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Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.
Amnesty International ha nuovamente aperto l’appello per scongiurare l’esecuzione di Pashkhan Azizi dopo che la nona sezione della Corte suprema iraniana ha respinto la richiesta di rivedere il verdetto di colpevolezza e la condanna a morte nei suoi confronti.
“Pakhshan Azizi ha svolto solo pacifiche attività umanitarie e di difesa dei diritti umani, ad esempio in favore delle donne e delle bambine sfollate nel nord-est della Siria o nella regione curda dell’Iraq dopo gli attacchi del gruppo armato Stato islamico. Piuttosto che rischiare un’imminente esecuzione, Pakhshan Azizi dovrebbe essere rilasciata immediatamente e incondizionatamente”, ha dichiarato Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e Africa del nord.
Pakhshan Azizi è stata condannata a morte dalla sezione 26 del Tribunale rivoluzionario di Teheran nel luglio 2024 per il reato di “baghi”, ribellione armata contro lo stato. “La decisione della Corte Suprema di respingere la sua richiesta di revisione giudiziaria evidenzia ancora una volta come le autorità iraniane siano fermamente decise a usare la pena di morte come strumento di repressione politica per incutere paura tra la popolazione – ha sottolineato Diana Eltahawy – In un’intervista ai media, uno dei suoi avvocati, Amir Raesian, ha affermato di essere stato informato del verdetto il 5 febbraio, aggiungendo che la sua esecuzione potrebbe ora essere eseguita in qualsiasi momento”. L’avvocato si è detto scioccato dalla notizia e dalla ripetizione, nel verdetto della Corte suprema, degli stessi errori rilevati nel precedente processo.
La pena di morte è stata abolita in più della metà degli stati del mondo: 112 stati sono totalmente abolizionisti, 23 stati sono considerati abolizionisti di fatto perché non eseguono condanne a morte da almeno 10 anni o hanno assunto l’impegno a livello internazionale a non ricorrere alla pena capitale; altri nove stati hanno cancellato la pena di morte per i reati ordinari. In totale, dunque, 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella prassi; 55 stati la mantengono in vigore, ma quelli che eseguono condanne a morte sono un terzo.
Esecuzioni nel 2024*
Condanne a morte eseguite al 10 marzo 2025*
* questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.
Usa – Demetrius Frazier, un cittadino americano di 52 anni condannato a morte circa 30 anni fa per lo stupro e l’omicidio di una donna, è stato messo a morte il 6 febbraio in Alabama tramite inalazione di azoto. Si tratta di un metodo di esecuzione – utilizzato solo in questa stato degli Usa già quattro volte – che causa l’ipossia, cioè carenza di ossigeno, fino a portare al decesso del condannato. Un metodo aspramente criticato dall’Onu che potrebbe “costituire tortura o trattamento crudele, inumano o degradante”. Frazier era stato precedentemente condannato per stupro e omicidio di una ragazza di 14 anni, Crystal Kendrick, nel 1992, avvenuto nello stato del Michigan dove la pena capitale non è prevista. Nel 2011 è stato trasferito in Alabama e gli appelli volti a farlo rispedire in Michigan per scontare l’ergastolo e contro il metodo di esecuzione mediante inalazione di azoto sono stati respinti.
Iran – Almeno 975 persone sono state messe a morte in Iran nel 2024 per una “terrificante escalation” nell’uso della pena capitale come mezzo di “repressione politica” da parte della Repubblica islamica. E’ quanto denuncia un rapporto pubblicato dalle Ong Iran Human Rights (IHR), con sede in Norvegia, e Ensemble contre la peine de mort (ECPM). “Questa cifra estremamente scioccante, la più alta dall’inizio del censimento nel 2008, è probabilmente sottostimata, poiché la stragrande maggioranza (90%) delle esecuzioni non viene resa pubblica”, si legge nel rapporto. Circa quaranta presunti casi di esecuzione non hanno potuto essere inclusi nel rapporto a causa dell’impossibilità di incrociare fonti sufficienti, sottolineano le Ong. “Il popolo iraniano (…) rappresenta la più grande minaccia per il regime e la pena di morte resta il suo strumento più potente di repressione politica”, con fino a 5 o 6 esecuzioni al giorno nel paese, dichiara il direttore di IHR, Mahmood Amiry-Moghaddam, citato nel documento. “Queste esecuzioni fanno parte della guerra che la Repubblica islamica sta conducendo contro il suo stesso popolo per mantenere la presa sul potere”.
