Iran: Ahmadreza Djalali da oltre 3000 giorni dietro le sbarre

29 Luglio 2024

Tempo di lettura stimato: 3'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

Il 12 luglio sono trascorsi 3000 giorni da quando lo scienziato iraniano con passaporto svedese Ahmadreza Djalali si trova, in condizioni di salute disperate, in carcere in Iran. L’accademico, detenuto arbitrariamente nel carcere di Evin a Teheran, è a grave rischio di esecuzione. È affetto da aritmia cardiaca, anemia e ipertensione, per le quali gli è stato negato un accesso tempestivo e adeguato all’assistenza sanitaria.

Le sue condizioni di salute si sono ulteriormente deteriorate in seguito allo sciopero della fame dal 26 giugno al 4 luglio 2024 che, secondo la moglie Vida Mehrannia, ha intrapreso per protestare contro la sua detenzione arbitraria e per essere stato “lasciato indietro” in seguito all’accordo di scambio di prigionieri tra Iran e Svezia del 15 giugno. Si tratta del caso dell’ex funzionario carcerario iraniano Hamid Nouri, detenuto in Svezia dopo essere stato condannato all’ergastolo per l’uccisione di dissidenti nel 1988, che è stato scambiato con il diplomatico svedese dell’Unione Europea, Johan Floderus, incarcerato in Iran nell’aprile del 2022 per “spionaggio” e il cittadino svedese-iraniano Saeed Azizi, arrestato nel novembre del 2023 per “collusione per commettere crimini”.

“Mi avete escluso dallo scambio di prigionieri, mentre corro il serio pericolo di essere messo a morte”, ha affermato Djalali, rivolgendosi al premier svedese, in una conversazione telefonica con sua moglie Vida Mehrannia, il cui audio è stato reso disponibile dalla Bbc. “Non avete nemmeno fatto un passo per cambiare la mia situazione e annullare il verdetto relativo all’esecuzione” della pena capitale, ha aggiunto Djalali. Noto in Italia per aver a lungo lavorato all’Università del Piemonte Orientale a Novara, il ricercatore è stato arrestato nell’aprile 2016 e condannato a morte per “corruzione sulla terra” dopo un processo gravemente iniquo viziato da confessioni estorte con la tortura. A 3000 giorni dal suo arresto, Amnesty International Italia continua a chiedere che Ahmadreza Djalali torni a casa, dalla sua famiglia.

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I dati sulla pena di morte nel 2023 e nel 2024

La pena di morte è stata abolita in più della metà degli stati del mondo: 112 stati sono totalmente abolizionisti, 23 stati sono considerati abolizionisti di fatto perché non eseguono condanne a morte da almeno 10 anni o hanno assunto l’impegno a livello internazionale a non ricorrere alla pena capitale; altri nove stati hanno cancellato la pena di morte per i reati ordinari. In totale, dunque, 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella prassi; 55 stati la mantengono in vigore, ma quelli che eseguono condanne a morte sono un terzo.

 

 

Condanne a morte eseguite al 28 luglio 2024*

* questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.

 

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Altre notizie

Arabia Saudita – L’Arabia Saudita ha già superato le 100 esecuzioni quest’anno, lo rivela l’organizzazione per i diritti umani European Saudi Organisation for Human Rights (ESOHR). “Cento esecuzioni in 196 giorni dimostrano l’insistenza del governo saudita nell’utilizzare ampiamente la pena di morte, in violazione delle leggi internazionali e dei suoi impegni ufficiali”, ha commentato ESOHR. Nel 2023, un rapporto congiunto di ESOHR e Reprieve ha rivelato che il tasso di esecuzioni a Riyadh è quasi raddoppiato da quando re Salman e suo figlio Mohammed bin Salman sono saliti al potere nel 2015. Tra il 2015 e il 2022, le esecuzioni sono aumentate dell’82%. Secondo Reprieve in molti casi i familiari dei condannati non sono a conoscenza che il loro congiunto si trova nel braccio della morte e per l’ESOHR l’assenza di trasparenza è “una nuova forma di manipolazione attraverso la quale l’Arabia Saudita elude i suoi impegni in tema di pena di morte per continua a utilizzarla” soprattutto per reprimere i dissidenti politici. Ma anche i cittadini stranieri, comprese le lavoratrici domestiche e i tossicodipendenti, sono presi di mira in modo “sproporzionato”.

