Canada: visti temporanei e violazioni dei diritti delle persone migranti

30 Gennaio 2025

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Secondo un nuovo rapporto intitolato “Il Canada mi ha distrutto: sfruttamento dei lavoratori migranti”, il Programma per i lavoratori stranieri temporanei (Temporary Foreign Worker Programme, Tfwp) è strutturato in modo da facilitare violazioni e discriminazioni scioccanti nei confronti dei lavoratori migranti.

Il rapporto denuncia l’impatto del Tfwp, che consente ai datori di lavoro di assumere lavoratori migranti in vari settori – agricoltura, trasformazione dei prodotti alimentari, assistenza e cura dei servizi alle famiglie, edilizia e settore alberghiero -, principalmente per impieghi scarsamente retribuiti.

I visti del Tfwp legano i lavoratori a un unico datore, che ne controlla sia lo status di rifugiato sia le condizioni di lavoro. Le persone attualmente impiegate nell’ambito del programma, o che lo sono state, hanno raccontato ad Amnesty International che, dopo l’arrivo in Canada, sono state costrette a lavorare per molte ore senza pause né riposo, ricevendo una retribuzione inferiore a quella pattuita.

Molte hanno lavorato in condizioni non sicure, non hanno avuto accesso a un alloggio e a un’assistenza sanitaria adeguati e hanno subito discriminazioni sul posto di lavoro. La maggior parte di loro non ha potuto accedere a strumenti di tutela efficaci contro le violazioni subite.

“Le violazioni dei diritti umani subite dai lavoratori migranti in Canada sono estremamente preoccupanti, ancor più per un paese che si dichiara leader nella tutela dei diritti umani”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, alta direttrice per le ricerche e le campagne di Amnesty International.

 “Molti lavoratori migranti ci hanno raccontato di essere venuti in Canada nella speranza di assicurarsi un futuro migliore, ma di essersi sentiti trattati come schiavi. Queste persone che lavorano sono fondamentali per mettere il cibo in tavola in tutto lo stato e per prendersi cura delle persone anziane. Meritano molto di più”, ha aggiunto Guevara-Rosas.

Molti dei lavoratori migranti che rientrano nel Tfwp lavorano e vivono nelle periferie e dipendono interamente dal datore di lavoro per l’alloggio, l’accesso all’assicurazione sanitaria e i mezzi di trasporto necessari per ricevere cure mediche. Di conseguenza, rischiano la revoca del contratto e un rimpatrio immediato in caso di malattia, infortunio o se non sono più ritenuti idonei al lavoro.

Sfruttati e violati

Benedicte

Benedicte, una donna originaria del Camerun, non appena arrivata in Canada nel 2016 con un visto di due anni per lavorare in un’azienda agricola, ha subito violenze sessuali e psicologiche di stampo razzista da parte del suo datore di lavoro. La donna è stata costretta a lavorare per 70-80 ore a settimana svolgendo mansioni agricole e di altro tipo, compreso quelle domestiche; è stata sottopagata e costantemente controllata.

Il datore di lavoro l’ha ingannata, promettendole di occuparsi del ricongiungimento con i suoi figli e del loro arrivo in Canada, solo per continuare a sfruttarla. Alla fine, Benedicte si è ammalata e le è stata diagnosticata una grave anemia. Quando finalmente ha lasciato la fattoria, nel luglio 2018, il datore di lavoro le ha annullato il visto, lasciandola nell’irregolarità. “Non mi aspettavo di essere una schiava qui”, ha raccontato ad Amnesty International.

La maggior parte dei 44 lavoratori intervistati da Amnesty International ha riferito di stipendi non pagati e orari di lavoro eccessivi. Alcuni contratti visionati da Amnesty International non prevedevano giorni di riposo.

Alcuni lavoratori hanno raccontato di essere stati vittime di insulti razzisti da parte di datori di lavoro e supervisori, come “asino”, “indiano” o “messicano di merda”. Una donna giamaicana ha riferito che il suo supervisore le ha detto di “tornare all’albero da cui sei venuta”, mentre altri hanno denunciato aggressioni fisiche da parte dei datori di lavoro.

Molti lavoratori hanno vissuto in alloggi inadeguati, alcuni privi di acqua potabile. Diverse persone hanno subito gravi lesioni o sviluppato problemi di salute a causa delle condizioni di lavoro non sicure. I lavoratori hanno anche riferito di essere stati minacciati di espulsione dai datori di lavoro e, in alcuni casi, di essere stati portati all’aeroporto contro la propria volontà.