Iran – Esecuzione di due donne nel mese di febbraio, in entrambi i casi per l’omicidio del marito. Maryam Kaviani, 39 anni, è stata messa a morte nella prigione di Parsilom il 1° febbraio, secondo quanto denuncia l’Ong Hengaw. Pochi giorni dopo, il 6 febbraio, Mahtab Ghazizadeh, 47 anni, è stata messa a morte nel carcere di Sari, capoluogo della provincia di Mazandaran. Lo riporta l’agenzia per i diritti umani HRANA. Secondo i dati raccolti dal Comitato delle donne del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, almeno 265 donne sono state messe a morte in Iran dal 2007. Il numero di esecuzioni di donne in Iran ha registrato un forte aumento nel 2024. L’anno scorso sono state impiccate almeno 34 donne.
Tunisia – Otto uomini, tutti jihadisti salafiti affiliati dell’Isis, sono stati condannati a morte per l’assassinio del politico Mohamed Brahmi avvenuto nel 2013. Lo riportano i media locali. Gli imputati sono stati ritenuti colpevoli di aver commesso un crimine mirato a “cambiare la natura dello Stato” e a incitare “al disordine”. Tre di loro hanno ricevuto un’ulteriore condanna a morte per “omicidio volontario premeditato”. Una nona persona, latitante, è stata condannata a 5 anni di carcere. In Tunisia vengono comminate condanne alla pena capitale anche se una moratoria sulla pena di morte è di fatto in vigore dalle dal 1991. Mohamed Brahmi, dirigente del Fronte Popolare (sinistra) e deputato dell’Assemblea costituente tunisina, venne ucciso il 25 luglio 2013 davanti alla sua abitazione colpito da 14 proiettili. La notizia della sua morte sconvolse il Paese, a meno di 6 mesi dall’assassinio di un’altra figura della sinistra tunisina, l’avvocato Chokri Belaïd, anch’egli ucciso davanti alla sua casa I jihadisti alleati dell’Isis rivendicarono la responsabilità degli omicidi di Chokri Belaïd e Mohamed Brahmi. Nel marzo 2024 quattro persone sono state condannate a morte nell’ambito del processo per l’omicidio di Chokri Belaid.
Kenya – La Commissione internazionale dei giuristi (ICJ) del Kenya ha espresso soddisfazione per la formazione di una task force parlamentare al fine di rivedere la legislazione sulla pena di morte in Kenya. Si tratterebbe di un passo cruciale nella riforma della giustizia, come riferisce il sito AllAfrica. Il Parlamento istituirà la task force per coinvolgere le principali parti interessate (magistratura, agenzie di sicurezza e gruppi per i diritti umani). Condurrà anche udienze pubbliche e consultazioni. Il presidente dell’ICJ, Protas Saende, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa: “L’abolizione della pena di morte rappresenta una pietra miliare per il Kenya. Non si tratta solo di un esercizio legale. E’ un imperativo morale e un obbligo in materia di diritti umani”. Questa iniziativa segue la sentenza della Corte Suprema del 2017 nel caso Muruatetu, che ha dichiarato incostituzionale la pena di morte obbligatoria ai sensi della Sezione 204 del Codice penale. A seguito di questa sentenza, l’allora Procuratore generale Githu Muigai nominò nel 2018 una task force per rivedere il quadro legislativo sulla pena di morte e stabilire linee guida per rivedere le condanne capitali emesse. Sebbene il Kenya mantenga dal 1987 una moratoria sulle esecuzioni, i sostenitori dei diritti umani continuano a spingere per la completa abolizione.
