Israele/Tpo: indagare le uccisioni degli operatori sanitari

1 Aprile 2025

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Amnesty International ha sollecitato l’avvio di un’indagine indipendente e imparziale in merito alla notizia dell’uccisione di almeno 15 operatori sanitari e soccorritori palestinesi impegnati in un’operazione di salvataggio nella zona di Rafah, a seguito dell’attacco da parte delle forze israeliane ai loro veicoli. L’organizzazione per i diritti umani ha ribadito la richiesta dell’ingresso immediato di osservatori indipendenti nella Striscia di Gaza occupata.

Le vittime erano otto operatori sanitari dell’Associazione della mezzaluna rossa palestinese (Amrp), un membro dello staff dell’Unrwa e sei membri della Protezione civile palestinese. Un altro paramedico dell’Amrp risulta ancora disperso.

Erika Guevara Rosas, alta direttrice per le ricerche e le campagne di Amnesty International, ha dichiarato:

“Questi uomini erano paramedici e soccorritori che ogni giorno mettevano a rischio la propria vita, sfidando bombe e proiettili e lavorando in condizioni estreme per salvare altre vite. Il fatto che siano stati uccisi mentre tentavano di soccorrere persone ferite è sconvolgente, una tragedia assoluta. Il personale medico impegnato in attività umanitarie deve essere sempre rispettato e protetto. Gli attacchi intenzionali contro personale medico e operatori umanitari sono vietati dal diritto internazionale e costituiscono crimini di guerra. Quando viene impedito loro di svolgere il proprio lavoro per salvare vite umane, tutte le vittime di un conflitto ne subiscono le conseguenze. Queste uccisioni devono essere oggetto di un’indagine indipendente e imparziale e i responsabili devono essere chiamati a risponderne”.

Secondo la testimonianza di un membro della Protezione civile palestinese raccolta da Amnesty International, a partire dal 21 marzo le vittime si trovavano nella zona di Hashashin, a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, per svolgere una missione congiunta di soccorso tra l’Amrp e la Protezione civile palestinese. Il loro obiettivo era fornire assistenza a diverse persone ferite, tra cui un paramedico dell’Amrp, Mustafa Khafaja, che era rimasto a sua volta ferito mentre tentava di prestare soccorso alle vittime di un bombardamento israeliano.

Il team medico dell’Amrp risultava dispersa da tempo, finché i corpi non sono stati ritrovati il 30 marzo in una fossa comune, dopo una straziante ricerca durata nove giorni.

Uno degli operatori sanitari era stato arrestato dalle forze israeliane e poi rimesso in libertà il 23 marzo.

L’esercito israeliano ha dichiarato che, secondo un’indagine preliminare, le sue truppe hanno sparato contro veicoli ritenuti “sospetti”, riconoscendo poi di aver colpito ambulanze e veicoli dei pompieri. Al momento dell’attacco, l’area era completamente sotto il controllo delle forze israeliane.

Amnesty International continuerà a raccogliere prove su questo episodio. I tentativi di indagare sui crimini di diritto internazionale commessi nella Striscia di Gaza sono gravemente ostacolati dall’assedio totale imposto da Israele, che continua a negare l’accesso agli investigatori sui diritti umani, inclusi gli esperti di medicina legale.

“Il continuo rifiuto da parte di Israele di consentire l’accesso nella Striscia di Gaza a esperti di medicina legale e investigatori indipendenti, compresi quelli della Corte penale internazionale (Cpi) e delle organizzazioni internazionali per i diritti umani come Amnesty International, non fa altro che rafforzare l’impunità e incoraggiare i responsabili di crimini di guerra di tutte le parti coinvolte nel conflitto”, ha aggiunto Guevara Rosas.

“Le ricerche di Amnesty International indicano che Israele è responsabile di crimini di guerra e di genocidio nella Striscia di Gaza. Le autorità israeliane non possono continuare a ostacolare le indagini su crimini atroci, sfidando gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia. Devono immediatamente permettere lo svolgimento di indagini indipendenti e imparziali, nonché la raccolta e la conservazione di prove fondamentali da parte di investigatori professionisti, compresi quelli incaricati dalle Nazioni Unite e dalla Cpi, oltre a quelli delle organizzazioni palestinesi e internazionali per i diritti umani. Senza tali indagini, Israele nega alle vittime ogni possibilità di giustizia e riparazione”, ha poi proseguito Guevara Rosas.

“In presenza di una palese violazione del diritto internazionale da parte di Israele, compresi i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario, gli stati non possono continuare a restare in silenzio e inerti. Hanno l’obbligo di garantire che Israele rispetti il diritto umanitario internazionale e di porre fine al genocidio e alle altre gravi violazioni del diritto internazionale contro i palestinesi. Ogni giorno che passa senza agire costa vite umane ala Striscia di Gaza e incoraggia ulteriormente i responsabili”, ha concluso Guevara Rosas.

Il genocidio in corso nella Striscia di Gaza ha già causato un numero senza precedenti di vittime tra gli operatori umanitari, la maggior parte dei quali palestinesi. Dal 7 ottobre 2023 ne sono stati uccisi almeno 408, tra cui almeno 280 membri dello staff dell’Unrwa e 34 dell’Amrp.