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Domande e risposte – Il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza

Il rapporto “Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza” mostra che Israele ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza. Di seguito alcune risposte alle domande più frequenti sul rapporto.

 

Qual è la definizione di genocidio?

La Convenzione sul genocidio stabilisce che il genocidio è “uno qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale”:

  • uccidere i membri del gruppo,
  • provocare gravi danni fisici o mentali a membri del gruppo,
  • infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita tali da provocarne la distruzione fisica totale o parziale,
  • imporre misure volte a impedire le nascite all’interno del gruppo e
  • trasferire con la forza bambini del gruppo a un altro gruppo.

Per determinare che una determinata condotta sia un genocidio, uno o più di questi cinque atti devono essere commessi “con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale”.

L’intento di genocidio può essere valutato sulla base di prove dirette o, in assenza di queste, dedotto da prove indirette o circostanziali, tra cui: il contesto generale in cui sono stati commessi gli atti proibiti; l’esistenza di schemi di condotta; la portata e la presunta natura sistematica degli atti proibiti; la portata, la natura, l’estensione e il grado delle vittime e dei danni contro il gruppo protetto.

Quali sono le conclusioni di Amnesty e quali sono gli argomenti principali a sostegno?

Amnesty International conclude, sulla base delle prove raccolte, che Israele ha commesso e sta commettendo un genocidio contro la popolazione palestinese di Gaza dopo il 7 ottobre 2023, attraverso le sue politiche, azioni e omissioni. La documentazione dell’organizzazione prova che Israele ha commesso atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese a Gaza, che forma una parte sostanziale della popolazione palestinese, che costituisce un gruppo protetto secondo la Convenzione sul genocidio.

Il rapporto di Amnesty International si concentra su tre dei cinque atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, ossia:

  • uccisione di membri del gruppo,
  • provocare loro seri danni fisici e mentali,
  • infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per provocare la sua distruzione fisica, in tutto o in parte.

Il rapporto evidenzia come Israele abbia imposto condizioni di vita calcolate per distruggere la popolazione palestinese di Gaza attraverso tre modelli di eventi: il danneggiamento e la distruzione su larga scala di infrastrutture critiche e di altri oggetti indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile, ripetute ondate di sfollamenti forzati di massa in condizioni insicure e disumane e l’ostruzione o le restrizioni all’ingresso e alla consegna di forniture salvavita, compresi gli aiuti umanitari, e di servizi essenziali a Gaza – tutti eventi che si sono verificati simultaneamente, per mesi senza tregua, aggravando gli effetti dannosi di ciascuno. Attraverso l’analisi di 15 attacchi aerei e una revisione delle analisi di altre organizzazioni che si sono concentrate, tra l’altro, sull’uso di armi pesanti da parte di Israele in aree urbane densamente popolate, il documento evidenzia anche come il bombardamento di Gaza da parte di Israele abbia intenzionalmente causato un numero molto elevato di morti e feriti tra la popolazione civile.

Come fa Amnesty a dimostrare che c’è un “intento” di distruggere il gruppo?

Il rapporto guarda alla totalità delle prove disponibili in maniera olistica per valutare se Israele ha commesso atti proibiti con l’intento di distruggere la popolazione palestinese a Gaza in quanto tali. L’analisi del rapporto segue la giurisprudenza della Corte internazionale di giustizia sul genocidio, che a sua volta si basa sulla giurisprudenza dei tribunali penali internazionali. Secondo la giurisprudenza, l’intento genocida può essere valutato su prove dirette o, in loro assenza, dedotto da prove indirette o circostanziali. Per stabilire l’intento specifico di Israele di distruggere fisicamente i palestinesi a Gaza, Amnesty International ha considerato:

  • lo schema generale della condotta di Israele a Gaza;
  • le dichiarazioni disumanizzanti e genocide dei funzionari governativi e militari israeliani;
  • il contesto del sistema di apartheid di Israele, il blocco disumano di Gaza e l’occupazione militare illegale di 57 anni del Territorio palestinese (che comprende la Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, e Gaza).

Amnesty International ha analizzato il modello generale della condotta dello Stato di Israele a Gaza, in particolare i ripetuti attacchi diretti contro civili e oggetti civili e gli attacchi deliberatamente indiscriminati, l’entità e la velocità dei danni e delle distruzioni alle case palestinesi, ai rifugi, alle strutture sanitarie, alle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie, ai terreni agricoli e ai beni culturali, il numero di vittime civili, l’uso ripetuto di armi esplosive con effetto ad ampio raggio in aree residenziali densamente popolate, l’uso ripetuto di ordini di “evacuazione” generalizzati e spesso fuorvianti; la tortura e la detenzione in isolamento dei palestinesi di Gaza e il continuo rifiuto di far entrare a Gaza aiuti umanitari adeguati. Ha considerato tutti questi fattori nel più ampio contesto del sistema di apartheid di Israele, dell’occupazione illegale del territorio palestinese e del blocco illegale imposto a Gaza, che ha oppresso la popolazione palestinese e causato immense sofferenze umane.