Usa – Il giudice Wayland Sermons della Johnston County ha stabilito lo scorso 7 febbraio 2025 che “la razza è stata un fattore significativo” sia nella selezione della giuria che nella decisione di imporre la morte nel caso di Hasson Bacote e ha annullato la sua condanna a morte in base alle disposizioni della legge sulla giustizia razziale (Racial Justice Act) del Nord Carolina. Il giudice Sermons ha anche stabilito che la discriminazione razziale ha contaminato tutte le condanne a morte nella contea di Johnston e nelle vicine contee di Harnett e Lee, influenzando potenzialmente i risultati di altre richieste di revisione ai sensi della legge RJA in corso. Tale legge, approvata nel 2009, consente alle persone condannate a morte di impugnare la sentenza in base al ruolo che la razza ha avuto nella sentenza e nella selezione della giuria. Le persone che potevano dimostrare che la loro condanna era stata pregiudicata da pregiudizi razziali avrebbero avuto la pena commutata in ergastolo senza condizionale. Gli avvocati di Bacote, condannato a morte nel 2009, tra cui il Center for Death Penalty Litigation, l’ACLU e il NAACP Legal Defense Fund, hanno presentato prove statistiche e di altro tipo durante due settimane di udienze all’inizio dell’anno scorso, evidenziando un modello di pregiudizio razziale chiaro e persistente nella selezione della giuria a livello di contea e di Stato. Secondo il team legale di Bacote, la decisione del giudice Sermons ha un potenziale impatto sulle 121 persone rimaste nel braccio della morte del North Carolina a causa dell’ampiezza delle sue conclusioni. [fonte: Death Penalty Information Center.]
Usa – Lo scorso 10 febbraio il governatore dello stato della Louisiana, Jeff Landry, ha annunciato di riprendere le esecuzioni ponendo fine a una pausa di 15 anni. E di farlo nel modo più atroce, ricorrendo cioè all’ipossia da azoto, il metodo finora utilizzato solo dallo stato dell’Alabama. Anche Mississippi e Oklahoma hanno autorizzato l’uso dell’ipossia da azoto, ma non hanno ancora protocolli in materia. “Per troppo tempo, la Louisiana non è riuscita a mantenere le promesse fatte alle vittime dei crimini più violenti – ha dichiarato Landry – quel fallimento di leadership da parte delle precedenti amministrazioni è finito”, aggiungendo che “il tempo delle promesse non mantenute è finito; eseguiremo queste sentenze e giustizia sarà fatta”. Subito dopo l’annuncio del governatore Landry, molte procure locali si sono affrettate a richiedere una data di esecuzione per i ‘loro’ condannati a morte. Il primo nella lista sarebbe stato, il 17 marzo, l’ottantunenne Christopher Sepulvado, in sedia a rotelle e con cuore e polmoni irreversibilmente rovinati, ma è deceduto il 24 febbraio. Resta fissata la data del 18 marzo per Kessie Hoffman. L’ultima esecuzione in Louisiana risale al 2010, quella di Gerard Bordelon, che volontariamente aveva rinunciato a ricorrere contro la condanna a morte. [fonte: Death Penalty Information Center]
5 febbraio – Iskandar Rahmat, 46 anni, ex poliziotto, è stato messo a morte a Singapore per gli omicidi di due persone, il proprietario di un’officina auto e suo figlio, commessi nel 2013. Dopo una caccia all’uomo durata 54 ore, Iskandar fu arrestato a Johor Bahru, in Malesia. Condannato a morte il 4 dicembre 2015, la Corte d’appello aveva confermato la colpevolezza e la sentenza capitale il 3 febbraio 2017.