Bielorussia – Rico Krieger, 30 anni, medico tedesco della Croce Rossa, è stato condannato a morte dal Tribunale regionale di Minsk. Le autorità bielorusse lo hanno accusato di sei reati tra i quali attività mercenaria e terrorismo. Secondo quanto rivela l’organizzazione bielorussa per i diritti umani Viasna, l’uomo sarebbe in carcere dal novembre 2023 e la sentenza è stata emessa lo scorso 24 giugno al termine di un processo svolto parzialmente a porte chiuse. Non sono ben chiare le accuse contro Krieger: secondo Viasna l’uomo sarebbe coinvolto nell’organizzazione di una “esplosione per influenzare il processo decisionale delle autorità, intimidire la popolazione, destabilizzare l’ordine pubblico”. L’organizzazione per i diritti umani non sa di quale esplosione si tratti ma rivela che l’uomo potrebbe scontare una vicinanza al Reggimento Kastuś Kalinoŭski, un gruppo di cittadini bielorussi che si sono offerti volontari per combattere contro l’esercito russo in Ucraina e che prende nome dallo scrittore, giornalista e avvocato bielorusso-polacco, messo a morte nel 1864 per aver guidato una rivolta contro la Russia. Viasna sottolinea che è il primo processo in Bielorussia per “attività mercenaria” e che non è noto se la sentenza sia stata impugnata.

Costa d’Avorio – Il 3 maggio 2024 la Costa d’Avorio ha aderito al Secondo Protocollo Opzionale del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, volto all’abolizione della pena di morte. L’adesione giunge quasi un anno dopo il voto del senato ivoriano in favore della ratifica avvenuto il 6 giugno 2023. La Costa d’Avorio non ha effettuato esecuzioni da quando ha ottenuto l’indipendenza nel 1960. La pena di morte è stata poi rimossa dal quadro legislativo ivoriano con la Costituzione del 2000 e nel 2015 è stato introdotto nel codice penale l’ergastolo in sostituzione della pena di morte. Il Protocollo entrerà in vigore il 3 agosto 2024. La Costa d’Avorio è il 17esimo stato africano a ratificare questo Protocollo facendo salire a 91 gli Stati membri delle Nazioni Unite che hanno aderito al Secondo Protocollo Opzionale.

Iran – Il 4 luglio, alla vigilia del secondo turno delle elezioni presidenziali, la sindacalista indipendente Sharifeh Mohammadi è stata condannata a morte dal tribunale rivoluzionario della città di Rasht per il reato di “baghy”, ribellione armata, secondo l’articolo 187 del codice penale islamico. Sharifeh Mohammadi, 45 anni, esponente del Comitato di coordinamento per l’aiuto alla formazione dei sindacati in Iran, non ha mai preso un’arma in mano in vita sua, ma rischia di essere punita nel modo più atroce solo per aver difeso i diritti dei lavoratori. Arrestata il 5 dicembre 2023, è stata tenuta in isolamento per mesi senza poter ricevere visite né fare telefonate ed è stata sottoposta a torture perché firmasse una “confessione” di appartenenza al gruppo separatista curdo Komala. Secondo l’Unione libera dei lavoratori dell’Iran, “la condanna a morte di Sharifeh Mohammadi è un atto intenzionale delle strutture di sicurezza per seminare il terrore nei movimenti sociali e nei gruppi marginalizzati”. Amnesty International, le organizzazioni per i diritti umani e i sindacati indipendenti iraniani stanno sollecitando le unioni sindacali di ogni parte del mondo e l’Organizzazione internazionale del lavoro a premere sulle autorità iraniane perché annullino le accuse nei confronti di Sharifeh Mohammadi e la scarcerino immediatamente.