Amnesty International ha esaminato 102 dichiarazioni rilasciate da funzionari governativi e militari israeliani tra il 7 ottobre 2023 e il 30 giugno 2024 che disumanizzavano la popolazione palestinese, invocavano o giustificavano atti di genocidio o altri crimini contro di loro. Tra queste, abbiamo identificato 22 dichiarazioni rilasciate da alti funzionari incaricati di gestire l’offensiva che sembravano invocare o giustificare atti genocidi, fornendo prove dirette dell’intento genocida.

Il rapporto applica lo standard della “sola inferenza ragionevole” utilizzato dalla Corte internazionale di giustizia per dedurre l’intento da un modello di condotta. Nonostante l’obiettivo militare dichiarato da Israele di sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi, il diritto internazionale indica che uno Stato può agire con intento genocida perseguendo allo stesso tempo altri obiettivi. Anche se Israele perseguiva obiettivi militari, la totalità delle prove indica che l’unica deduzione ragionevole che si può trarre dal modello di condotta di Israele a Gaza è che stava anche cercando di distruggere la popolazione palestinese a Gaza in quanto tale, il che significa che la sua offensiva militare e le relative azioni e omissioni a Gaza sono state condotte con intento genocida.

Come ha condotto Amnesty questa ricerca?

Il rapporto si basa sulla documentazione di Amnesty International sulla condotta di Israele a Gaza, attraverso la ricerca sia sul campo che a distanza. L’organizzazione ha intervistato 212 persone, incluse vittime palestinesi e testimoni degli attacchi aerei, sfollamenti, detenzione, distruzione di fattorie, case e terreni agricoli e infrastrutture civili, e persone che hanno affrontato l’impatto delle restrizioni israeliane sugli aiuti umanitari. Per comprendere le preoccupazioni relative all’accesso umanitario e alle condizioni di vita a Gaza, Amnesty International ha anche parlato con i membri delle autorità locali di Gaza, operatori sanitari palestinesi che operano in strutture mediche a Gaza e persone coinvolte nella risposta umanitaria.

Amnesty International ha inoltre analizzato un range estensivo di prove visive e digitali, incluse immagini satellitari, video report e foto, ha esaminato un’ampia gamma di dichiarazioni, serie di dati e rapporti di gruppi israeliani e palestinesi per i diritti umani, agenzie delle Nazioni unite e organizzazioni umanitarie che operano a Gaza. L’organizzazione ha anche esaminato e analizzato le dichiarazioni di alti funzionari del governo israeliano e militari e degli organismi ufficiali israeliani.

Nonostante i ripetuti sforzi per contattare i ministeri e i rami del governo israeliano nel corso di diversi mesi durante lo svolgimento della ricerca, al momento della pubblicazione Amnesty International non aveva ricevuto alcuna risposta dalle autorità israeliane.

Perché lo state diffondendo ora e che cosa state cercando di ottenere con esso?

Da più di un anno va avanti l’assalto brutale e implacabile di Israele a Gaza. In termini di vittime e distruzione, è stato senza precedenti per scala, velocità e gravità. Eppure, non c’è ancora un cessate il fuoco all’orizzonte e non si vede la fine delle terribili sofferenze che si stanno svolgendo davanti ai nostri occhi.

I nostri risultati devono servire da campanello d’allarme per la comunità internazionale: questo è un genocidio e deve cessare ora. Pubblicando ora questo rapporto, Amnesty International intende contribuire a fermare il genocidio in corso a Gaza e a prevenire ulteriori atti di genocidio contro la popolazione palestinese, ribadendo l’urgenza della necessità di un cessate il fuoco. A lungo termine, l’obiettivo è quello di sostenere le misure volte a rendere conto dei crimini di diritto internazionale, tra cui il genocidio e altre gravi violazioni dei diritti umani, e a garantire giustizia e riparazione alle vittime e ai sopravvissuti.

Gli stati che continuano a trasferire armi a Israele, in particolare gli Stati uniti, devono sapere che stanno violando il loro obbligo di prevenire il genocidio e rischiano di diventare complici del genocidio. Amnesty International ha documentato l’uso da parte di Israele di armi di fabbricazione statunitense negli attacchi a Gaza durante questo conflitto, che hanno illegalmente ucciso e ferito civili.

