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Zhang Zhan, la giornalista-attivista cinese che aveva raccontato i primi casi di Covid-19 a Wuhan, è stata nuovamente arrestata a causa del suo impegno in favore dei diritti umani. È detenuta in una prigione di Shanghai. Era stata scarcerata neanche quattro mesi fa, il 13 maggio, al termine della condanna a quattro anni di carcere inflittale per “aver causato liti e provocato problemi”.
Nel febbraio 2020 Zhang Zhan si era recata a Wuhan per ottenere informazioni di prima mano su cosa stava accadendo nella città. Aveva denunciato, attraverso i social media, che le autorità cinesi avevano arrestato giornalisti indipendenti e minacciato i parenti delle persone ricoverate con i sintomi della pandemia. Per tre mesi si erano perse le sue tracce fino a quando, a maggio, era ricomparsa in una prigione di Shanghai.
Anche dopo la scarcerazione e prima del nuovo arresto era stata sottoposta a minacce e strette misure di sorveglianza, oltre che a interrogatori durati a volte anche dieci ore.
Nel mese di agosto Zhang Zhan si era recata nella provincia nordorientale del Gansu per esprimere solidarietà ad altri difensori dei diritti umani. Poi era tornata nella sua città natale, nello Shaanxi, e immediatamente dopo era diventata irrintracciabile, salvo ricomparire successivamente nelle mani della polizia di Shanghai, a oltre 1000 chilometri di distanza.
“Questa brutta notizia era prevedibile, dato che nell’ultimo mese la sorveglianza nei suoi confronti era aumentata. Il nuovo arresto di Zhang Zhan dimostra l’assoluta intolleranza delle autorità cinesi verso il dissenso, oltre che nei suoi stessi confronti”, ha dichiarato Sarah Brooks direttrice delle ricerche di Amnesty International sulla Cina.
“Sollecitiamo le autorità cinesi a scarcerare immediatamente e senza condizioni Zhang Zhan e a garantire che, una volta libera, sia protetta da ogni forma di sorveglianza e di intimidazione”, ha concluso Brooks.