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Le autorità egiziane devono porre immediatamente fine alla campagna di intimidazioni nei confronti della giornalista e difensora dei diritti umani Rasha Azab.
Il motivo della persecuzione sta nelle critiche che Rasha Azab ha rivolto al governo egiziano sulla gestione della crisi nella Striscia di Gaza occupata.
Proprio a partire dal 7 ottobre 2023, infatti, Rasha Azab ha iniziato a ricevere telefonate da parte di persone legate alle varie agenzie di sicurezza egiziane, in cui veniva ammonita a moderare le sue critiche, altrimenti avrebbe fatto meglio a lasciare il paese.
La giornalista non ha demorso e ha preso parte più volte a proteste per chiedere l’apertura della frontiera di Rafah per far entrare gli aiuti nella Striscia di Gaza occupata e per contestare il passaggio nelle acque territoriali egiziane di navi israeliane o dirette verso Israele.
Il 24 aprile 2024 è stata arrestata, insieme ad altre 17 persone, durante una manifestazione di fronte alla sede del Cairo di UN Women. È stata scarcerata ore dopo.
Intorno al primo anniversario del conflitto, sono iniziati anche i pedinamenti e la sorveglianza.
L’8 novembre 2024, la giornalista è stata seguita da tre uomini in borghese, uno dei quali a bordo di una motocicletta, mentre camminava in piazza al-Daher, in uno dei quartieri occidentali del Cairo, dove si trovava per visitare un appartamento in vendita.
Uno dei tre uomini l’aveva già pedinata l’8 ottobre, al termine di una conferenza tenutasi nella sede del Sindacato dei giornalisti, e il 28 ottobre mentre per lavoro stava seguendo la demolizione dello storico cimitero dedicato all’Imam al-Shafie.
Alla terza volta, Rasha Azab ha deciso di denunciare l’accaduto. Si è recata nella stazione di polizia di al-Daher per fare denuncia ma, dopo due ore di attesa, le è stato comunicato che non potevano registrarla a causa di non meglio precisati “ordini dall’alto”.
Il 5 novembre, le è stata rubata l’auto: un fatto molto strano, dato che è accaduto nel quartiere di Zamalek, fortemente presidiato dalle forze di sicurezza a causa della presenza di molte ambasciate.
Tre giorni dopo Rasha Azab è stata convocata in procura. Ha fatto presente di aver appreso dal capo della stazione di polizia di Zamalek che erano disponibili le immagini del furto ma le è stato risposto che non erano state ancora inviate. Lo stesso le è stato ripetuto il 13, il 21 e il 28 novembre.
Rasha Azad ritiene che dietro un anno di molestie, intimidazioni e persecuzioni ci siano il ministero dell’Interno e l’Agenzia per la sicurezza nazionale, ovvero i servizi di sicurezza interni.
Già nel 2022 era finita nel mirino delle autorità egiziane per aver espresso solidarietà a donne che avevano denunciato di aver subito violenza sessuale da parte del regista Islam Azazi. Accusata a seguito di querela da parte di quest’ultimo di diffamazione e di altri reati, era stata assolta dopo una campagna in suo favore, assai sostenuta dall’opinione pubblica egiziana.