Israele non ha il diritto di difendersi? La condotta di Israele a Gaza non può essere spiegata come volta a distruggere la minaccia rappresentata da Hamas, piuttosto che a distruggere la popolazione palestinese a Gaza?

Secondo il diritto internazionale, non ci può essere giustificazione per i crimini internazionali, compreso il genocidio. Israele ha l’obbligo secondo il diritto internazionale di proteggere tutte le persone soggette alla sua giurisdizione o al di sotto del suo effettivo controllo, compresi i territori occupati – che siano palestinesi o israeliani. Tuttavia, gli atti compiuti in nome della sicurezza devono rispettare il diritto internazionale, e devono essere proporzionati alla minaccia posta.

Nel corso degli anni, Israele ha ripetutamente usato la sicurezza per giustificare le sue serie violazioni dei diritti umani e crimini di guerra nei confronti della popolazione palestinese. Ha imposto un blocco illegale su Gaza, punendo collettivamente la sua popolazione civile, e imposto restrizioni severe e di lungo termine alla libertà di movimento delle persone palestinesi in Cisgiordania. Minacce alla sua sicurezza non possono in alcun modo giustificare il genocidio a Gaza e l’imposizione di un sistema di apartheid nei confronti della popolazione palestinese.

Israele sostiene che le sue azioni a Gaza sono legittime e possono essere giustificate dall’obiettivo militare di sradicare Hamas. Ma a prescindere dal fatto che Israele consideri la distruzione dei palestinesi come strumentale alla distruzione di Hamas o come un sottoprodotto accettabile di questo obiettivo, questa visione dei palestinesi come usa e getta e non degni di considerazione è di per sé prova di un intento genocida. In effetti, considerare le persone prese di mira come subumane, come non meritevoli di protezione, è una caratteristica costante del genocidio.

I crimini di guerra commessi da Hamas e da altri gruppi armati nel sud di Israele il 7 ottobre, comprese le uccisioni di massa deliberate e la presa di ostaggi, non potranno mai giustificare il genocidio di Israele contro i palestinesi di Gaza.

Cosa ha detto Amnesty sui crimini di guerra commessi da Hamas e da altri gruppi palestinesi il 7 ottobre 2023?

Amnesty international non è rimasta in silenzio su questi terribili attacchi. L’organizzazione ha inequivocabilmente condannato le violazioni e i crimini atroci perpetrati da Hamas e da altri gruppi armati in Israele il 7-8 ottobre 2023. In un comunicato stampa pubblicato pochi giorni dopo gli attacchi l’organizzazione ha sottolineato come Hamas e altri gruppi armati palestinesi abbiano ostentatamente violato il diritto internazionale e hanno mostrato un’agghiacciante noncuranza della vita umana attuando crimini brutali e crudeli, compresi omicidi volontari, presa di ostaggi, e lancio indiscriminato di attacchi missilistici verso Israele. Ha chiesto che Hamas e altri gruppi armati palestinesi fossero ritenuti responsabili per questi crimini secondo il diritto internazionale. L’organizzazione ha verificato filmati agghiaccianti in cui uomini armati sparavano ai civili e trascinavano via le persone come ostaggi. Amnesty International ha sempre chiesto che tutti i civili tenuti in ostaggio siano rilasciati immediatamente, senza condizioni e senza ferite.

L’indagine più vasta dell’organizzazione sugli attacchi del 7 ottobre 2023 e sul dopo è in corso e tramite questa ricerca esamineremo l’intera scala e gamma di crimini compiuti da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi nel sud di Israele.

Cosa dovrebbe fare ora la comunità internazionale?

I nostri risultati devono servire da campanello d’allarme per la comunità internazionale: questo è un genocidio e deve cessare ora. Stiamo diffondendo questo rapporto ora per contribuire a fermare il genocidio in corso a Gaza e a prevenire ulteriori atti di genocidio contro la popolazione palestinese, ribadendo l’urgenza della necessità di un cessate il fuoco.

Gli stati che continuano a trasferire armi ad Israele devono sapere che stanno violando il loro obbligo di prevenire il genocidio e sono a rischio di diventare complici nel genocidio.

