Egitto: il nuovo codice di procedura penale produrrà ulteriori violazioni dei diritti umani

3 Ottobre 2024

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Amnesty International, Dignity, Human Rights Watch e la Commissione internazionale dei giuristi hanno chiesto al parlamento egiziano di respingere le proposte di legge destinate a riscrivere quasi interamente il codice di procedura penale in vigore dal 1950.

Secondo gli organi d’informazione governativi, il nuovo testo verrebbe incontro alle raccomandazioni del cosiddetto “Dialogo nazionale”, una iniziativa del 2023 in cui le autorità del Cairo hanno avuto lunghe discussioni con esponenti dell’opposizione e della società civile.

Tuttavia, dal testo disponibile online su alcuni portali, il nuovo codice di procedura penale non porrebbe fine all’uso sistematico e illegale della detenzione preventiva per punire chi critica il governo, prevederebbe lo svolgimento delle udienze pre-processuali e dei processi in videoconferenza, perpetuerebbe l’impunità per i pubblici ufficiali e rafforzerebbe i poteri dei pubblici ministeri – ignorando le loro complicità negli arresti arbitrari, nelle sparizioni e nelle torture – in un modo tale da compromettere il diritto al giusto processo: ad esempio, estendendo arbitrariamente la durata della detenzione arbitraria od ordinandone nuovi periodi sulla base di nuove false accuse, una prassi conosciuta come “rotazione”.

Il testo potrebbe essere approvato entro questo mese da un parlamento dominato dalla maggioranza del presidente al-Sisi, che spesso non ha fatto altro che mettere un timbro sulle proposte governative.

I sindacati degli avvocati e dei giornalisti hanno denunciato che molte disposizioni sono “incostituzionali” e pregiudicano il diritto alla difesa, il principio del giusto processo e il ruolo degli avvocati.