La ricerca di Amnesty International a Gaza

10 Ottobre 2024

Photo by AFP

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Oltre allo staff dell’ufficio regionale, in questo momento il nostro lavoro di ricerca è affidato a un ricercatore sul campo che è presente nella Striscia di Gaza da prima del 7 ottobre. Il nostro collega a Gaza non solo è una delle vittime della situazione corrente, degli attacchi israeliani e del blocco che è stato imposto sulla Striscia, ma è anche un attivo membro del nostro team. Il suo lavoro è al momento il cuore della nostra ricerca: le sue visite nei luoghi colpiti dagli attacchi, le sue interviste e i contatti sviluppati con le vittime, ma anche con i familiari dei sopravvissuti degli attacchi.

Il ricercatore sul campo si è mosso con difficoltà in questi mesi e si è dovuto trasferire lui stesso più volte, sia a causa degli ordini di evacuazione, sia per gli attacchi militari. In questo momento, vive di fatto in una tenda. Nonostante questo, riesce a condurre il suo lavoro in maniera meticolosa e con grande passione. Ed è per lui anche un po’ un modo per sopravvivere alla guerra.

Visita le aree colpite dagli attacchi, i grandi crateri lasciati dalle bombe, raccoglie quando possibile quel che rimane delle armi utilizzate, visiona, purtroppo molto spesso, i certificati, i documenti delle vittime. Sente di poter dare un contributo alla creazione della storia di quello che sta succedendo nella Striscia di Gaza, di dare voce a quelli che la voce purtroppo non ce l’hanno più. Il lavoro del nostro collega in questo momento è estremamente prezioso. Infatti, lui è l’unica persona che si trova ora sul campo e che lavori per una organizzazione internazionale che si occupa di diritti umani. È veramente una risorsa preziosissima per noi, ma direi per tutti. Il lavoro di ricerca chiaramente include anche tutto un aspetto più tecnico di raccolta di altre informazioni, come possono essere le immagini satellitari, la verifica di dichiarazioni fatte da vari attori come rappresentanti dei gruppi armati, ma anche rappresentanti dello Stato di Israele e le autorità militari. Oltre ovviamente all’analisi dei documenti ufficiali o presunti tali, come gli ordini di evacuazione, ma anche gli ordini militari che sono stati emanati dopo la guerra in relazione all’apertura, o meglio, alla non apertura dei valichi di frontiera.

Il lavoro che stiamo facendo ora non è un lavoro nuovo. Amnesty International conduce questo tipo di ricerca da decenni, sia nella Striscia di Gaza, che in Cisgiordania e in Israele, per registrare e raccogliere le prove delle violazioni che vengono commesse dai vari attori: lo Stato di Israele, ma anche gruppi non statali o, come facciamo regolarmente, le violazioni commesse dalle autorità dello Stato di Palestina. È un lavoro che non è mai stato facile. Gli ostacoli per il team sono numerosi. Spesso non riusciamo ad arrivare in alcuni luoghi. Subito dopo il blocco delle strade di Gaza, iniziato nel 2007, per il team di Amnesty International è stato molto difficile riuscire a entrare. Tuttavia, la presenza di un ricercatore sul campo ci ha permesso di continuare a fare il nostro lavoro. I rischi per chi lavora per la nostra organizzazione in quest’area sono molti, anche in zone come la Cisgiordania occupata.

Sono zone di frizione, di violenza, zone interessate dalla violenza dei coloni o dalla presenza dell’esercito israeliano, i posti di blocco sono disseminati in tutta la Cisgiordania, e quindi muoversi richiede molta cautela, buona pianificazione e la presa in considerazione di tutte quelle che possono essere le necessità di chi non ha voce. Il silenzio però è il modo migliore per lasciar accadere le violazioni dei diritti umani, per questo dobbiamo continuare ad alzare la voce.

 

Articolo a cura di Grazia Careccia, vicedirettrice dell’ufficio Medio Oriente e Nord Africa del Segretariato internazionale, per il numero 4 del trimestrale I Amnesty.

Scarica il n. 4 – Ottobre 2024