Illustrazione di Gianluca Costantini
È passato da poco il secondo anniversario della morte di Mahsa Jina Amini e della nascita del movimento “Donna Vita Libertà” e due donne iraniane scappate dalla brutale repressione delle autorità non sono ancora uscite dall’incubo di una nuova persecuzione in Italia.
Le chiamano “scafiste”, ma la loro è una storia esemplare di quanto possa essere sommaria l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare.
Maysoon Majidi è una regista e attrice curda-iraniana di 28 anni. Dopo aver perso il lavoro a causa del suo impegno sociale, politico e culturale, nel 2023 ha lasciato l’Iran per sfuggire alla soffocante repressione portata avanti dalle autorità. L’ultimo giorno dell’anno Maysoon è approdata sulle coste calabresi lasciandosi alle spalle arresti e detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, torture, violenze, assassinii. Non avrebbe potuto immaginare di piombare subito in un altro incubo: l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare ai sensi dell’art. 12 del Testo Unico sull’immigrazione.
Maysoon è rimasta nel carcere di Reggio Calabria per 302 giorni. Si è sempre dichiarata innocente e a maggio scorso ha intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro le accuse. La ventisettenne si è rivolta anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In quella lettera Maysoon racconta le sue speranze infrante, ma anche la speranza di ritornare libera:
“Sono venuta in Europa con la speranza di trovare una nuova casa e una nuova vita in una Nazione in cui diritti umani, libertà e dignità dell’individuo hanno valore. Vi prego di non lasciarmi sola. La vostra azione può fare la differenza tra la speranza e la disperazione, tra la libertà e la prigionia.”
Dopo la scarcerazione disposta il 22 ottobre 2024, una nostra delegazione è andata in Calabria assieme all’attrice Valeria Solarino per recapitare a lei e Marjan i messaggi di solidarietà raccolti tramite questa pagina.
In una situazione molto simile si trova Marjan Jamali, 29 anni, soccorsa insieme a un altro centinaio di persone dalle autorità italiane a fine ottobre al largo delle coste calabresi.
Era fuggita con il figlio di otto anni dalla violenza del compagno e dall’oppressione delle autorità iraniane, ma dopo soli due giorni dall’arrivo a Roccella Jonica, il 26 ottobre 2023, Marjan è stata arrestata con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, a seguito delle dubbie dichiarazioni rese da tre uomini iracheni – poi spariti – che si trovavano con lei sulla barca. Questi ultimi sarebbero stati responsabili di un tentativo di stupro nei suoi confronti, per fortuna sventato grazie a un connazionale.
Dopo mesi di carcere e di disperazione, lo scorso maggio a Marjan sono stati concessi gli arresti domiciliari e ha così potuto riabbracciare il figlio. Ora si trova a Camini ospite della cooperativa “Jungi Mundu” in attesa del processo.
Il 13 settembre 2024 Amnesty International Italia ha lanciato una lettera appello per fare pressione affinché la normativa italiana in tema di immigrazione venga urgentemente riformata.