Amnesty chiede ad Israele di fermare immediatamente il genocidio a Gaza e di impegnarsi e cooperare pienamente con i procedimenti davanti alla Corte internazionale di giustizia. In particolare, chiediamo a Israele di rispettare immediatamente e pienamente tutte le misure provvisorie ordinate dalla Corte internazionale di giustizia a partire dal 26 gennaio 2024, tra cui l’adozione di misure urgenti per migliorare drasticamente la situazione umanitaria a Gaza, la concessione di un accesso immediato e senza ostacoli a Gaza a organismi investigativi internazionali indipendenti e l’adozione di misure efficaci per garantire la conservazione di tutte le prove relative al genocidio e ad altri crimini di diritto internazionale.

Nel frattempo, gli Stati devono andare oltre le semplici espressioni di rammarico o sgomento e intraprendere azioni forti per fare pressione su Israele affinché cessi tutti gli atti di genocidio a Gaza e attui tutte le misure provvisorie ordinate dalla Corte internazionale di giustizia dal 26 gennaio 2024.

Gli stati devono sospendere immediatamente tutti i trasferimenti di armi a Israele e interrompere la fornitura di addestramento e di altra assistenza militare e di sicurezza. Gli stati devono agire per assicurare giustizia e responsabilità per ogni presunto crimine di diritto internazionale, compresi i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e il genocidio, esercitando la giurisdizione penale universale o altre forme di giurisdizione extraterritoriale.

Gli stati devono anche rispondere alle atrocità inflitte alla popolazione palestinese facendo pressione su Israele affinché ponga fine alla sua occupazione illegale di Gaza e del resto del Territorio palestinese occupato, in linea con il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del luglio 2024. Israele deve rimuovere il blocco illegale di Gaza, che ha lentamente inflitto condizioni di vita dannose ai palestinesi per 16 anni prima del 7 ottobre 2023. Questo cambiamento sistemico è indispensabile per porre fine ai crimini di diritto internazionale commessi da Israele nel Territorio palestinese occupato e per prevenire l’ulteriore commissione di atti di genocidio.

Come commentate la decisione di alcuni membri del direttivo di Amnesty Israele di prendere le distanze dal rapporto?

Amnesty International si è detta profondamente rammaricata per la decisione di alcuni colleghi della sezione israeliana dell’organizzazione di prendere le distanze dal rapporto sul genocidio di Israele nei confronti della popolazione palestinese di Gaza. Amnesty International conferma le sue solide ricerche e conclusioni.
Le dimissioni del presidente di Amnesty International Israele e di due esponenti palestinesi del direttivo dell’associazione riflettono le profonde divisioni all’interno della sezione stessa. La messa a tacere delle voci dei palestinesi da parte di Amnesty International Israele è inaccettabile e verrà valutata attraverso i processi democratici internazionali dell’organizzazione.
Determinare se una situazione costituisca genocidio è compito del diritto internazionale, non è un’opinione.
Amnesty International è orgogliosa dalla qualità delle sue ricerche.
Ricerche imparziali, basate sui fatti, etiche e partecipate sono il cuore pulsante di tutto ciò che facciamo e tutti i nostri rapporti sono soggetti a un rigoroso processo di revisione.
Il rapporto in questione è il prodotto di scrupolose ricerche e analisi giuridiche. È stato rivisto dai più alti livelli dell’organizzazione e ha beneficiato della consultazione di esperti internazionali nel campo del diritto internazionale.

Nel suo rapporto, AI ha ridefinito l’interpretazione dell’intento genocida?

No. AI applica l’interpretazione data dalla Corte internazionale e a questa fa chiaro riferimento nel suo rapporto. Ogni accusa di aver agito in senso contrario ignora le parole del rapporto che vi si riferiscono.

AI applica i precedenti della Corte internazionale di giustizia, tra i quali quello che richiede che, se l’intento specifico è desunto da un modello di condotta, tale intendo dev’essere la “unica ragionevole deduzione”. In ogni caso, è fondamentale sottolineare che lo standard della “unica ragionevole deduzione” non significa che la distruzione del gruppo debba essere l’unico obiettivo o scopo di uno stato. La giurisprudenza della Corte stabilisce che la “unica ragionevole deduzione” dalle prove derivanti dal modello di condotta dev’essere che l’intento di distruggere un gruppo dev’essere uno degli intenti dello stato. La Corte non ha mai affermato che l’intento di distruggere un gruppo dev’essere l’unico intento di uno stato in una campagna militare. Questa errata interpretazione della giurisprudenza della Corte è incompatibile con la proibizione del genocidio in tempo di guerra, come sancito dall’articolo I della Convenzione sul genocidio. Un’errata interpretazione del genere renderebbe impossibile determinate un genocidio in tempo di guerra, dato che un conflitto armato necessariamente prevede il perseguimento di obiettivi militari.

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