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Nelle prime ore del 14 luglio le forze di sicurezza bielorusse hanno fatto irruzione negli uffici di oltre una decina di organizzazioni per i diritti umani, associazioni e gruppi di opposizione, nonché nelle abitazioni di esponenti di primo piano della società civile.
Tra i bersagli di questa ennesima azione repressiva vi sono i gruppi per i diritti umani Vyasna, Human Constanta e Prospettive di genere; l’Associazione dei giornalisti della Bielorussia; il Comitato Helsinki della Bielorussia; il centro indipendente di ricerche accademiche Beroc; l’Unione mondiale dei bielorussi Batskaushchyna; il movimento democratico Per la libertà; il partito di opposizione Fronte popolare bielorusso e la casa editrice Imena.
Agli arresti sono finite almeno 12 persone, tra cui molti esponenti di Vyasna: Valyantsyn Stefanovich, Uladzimir Labkovich, Alena Liptsyonak, Andrey Palyuda, Aleg Matskevich, Igar Kazmerchak, Viktar Sazonau e Maryna Statkevich. Non è noto dove si trovi il fondatore di Vyasna e già prigioniero di coscienza Ales Byalyatski.
Vyasna è sotto inchiesta dal marzo 2021 per “organizzazione e partecipazione attiva ad azioni di gruppi che violano gravemente l’ordine pubblico”.
La settimana precedente il Kgb, i servizi di sicurezza bielorussi, avevano annunciato un’operazione su scala nazionale “per ripulire il paese da elementi radicali”.
Amnesty International ha chiesto alla comunità internazionale di agire: nel cuore dell’Europa una società civile viene letteralmente ridotta al silenzio.