Iran – La Corte Suprema iraniana ha annullato lo scorso 22 giugno la condanna a morte del popolare rapper Toomaj Salehi. L’uomo era stato condannato a morte dalla Prima Sezione del Tribunale rivoluzionario di Isfahan con l’accusa di “corruzione in terra” per aver incitato con le sue canzoni le proteste contro il governo di Teheran scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini. Lo ha annunciato il suo avvocato Amir Raesian su ‘X’ scrivendo che “la condanna a morte di Salehi è stata annullata” e aggiungendo che la Corte Suprema ha “evitato un errore giudiziario irreparabile” e ha pertanto ordinato un nuovo processo. Per salvare la vita di Toomaj si era subito attivata una mobilitazione internazionale e Amnesty aveva lanciato un appello. Salehi è salito alla ribalta per i testi che inveiscono contro la corruzione, la povertà diffusa, le esecuzioni e l’uccisione dei manifestanti in Iran. Le sue canzoni sottolineano anche il crescente divario tra la popolazione iraniana e la leadership del Paese, accusando le autorità di “soffocare” il popolo senza curarsi del suo benessere.

Usa – Lo scorso 1° luglio, il Procuratore Generale della California ha comunicato di rinunciare a ripetere il processo contro Larry Roberts. L’uomo è la 200esima persona “esonerata” dal braccio della morte dal 1973 ad oggi. Tutti gli “esoneri” (così vengono definiti i casi di proscioglimento dopo una condanna) sono raccolti dal Death Penalty Information Centre (DPIC) nella “Innocence List”, un elenco che tiene il conto di tutte le persone che, dal 1973 ad oggi, sono prima state condannate a morte e poi, spesso dopo molti anni, sono state dichiarate innocenti, o comunque contro di loro sono state ritirate tutte le accuse. Gli esoneri sono, spiega il DPIC, “un potente promemoria della fallibilità della pena di morte e un’ulteriore ragione per cui il 50% dell’opinione pubblica americana non crede più che il governo possa usare la pena di morte in modo equo”. Roberts era stato condannato nel 1983 per aver ucciso, il 17 agosto 1980, Charles Gardner, un compagno di prigione, e Albert Patch, un agente penitenziario, nel California Medical Center di Vacaville. In seguito, la Corte distrettuale aveva annullato la condanna sostenendo che la pubblica accusa aveva soppresso prove a discarico, commesso spergiuro e presentato prove che sapeva o avrebbe dovuto sapere essere false”. Dopo 41 anni dai fatti, l’Ufficio del Procuratore Generale della California ha concordato con la Corte e ha dichiarato di rinunciare a ripetere il processo.

Brevi dal mondo

30 giugno – Il Senato dello stato del Delaware, Usa, ha approvato la proposta di legge presentata dal senatore Kyle Evans Gay per l’abolizione della pena di morte. Questa votazione arriva dopo il voto favorevole anche della Camera dei rappresentanti. Sebbene non sia chiaro come la pensi il governatore John Carney, di fatto nel Delaware la pena capitale non esiste più e presto potrebbe diventare il ventitreesimo stato abolizionista degli Usa. Nel 2016 la Corte suprema del Delaware aveva bocciato la legge giudicandola incostituzionale, in quanto dava il potere ai giudici, anziché ai giurati, di trovare le prove necessaria per imporre la pena capitale. Da allora, i tentativi di modificare la legge non sono mai passati, compreso quello presentato dai repubblicani nell’attuale legislatura che non è stato giudicato meritevole neanche di un esame in commissione. Dal 1976, nel Delaware si sono registrate 16 esecuzioni, l’ultima delle quali nel 2012. Nei bracci della morte ci sono 18 prigionieri.

2 luglio – Shoichi Sato, 39 anni è stato condannato a morte in Giappone per aver ucciso nel 2020 una donna anziana e suo figlio, nella loro residenza nella prefettura di Oita, nel sud-ovest del Paese. Gli avvocati di Sato hanno ribadito l’innocenza dell’uomo e hanno dichiarato di aver presentato appello presso l’Alta Corte di Fukuoka. Nell’emettere la sentenza, il giudice Yasutaka Karashima ha affermato: “Non esiste altra spiegazione ragionevole se non che il condannato abbia commesso il crimine”. Secondo le prove presentate dall’accusa, il DNA della vittima è stato ritrovato nell’auto di Sato anche se la difesa ha contestato l’analisi delle macchie di sangue ritrovate che rivelerebbero un tipo di DNA non corrispondente né alle vittime né a Sato, sostenendo quindi che qualcun altro abbia commesso il crimine.