5 febbraio – Steven Lawayne Nelson, 37 anni, è stato messo a morte nel penitenziario statale di Huntsville, in Texas tramite iniezione letale il 5 febbraio 2025. L’uomo era stato condannato per l’omicidio nel 2011 del pastore Clint Dobson, picchiato, strangolato e soffocato con un sacchetto di plastica all’interno della North Pointe Baptist Church di Arlington.
7 febbraio – Fahd Bin Saud Bin Hamad Al-Shammari e Sami Bin Khalaf Bin Aqil Al-Mutairi, entrambi sauditi, sono stati messi a morte a Riyadh. In una dichiarazione, il Ministero dell’Interno dell’Arabia Saudita ha spiegato che i due erano stati riconosciuti colpevoli per “tradimento della nazione e sostegno al terrorismo” e condannati a morte da un tribunale speciale, con sentenza confermata da una Corte d’appello e dalla Corte Suprema.
14 febbraio – Due esecuzioni negli Usa. James Ford, 64 anni, è stato messo a morte per iniezione letale in Florida. Era stato condannato nel 1999 per gli omicidi di Greg Malnory e di sua moglie Kimberly, due colleghi di lavoro in una fattoria nella città di Punta Gorda, avvenuti nel 1997. Richard Tabler, 46 anni, è stato messo a morte in Texas per gli omicidi avvenuti nel 2004 del proprietario di uno strip club Mohamed Amine Rahmouni e di un altro uomo, Haitham Zayed, nella città di Killeen.
16 febbraio – Mohamed Nur Hussein Ja’al, cittadino somalo, condannato per traffico di droga, è stato messo a morte per decapitazione a Najran, nell’Arabia Saudita meridionale. La sua famiglia, in una dichiarazione a SMS Somalia TV, ha accusato le autorità di Riad di aver praticato un’esecuzione ingiusta, sostenendo che il figlio non abbia ricevuto un giusto processo, gli sia stato dato scarso accesso alla rappresentanza legale o alle opportunità di appello. Almeno 50 cittadini somali si trovano attualmente nel braccio della morte in Arabia Saudita, principalmente per reati di droga. Molti di loro, affermano i gruppi per i diritti umani, sono stati costretti o ingannati a trafficare sostanze illecite sotto minacce o false offerte di lavoro.
17 febbraio – Sei detenuti sono stati messi a morte in Iran nella prigione centrale di Isfahan (prigione di Dastgerd), lo rivela un rapporto di Hengaw. I prigionieri erano stati recentemente trasferiti in isolamento dal reparto 4 della prigione centrale di Isfahan e hanno avuto le ultime visite con le loro famiglie il giorno prima dell’esecuzione. Secondo le fonti di Hengaw, i sei prigionieri erano stati arrestati quattro anni fa in casi separati con accuse legate alla droga.
Indonesia – Il 4 febbraio 2025 un cittadino francese, Serge Atlaoui, è stato scarcerato dal braccio della morte e rimpatriato nel suo paese per motivi umanitari, a causa delle sue condizioni di salute. Atlaoui era stato arrestato nel 2005 e condannato a morte nel 2007 per traffico di stupefacenti.
Pakistan – Il 16 febbraio 2025 l’Alta corte di Lahore ha assolto per insufficienza di prove e contraddizioni nelle testimonianze dell’accusa Sajid Ali, che nel 2023 era stato condannato a morte ai sensi delle leggi contro la blasfemia per “offese contro le figure religiose dell’Islam.
Singapore – Il 24 febbraio 2025, 48 ore prima che avesse luogo, è stata sospesa l’esecuzione di Hamzan Ibrahin, condannato a morte nel 2017 per il possesso di 26 grammi di eroina.
Usa – Il 13 febbraio 2025 il governatore dell’Ohio ha rinviato le tre esecuzioni in programma nel 2025 annunciando che entro la fine del suo mandato, che scadrà nel 2026, non saranno eseguite condanne a morte.
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