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“L’amministrazione Bolsonaro ha adottato provvedimenti che minacciano i diritti alla vita, alla salute, alla libertà, alla terra di tutte le persone che, nelle città o nelle zone rurali del Brasile, vogliono semplicemente vivere in dignità e senza avere paura. Queste misure potrebbero colpire milioni di persone. Un paese equo è quello che non esclude i suoi cittadini. Un Brasile equo è un Brasile per tutte e tutti“
Lo ha dichiarato Jurema Werneck, direttrice generale di Amnesty International Brasile, commentando i cinque mesi dall’entrata in carica del nuovo governo.
Abbiamo perciò deciso di avviare la campagna “Brasile per tutte/i” per segnalare le principali preoccupazioni per il futuro del paese e denunciare come la retorica anti-diritti umani che ha contraddistinto l’intera carriera politica e la campagna elettorale del 2018 di Jair Bolsonaro stia iniziando a tradursi in fatti concreti e in azioni che minacciano e violano i diritti umani.
Una delegazione composta da Erika Guevara-Rosas (direttrice per le Americhe di Amnesty International) e da Jurema Werneck si è recata a Brasilia per consegnare al presidente Bolsonaro e ad altri membri del governo una lettera contenente le nostre preoccupazioni e una serie di raccomandazioni per garantire, proteggere e promuovere i diritti umani nel paese.
Sono molti i temi che preoccupano:
“Nelle Americhe è un momento estremamente delicato, in cui i governi invece di proteggere i diritti umani dei loro cittadini stanno promuovendo misure e politiche che hanno effetti devastanti, come nel caso dei centroamericani che cercano protezione negli Usa, o promuovono la violenza e perseguitano gli oppositori, come in Nicaragua e Venezuela. In questi pochi mesi abbiamo visto come questa tendenza regressiva si stia affermando in Brasile, dove il governo del presidente Bolsonaro ha assunto posizioni assai preoccupanti“, ha dichiarato Guevara-Rosas.
Con l’elezione di Jair Bolsonaro in Brasile permane un clima di paura.
“Nel 2017 abbiamo detto che il Brasile era uno degli stati più pericolosi delle Americhe per i difensori dei diritti umani, addirittura il più pericolo al mondo secondo Global Witness per quanto riguarda coloro che difendono i diritti alla terra e all’ambiente – ha aggiunto Guevara-Rosas –. Il presidente Bolsonaro deve prendere provvedimenti immediati per capovolgere la situazione, rispettare i trattati internazionali ratificati dal Brasile, garantire libertà d’azione alle persone e alle organizzazioni che si battono per una società migliore e abbandonare la sua retorica anti-diritti umani che finisce per legittimare le violazioni dei diritti umani ai danni di determinate categorie di persone“.
Sono proprio le Organizzazioni non governative ad essere finite nel mirino dell’azione del governo guidato da Bolsonaro.
“Purtroppo, un numero sempre maggiore di paesi sta cercando di porre sotto controllo le Ong e di ostacolare l’azione di organizzazioni che hanno un ruolo cruciale nel porre attenzione sugli errori, i crimini e le violazioni dei diritti umani commessi dallo stato. Temiamo che le misure adottate dal governo brasiliano per controllare le Ong vadano nella stessa direzione. La comunità internazionale deve continuare a tenere gli occhi aperti sul rispetto, da parte di Bolsonaro e del suo governo, degli obblighi di proteggere e garantire i diritti umani“, ha sottolineato Guevara-Rosas.
Queste misure, come molte altre, si inseriscono in un contesto di aperta retorica anti-diritti umani.
“Di recente, leader politici di molti paesi hanno promosso un’agenda e una retorica contrari ai diritti umani. In Brasile, dalle parole si sta passando ai fatti. Sollecitiamo pertanto il presidente Bolsonaro ad assumere misure rigorose per proteggere e garantire i diritti umani in tutto il paese e ad assicurare che le persone che difendono e promuovono quei diritti possano farlo senza timore di ripercussioni”, ha concluso Guevara-Rosas.
Vivere nel Brasile guidato da Bolsonaro significa affrontare un costante clima di paura. Nonostante questo, i giovani brasiliani non intendono farsi scoraggiare e si sono attivati per far sentire la loro voce. Abbiamo incontrato cinque attivisti per i diritti umani che rivelano com’è la vita a Salvador, e come stanno affrontando la violenza contro le donne, il razzismo e l’omofobia.
In questi mesi la nostra attività è concentrata anche affinché sia fatta giustizia per la morte di Marielle Franco, attivista e difensora dei diritti umani.
Marielle Franco è stata uccisa nel quartiere Estacio di Rio de Janeiro la notte tra il 14 e il 15 marzo. Nell’agguato ha perso la vita anche il suo autista mentre un addetto stampa è rimasto ferito.
Marielle aveva 38 anni ed era un’attivista per i diritti umani. In prima linea nel denunciare gli abusi della polizia e le esecuzioni extragiudiziali, nel 2016 era stata eletta nel consiglio comunale di Rio de Janeiro.