2 luglio – Il governo dell’Albania ha chiesto alle autorità giudiziarie cinesi di evitare la pena di morte in un procedimento penale che vede come imputato un cittadino albanese di 36 anni, accusato di traffico di droga. Secondo quanto appreso dalle autorità di Tirana, la Procura della città di Guangzhou, nella provincia del Guangdong, avrebbe chiesto la pena capitale nei confronti dell’uomo. La vicenda è stata al centro di un recente incontro a Tirana tra il Ministro per l’Europa e gli Affari Esteri, Igli Hasani, e l’inviato speciale del governo cinese per gli Affari europei, Wu Hongbo. In un comunicato diffuso dal Ministero degli Affari Esteri dell’Albania si sottolinea che in tutte le fasi del procedimento giudiziario è stato richiesto il rispetto di tutti i diritti del cittadino albanese e di evitare l’applicazione della pena capitale. Una richiesta inoltrata anche al Ministro degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese, attraverso una lettera ufficiale.

4 luglio – Una corte marziale della provincia del Nord Kivu (Repubblica democratica del Congo) ha condannato a morte 25 soldati per “fuga di fronte al nemico”, “perdita di munizioni”, “violazione degli ordini impartiti” e “furto”. Il ‘nemico’ è l’M23, il Movimento 23 marzo, che il governo congolese e altri sostengono sia appoggiato dal Ruanda. I 25 imputati, tra i quali due capitani, sono stati accusati di non aver impedito la recente avanzata dell’M23, che nei giorni precedenti aveva preso il controllo della città di Kanyabayonga, considerata la porta d’ingresso per Butembo e Beni, altre due città di fondamentale importanza. Quattro mesi fa il governo di Kinshasa aveva annullato la moratoria, in vigore dal 2003, sulla pena capitale, ripristinandola per il reato di “tradimento” e altre fattispecie legate alla condotta di guerra. Già a maggio otto soldati erano stati condannati a morte da una corte marziale di Goma per “codardia” e “fuga di fronte al nemico”.

4 luglio – Tre cittadini svedesi sono stati condannati a morte in Iraq per il loro coinvolgimento in un omicidio, mentre un quarto potrebbe aver subito la stessa pena per un diverso crimine. Lo ha reso noto il Ministero degli Esteri svedese. “Le informazioni che abbiamo ricevuto sulle condanne a morte sono estremamente gravi e stiamo lavorando per garantire che le sentenze non vengano eseguite”, ha affermato il Ministero degli Esteri in una nota inviata via email. A giugno, il Daily Aftonbladet aveva riferito che gli uomini erano stati coinvolti nell’omicidio di un altro cittadino svedese in Iraq a gennaio. Il Ministero ha detto di aver ricevuto un rapporto secondo cui un quarto svedese è stato condannato a morte per reati legati alle droghe.

6 luglio – Nove persone sono state condannate all’impiccagione in Egitto con l’accusa di essere membri della Fratellanza Musulmana, organizzazione classificata nel Paese come terroristica. Gli imputati erano in totale 43 ed erano accusati di aver condotto operazioni contro lo Stato, le sue strutture e il suo personale. Sotto processo il gruppo “guardie rivoluzionarie”, uno dei tanti condannati negli ultimi anni in relazione ai disordini seguiti alla cacciata dell’ex presidente Mohamed Morsi nel 2013. Secondo gli atti dell’accusa, citati dal quotidiano Al-Hurra, il gruppo avrebbe finanziato l’acquisto di armi da fuoco ed esplosivi, utilizzato programmi di comunicazione crittografati per evitare controlli della sicurezza e condotto queste e altre operazioni con l’obiettivo di “danneggiare la situazione politica ed economica del Paese al fine di di turbare l’ordine pubblico, nel quadro degli obiettivi del gruppo terroristico dei Fratelli Musulmani”.

16 luglio – Cinque miliziani di al-Shabaab sono stati fucilati dalle autorità della Somalia. Secondo le informazioni riportate da alcuni media, i cinque uomini erano stati condannati per terrorismo, compresi gli omicidi di due religiosi e di un anziano di un villaggio, e sono stati fucilati a Kismayo, nello stato federato somalo del Jubaland. L’esecuzione è arrivata tre giorni dopo che i miliziani di al-Shabaab avevano a loro volta messo a morte cinque uomini accusati di spionaggio a favore di servizi di sicurezza stranieri, in particolare dell’Africa Command statunitense e delle Forze di Difesa del Kenya (KDF). L’esecuzione è avvenuta in una piazza pubblica nel distretto di Jamame, nel sud della Somalia, una delle roccaforti di Al-Shabaab.


