Israele interrompe l’elettricità all’impianto di desalinizzazione di Gaza

11 Marzo 2025

Photo by Eyad BABA / AFP

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In risposta alla decisione di Israele di interrompere la fornitura di elettricità a un impianto di desalinizzazione nella Striscia di Gaza occupata, una settimana dopo aver bloccato l’ingresso di aiuti umanitari essenziali nel territorio, Erika Guevara Rosas, alta direttrice per le ricerche e le campagne di Amnesty International, ha dichiarato:

“La decisione di Israele di interrompere la fornitura di elettricità all’unico impianto di desalinizzazione operativo nella Striscia di Gaza, una settimana dopo aver bloccato l’ingresso di tutti gli aiuti umanitari e di altre forniture, compresi carburante e cibo, costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario ed è un’ulteriore prova del genocidio commesso da Israele contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza occupata”.

“Queste azioni disumane e illegali dimostrano chiaramente che Israele sta portando avanti la sua politica di imporre intenzionalmente alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza condizioni di vita destinate a provocarne la distruzione fisica, un atto proibito dalla Convenzione sul genocidio. Rappresentano inoltre un chiaro promemoria del controllo che Israele esercita in quanto potenza occupante, con la possibilità di attivare e disattivare a proprio piacimento i servizi essenziali per la vita”.

“La Striscia di Gaza è sottoposta a un blackout elettrico dall’11 ottobre 2023, dopo la decisione dell’allora ministro dell’Energia Israel Katz di interrompere la fornitura elettrica tramite la Israeli Electric Corporation, fornitura pagata dall’Autorità palestinese. Questo ha costretto allo spegnimento l’unica centrale elettrica. Il 14 novembre 2024 l’impianto di desalinizzazione di South Sea è stato l’unico a essere ricollegato alla rete elettrica israeliana. La decisione di scollegarlo nuovamente ora ne ridurrà la capacità produttiva dell’85 per cento – da 18.000 a soli 3000 metri cubi di acqua potabile al giorno – con conseguenze devastanti per la popolazione civile nelle aree centrali e meridionali della Striscia di Gaza”.

“La Striscia di Gaza sta già affrontando una catastrofe idrica e igienico-sanitaria a seguito della distruzione su larga scala delle relative infrastrutture, causata dalle operazioni militari israeliane, e del persistente blocco illegale. Il blocco totale delle forniture di carburante rischia inoltre di fermare il funzionamento di altri impianti idrici, inclusi i pozzi”.

“Israele non deve essere autorizzato a usare l’acqua come arma di guerra. Carburante, cibo, rifugi e altre forniture essenziali per la sopravvivenza della popolazione civile non possono essere strumenti di pressione nei negoziati: sono questioni di vita o di morte”.

“Le autorità israeliane devono ripristinare immediatamente e integralmente la fornitura di elettricità nella Striscia di Gaza – non solo per l’impianto di desalinizzazione – e garantire alla popolazione civile un accesso senza ostacoli ai beni e ai servizi essenziali. In quanto potenza occupante, Israele ha l’obbligo legale, ai sensi del diritto internazionale umanitario, di garantire, nella massima misura delle risorse disponibili, la fornitura di cibo, medicinali e altri beni essenziali alla sopravvivenza della popolazione civile della Striscia di Gaza”.