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Le autorità egiziane hanno avviato una nuova ondata di arresti arbitrari, che hanno riguardato persone che avevano promosso la partecipazione a proteste antigovernative, in un contesto di crescente malcontento per l’aumento dei prezzi e le continue interruzioni di corrente.
Dall’inizio di luglio, le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato arbitrariamente 119 persone, tra cui almeno sette donne e un minorenne, in almeno sei province, per aver pubblicato online l’invito a partecipare a una “Rivoluzione della dignità” prevista per il 12 luglio. Le persone arrestate avevano pubblicato sui loro account social appelli a protestare e a chiedere la destituzione del governo del presidente Abdel Fattah al-Sisi a causa dell’aumento dei prezzi e delle interruzioni di corrente che durano da un anno. Alla fine, le proteste non hanno avuto luogo.
“È del tutto vergognoso che in Egitto lamentarsi del deterioramento delle condizioni economiche e di vita possa portare in carcere. Invece di zittire le persone che esprimono il loro malcontento e di continuare a usare tattiche brutali per sopprimere qualsiasi tipo di protesta pubblica, il governo egiziano deve prendere provvedimenti concreti per garantire il rispetto dei diritti sociali ed economici”, ha dichiarato Mahmoud Shalaby, ricercatore per l’Egitto di Amnesty International.
“Le autorità egiziane devono scarcerare immediatamente e senza condizioni tutte le persone detenute arbitrariamente solo per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione. Devono garantire che sia possibile esercitare il loro diritto di protestare, senza temere ritorsioni”, ha aggiunto Shalaby.
In Egitto c’è un crescente malcontento nella popolazione, che fatica a soddisfare le necessità primarie a causa dell’aumento dei prezzi di cibo e carburante e della carenza di medicinali in tutto il paese.
Nel gennaio 2024 è stata decisa una serie di aumenti dei prezzi, che hanno riguardato anche le tariffe telefoniche e i biglietti della metropolitana. Dal luglio 2023 il governo ha introdotto misure di contenimento dei costi, tra cui l’interruzione dell’elettricità per due ore al giorno in tutte le aree del paese, ad eccezione di alcune province con un alto numero di turisti. Questi blackout incidono su vari aspetti della vita quotidiana, incluso l’accesso all’acqua, che richiede pompe per raggiungere i piani superiori di molti edifici. La stampa locale ha riportato notizie di diversi decessi di persone rimaste bloccate negli ascensori durante le interruzioni.
Amnesty International ha condotto alcune interviste con gli avvocati per i diritti umani che rappresentano otto detenuti, tra cui avvocati dell’Iniziativa egiziana per le libertà personali e della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, secondo i quali al 16 luglio 2024 il numero totale di persone portate dinanzi alla Procura suprema per la sicurezza dello stato era di 119.
Otto delle persone detenute, di età compresa tra 30 e 60 anni, non hanno precedenti di attivismo politico e provengono da contesti e professioni diverse. Sette di loro hanno pubblicato contenuti su Facebook e X (ex Twitter) con l’hashtag “Rivoluzione della dignità”, invitando le persone a manifestare contro il governo. Uno di loro ha pubblicato un video chiedendo al parlamento di mettere sotto accusa il presidente Abdel Fattah al-Sisi.
Le forze di sicurezza hanno arrestato queste otto persone mentre si trovavano nelle loro case o nei luoghi di lavoro nei governatorati di Cairo, Giza, Al Gharbia, Beni Souif, Mar Rosso, Alessandria e Menoufia, prima di trasferirle presso stazioni di polizia o strutture dell’Agenzia per la sicurezza nazionale. Sette di loro sono state in isolamento per periodi che variano tra i due e i cinque giorni. I funzionari dell’Agenzia per la sicurezza nazionale li hanno interrogati bendati, il che costituisce una forma di maltrattamento, e senza la presenza di un avvocato.
Successivamente, le autorità hanno trasferito i detenuti presso la Procura suprema per la sicurezza dello stato, che ha avviato indagini contro di loro con l’accusa di “adesione a un gruppo terroristico”, “pubblicazione notizie false” e “uso improprio dei social media”. In attesa delle indagini, la procura ha ordinato la loro detenzione preventiva per 15 giorni e lo stesso ha deciso per altre 111 persone accusate di reati simili. Le prove contro gli otto detenuti consistevano in screenshot tratti dai loro account sui social media e dai loro telefoni personali.
I pubblici ministeri della Procura suprema per la sicurezza dello stato hanno interrogato i detenuti riguardo alla loro vita personale e professionale, sulle ragioni per cui hanno chiamato le persone a protestare e sulle aspettative circa la manifestazione del 12 luglio.
Un detenuto di una quarantina d’anni ha raccontato ai pubblici ministeri che ha tre figli e che fatica a mantenerli nonostante svolga per molte ore al giorno un lavoro fisicamente pesante, motivo per cui ha appoggiato le manifestazioni, per esprimere il suo malcontento.
Un altro detenuto, trentenne e impiegato in una ditta privata, ha spiegato ai pubblici ministeri di aver scritto “Basta Sisi, vattene” perché non riusciva più a sostenere le spese quotidiane, dato che il suo stipendio non è mai sufficiente dati gli aumenti dei prezzi.
In precedenza, Amnesty International aveva documentato come le autorità egiziane avessero effettuato arresti preventivi di massa di centinaia di persone in vista delle chiamate alle proteste in preparazione della Cop 27 nel 2022.
Dal 2013 le autorità egiziane reprimono in modo violento i diritti alla libertà di espressione, associazione e manifestazione pacifica, reprimendo le voci critiche sia online che offline. Migliaia di oppositori al governo, reali o presunti, continuano a essere in detenzione arbitraria.