe anche il suo fidanzato, Sutthisak Phoonkhwan, morto nel marzo 2023.
26 novembre – Un tribunale della provincia cinese di Shandong ha condannato a morte, con pena sospesa per due anni, l’ex presidente della Bank of China, Liu Liange, per corruzione ed emissione illegale di prestiti. La sospensione della pena è stata accordata perché Liu ha “confessato sinceramente” il crimine e la maggior parte del denaro e dei beni rubati è stata recuperata: pertanto, la sentenza sarà eseguita solo se Liu commetterà altri crimini nel corso dei prossimi due anni. Il Tribunale lo ha condannato perché ha approfittato della sua posizione per cercare promozioni per molte persone e per aver accettato tangenti per un importo “particolarmente elevato”, oltre 121 milioni di yuan (17 milioni di dollari).
3 dicembre – Christopher Leroy Collings, 49 anni, è stato messo a morte nella prigione statale di Bonne Terre, in Missouri. Era stato condannato alla pena capitale nel 2012 per lo stupro e l’omicidio di una bambina, Rowan Ford, 9 anni, avvenuto nel 2007. Per l’esecuzione è stata usata una singola dose di pentobarbital. Durante la procedura, Collings ha parlato con un consigliere spirituale che era al suo fianco. Poi, ha cominciato a respirare pesantemente e deglutire con forza. Dopo pochi secondi, tutti i movimenti si sono fermati. È stato dichiarato ufficialmente morto nove minuti dopo l’iniezione. E’ la quarta esecuzione quest’anno in Missouri, la 101esima da quando lo Stato ha ripreso le esecuzioni nel 1989.
5 dicembre – Un uomo, identificato come Awot Negasi, è stato condannato a morte nella regione del Tigré, in Etiopia, per il rapimento e l’omicidio di Mahlet Teklay, una ragazza di 16 anni rapita lo scorso marzo mentre si recava a un corso di lingua ad Adua. Lo riferisce il Borkena News. Nello stesso caso, la Corte centrale di Macallé ha condannato un altro imputato, Nahom Fitsum, all’ergastolo. I due avrebbero confessato il delitto e i resti del corpo della vittima sono stati recuperati proprio grazie alle indicazioni dei due sospettati. Il crimine ha suscitato una ondata di indignazione pubblica nella regione del Tigré.
7 dicembre – Il Tribunale di Jhelum, nella provincia del Punjab, in Pakistan, ha condannato a morte Muhammad Ali, un cittadino britannico ritenuto colpevole dell’omicidio dello zio Arfan Adam, avvenuto lo scorso mese di giugno nel corso di una disputa domestica durante una cerimonia commemorativa nell’anniversario della morte della madre di Adam. L’uomo era stato subito arrestato e portato in tribunale in virtù di prove convincenti, come ha sottolineato il funzionario di polizia distrettuale (DPO) di Jhelum.
7 dicembre – Ameneh Alipour, una donna turca di 37 anni, è stata messa a morte nella prigione centrale di Zanjan, secondo quanto rivela un rapporto ottenuto da Hengaw, l’organizzazione indipendente per i diritti umani in Kurdistan, con sede in Norvegia. Secondo i dati registrati dal Comitato delle donne dell’NCRI (Consiglio nazionale della resistenza iraniana), Alipour è la 32esima donna messa a morte in Iran nel 2024 e la 261esima dal 2007.
12 dicembre – “Vorrei ancora una volta invitare a un gesto concreto che possa favorire la cultura della vita”, soprattutto nell’Anno Santo che si sta per aprire. “Mi riferisco all’eliminazione della pena di morte in tutte le Nazioni. Questo provvedimento, infatti, oltre a compromettere l’inviolabilità della vita, annienta ogni speranza umana di perdono e di rinnovamento”. Lo ha chiesto Papa Francesco nel suo messaggio per la 58ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2025.
10 dicembre – Le autorità russe non pensano di introdurre la pena di morte nemmeno in tempo di “operazione militare speciale”, come i russi chiamano l’invasione dell’Ucraina. Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin citato dalla Tass. “C’è un’operazione militare speciale in corso. E detto questo, non stiamo introducendo alcuna condanna a morte. Anche se, vi assicuro e voi probabilmente ne siete a conoscenza, un numero significativo di nostri cittadini e attivisti politici solleva costantemente questa questione”, ha osservato il leader russo.
Arabia Saudita – Il 2 dicembre 2024 una migrante dell’Indonesia nota con le iniziali HMM, condannata a morte nel 2009 per l’omicidio del marito saudita, è stata rimpatriata dopo che un filantropo locale, su appello del governo indonesiano, ha versato la somma di 400.000 rial come “prezzo del sangue”, a mo’ di risarcimento nei confronti dei familiari dell’assassinato.
India – Il 13 novembre 2024 l’Alta corte di Bombay ha commutato in ergastolo e in pena detentiva due condanne a morte emesse nel 2015 per un quadruplice omicidio commesso nell’ambito di una disputa su dei terreni.
Iran – Il 4 dicembre 2024 la Corte suprema ha annullato la condanna a morte di Shahab Nadali Jouzani, che nel mese di febbraio era stato giudicato colpevole di “baghi” (ribellione armata).
Malesia – Il 6 novembre 2024 l’ufficio del primo ministro ha comunicato che, sulla base della nuova Legge sulla revisione delle condanne alla pena di morte e all’ergastolo, dal 1° gennaio al 14 ottobre 2024 sono state commutate 866 condanne alla pena capitale.
Usa – Il 7 novembre 2024 la Corte d’appello dello stato del Texas ha annullato la condanna a morte e ordinato un nuovo processo nei confronti di Randy Halprin, di religione ebraica, che nel 2003 era stato giudicato colpevole dell’omicidio di un poliziotto dopo essere evaso dal carcere. Durante il primo processo il giudice manifestò con una serie di offese il suo pregiudizio antisemita verso l’imputato.
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