Buone notizie

Botswana – L’11 luglio 2024, dopo otto anni nel braccio della morte, Jeanie Ndaba ha ottenuto la commutazione in 30 anni di carcere. Nel 2015 era stato condannato alla pena capitale per omicidio.

India/1 – L’11 luglio 2024 l’Alta corte dello stato di Uttarkhand ha annullato la condanna a morte, disponendone la scarcerazione a causa delle sue condizioni di disabilità mentale, di un uomo che nel 2014 era stato giudicato colpevole dell’omicidio di cinque familiari.

India/2 – Il 4 luglio 2024 l’Alta corte dello stato di Kerala ha annullato la condanna a morte di Gireesh Kumar, che nel 2018 era stato erroneamente giudicato colpevole di un omicidio avvenuto nel 2013.

Iran/1 – Il 9 giugno 2024 la Corte suprema ha annullato per la seconda volta la condanna a morte di Seyed Mohammad-Javad Vafaie. Era stato arrestato a Mashhad il 7 febbraio 2020 con l’accusa di “incendio doloso e distruzione intenzionale di edifici speciali, tra cui un centro penitenziario governativo”.  Il fascicolo è stato riassegnato a un’altra corte per un nuovo processo.

Iran/2 – L’11 giugno 2024 la Corte suprema ha commutato in una non specificata pena detentiva la condanna a morte del religioso curdo sunnita Mohammad Khezrnezhad. L’arresto e la condanna erano legati alle proteste del movimento “Donna Vita Libertà”.

Malesia – Il 18 luglio 2024 quattro uomini che erano stati condannati a morte nel 2013 per traffico di circa due chilogrammi e mezzo di metanfetamina hanno ottenuto la commutazione in ergastolo e dieci frustate a testa.

Usa/1 – Il 22 luglio 2024 Quincy Allen è uscito dal braccio della morte della Carolina del Sud, a quasi 20 anni di distanza dal processo terminato con una condanna alla pena capitale per un duplice omicidio. Nel 2022 una corte federale aveva annullato il verdetto a causa di errori procedurali, ordinando un nuovo processo. Allen ha patteggiato con la procura, che ha rinunciato a chiedere la condanna a morte in cambio dell’accettazione di una condanna all’ergastolo.

Usa/2 – Il 19 giugno 2024 la Corte degli appelli del Texas ha riconosciuto l’innocenza di Kerry Max Cook, condannato a morte nel 1978 per omicidio, in quanto alcune prove presentate dall’accusa si sono rivelate false. Dopo l’annullamento del primo e di due altri processi, nel 1999 Cook aveva patteggiato una condanna a 20 anni. Sebbene scarcerato a causa del tempo già trascorso in carcere, il verdetto di colpevolezza era rimasto in vigore per i successivi 25 anni.

Usa/3 – Il 16 luglio 2024, quando mancavano appena 20 minuti, la Corte suprema federale ha annullato per la terza volta dal 2019 l’esecuzione di Ruben Gutierrez, condannato a morte nel 1999 in Texas per l’omicidio di un’anziana. Da oltre 20 anni Gutierrez chiede che vengano effettuati test del Dna con nuove metodologie che proverebbero la sua innocenza.

Maldive – L’11 luglio 2024 la Corte suprema ha confermato precedenti sentenze dell’Alta corte e del Tribunale dei minori, annullando la condanna a morte di un minorenne al momento del reato a seguito del perdono della madre della vittima di omicidio.

Nigeria – Il 28 giugno 2024 la Corte suprema ha assolto il sergente Akawu Bala, che nel 2012 era stato condannato a morte da una corte marziale per omicidio.

Pakistan – Il 3 luglio 2024 la Corte suprema ha annullato la condanna a morte di Muhammad Ijaz, che nel 2012 era stato giudicato erroneamente colpevole di un omicidio avvenuto due anni prima.

 

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