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“Questa vicenda ha evidenziato ancora una volta le gravi lacune di un assetto normativo che mira a criminalizzare le persone migranti e le azioni di solidarietà, piuttosto che perseguire i veri trafficanti di esseri umani”, ha aggiunto Serena Chiodo.
Il Protocollo delle Nazioni Unite del 2000 sul traffico di esseri umani, ratificato dall’Italia, stabilisce che perché una condotta possa essere considerata traffico e quindi essere soggetta a criminalizzazione deve esserci l’elemento del beneficio finanziario o materiale di altro genere: una specifica che è volta a tutelare dalla responsabilità penale familiari, amici, persone che operano in funzione di un mero sostegno a chi sta provando a spostarsi, e gruppi di supporto quali le Ong.
Inoltre, il Protocollo delle Nazioni riconosce che l’ingresso irregolare può spesso essere l’unica opzione per chi fugge da persecuzioni, conflitti e contesti di crisi, e prevede che non siano criminalizzate le persone migranti, che possono essere oggetto di traffico.
Amnesty International Italia chiede al governo di intervenire con urgenza sulla normativa nazionale per allinearla agli standard internazionali, rivedendo l’attuale disciplina sul favoreggiamento dell’immigrazione irregolare.
Inoltre, è necessario ampliare le clausole di esenzione umanitaria per proteggere coloro che agiscono pacificamente in difesa dei diritti umani di persone rifugiate e migranti, nonché depenalizzare l’ingresso irregolare, affinando l’impianto normativo per renderlo coerente con le leggi e gli standard internazionali sui diritti umani.
“Maysoon Majidi avrebbe dovuto ricevere protezione dallo stato, non essere perseguitata. Il suo calvario non deve ripetersi per altre persone, eppure in Italia sono molti i migranti colpiti da questa normativa. La legge non può e non deve diventare uno strumento per colpire chi si sposta in cerca di un futuro migliore, né per punire familiari, amici, difensori dei diritti umani e altre persone che agiscono per solidarietà e umanità”, ha concluso Serena Chiodo.
Dopo quasi dieci mesi di detenzione nelle carceri di Castrovillari e Reggio Calabria, il 22 ottobre 2024 è stata scarcerata. Amnesty International Italia ha seguito il caso con attenzione, esprimendo più volte solidarietà nei confronti di Maysoon Majidi, e denunciando le storture della legislazione italiana sulla migrazione.