Molti di loro hanno raccontato di aver subito discriminazioni sul posto di lavoro, tra cui l’assegnazione dei compiti più faticosi, che non potevano rifiutare. Le donne hanno denunciato violenze e discriminazioni di genere.

Hélène e Sylvie* (nomi di fantasia), due cittadine ivoriane impiegate in una casa di riposo, hanno raccontato ad Amnesty International di essere state costrette a impegnarsi a pagare le spese di assunzione sostenute dalla loro agenzia in Costa d’Avorio e dal datore di lavoro in Canada, qualora non avessero rispettato i loro “impegni”: tra questi, figuravano l’obbligo di non essere incinte al momento della partenza, di non rimanere incinte per tutta la durata del contratto e di non abbandonare il lavoro prima della scadenza del contratto biennale.

Quali provvedimenti in caso di violazioni?

Molti lavoratori non denunciano le violazioni subite per paura di ritorsioni, tra cui il licenziamento, il mancato rinnovo del contratto e l’espulsione.

Chi denuncia si trova a dover affrontare il complesso sistema legale canadese, che non è stato pensato per proteggere coloro che sono in condizioni di precarietà, spesso senza il tempo per intraprendere un processo legale o senza le competenze necessarie per orientarsi nella burocrazia, soprattutto in una delle lingue ufficiali del Canada.

Gustavo è arrivato in Canada per lavorare nel settore agricolo con un visto vincolato di due anni, ma è stato costretto a lavorare per lunghe ore senza ricevere i dispositivi di protezione adeguati. Gli è stato anche vietato di mangiare, bere o fare una pausa, eccetto durante il trasporto.

Alla fine, il proprietario di un’agenzia di collocamento non autorizzata ha ingannato Gustavo e diversi suoi colleghi facendo credere loro di poterli aiutare a cambiare lavoro legalmente. Per un anno ha vissuto nel seminterrato del proprietario dell’agenzia di collocamento, con la possibilità di uscire solo per recarsi presso i posti di lavoro assegnati dall’agente.

“Il mio permesso di lavoro e il mio lavoro mi hanno quasi ucciso… Se non avessimo obbedito, saremmo stati espulsi”, ha raccontato Gustavo ad Amnesty International.

Gustavo non ha ancora ricevuto un risarcimento adeguato alle gravi violazioni subite.

Discriminazione sistemica

A differenza di altri programmi di lavoro temporaneo in Canada, i visti Tfwp non consentono ai migranti di cambiare datore di lavoro. I visti Tfwp vengono concessi soprattutto a lavoratori “poco qualificati” provenienti da paesi a basso e medio reddito del sud del mondo, con una maggioranza di persone nere, latinoamericane e altre categorie razzializzate.

Nel 2023, i principali paesi di provenienza dei lavoratori del Tfwp sono stati Messico, India, Filippine, Guatemala e Giamaica, che insieme rappresentano quasi il 70 per cento dei permessi di lavoro concessi.

“Lo sfruttamento dei lavoratori migranti nell’ambito del programma canadese di visti temporanei non è il risultato di pochi senza scrupoli. Al contrario, il programma è stato proprio concepito in modo tale da consentire violazioni contro i lavoratori migranti”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas.

“Inoltre, i lavoratori “poco qualificati” e razzializzati sono esposti a un elevato rischio di sfruttamento lavorativo prolungato, poiché molti di loro tornano in Canada anno dopo anno, con scarse possibilità di ottenere uno status più sicuro. Questo accade perché il sistema di immigrazione canadese favorisce per la residenza permanente i lavoratori “altamente qualificati”, ha proseguito Guevara-Rosas.

“Le autorità canadesi sono ben consapevoli delle violazioni che si verificano nell’ambito del Tfwp, ma hanno attuato misure decisamente limitate per combatterle, come l’aumento delle ispezioni”, ha aggiunto Guevara-Rosas.

“La realtà è che lo sfruttamento del lavoro è una conseguenza prevedibile e sistemica dei visti vincolati. Qualsiasi riforma che non elimini i visti vincolati e li sostituisca con permessi di lavoro aperti non affronta le cause profonde delle violazioni e non rispetta gli obblighi internazionali del Canada in materia di diritti umani. I lavoratori migranti dovrebbero avere la libertà di cambiare lavoro e datore di lavoro, come avviene per i cittadini canadesi”, ha concluso Erika Guevara-Rosas.

Ulteriori informazioni

Il Programma canadese per i lavoratori stranieri temporanei (Tfwp) è stato istituito nel 1973 per consentire ai datori di lavoro di far venire in Canada lavoratori stranieri su base temporanea, sebbene i primi lavoratori migranti abbiano iniziato ad arrivare dai Caraibi già negli anni Sessanta.