Le persone trans: il racconto di alcune storie di vita

14 Luglio 2020

Tempo di lettura stimato: 1'

Storie di vita quotidiana, che raccontano i sogni, i desideri, ma anche la rivendicazione a essere trattati come persone: con i propri desideri, i proprio obiettivi e aspirazioni.

Sono le storie raccolte grazie da TransVisioni per raccontare la vita delle persone trans senza filtri, attraverso le loro testimonianze e le loro parole.

Le testimonianze

 

Greta

Sono Greta ho quasi 14 anni e amo disegnare, infatti quest’anno mi sono iscritta al liceo artistico. Spero di trovare una scuola inclusiva, non voglio più subire atti di bullismo solo perché sono una ragazza transgender.

 

Valentina

Sono Valentina, campionessa italiana ipovedente in carica per l’atletica leggera. Il mio sogno è qualificarmi per le paraolimpiadi di Tokyo e poter rappresentare l’Italia come atleta transgender per la prima volta nella storia, gareggiando alla pari delle altre atlete.

 

Melissa

Sono Melissa e sono nata a El Salvador in centro America. La mia vita in Italia è stata molto difficile come persona transgender con documenti che non mi rappresentavano come donna. Non sono riuscita a trovare lavoro, ho dovuto iniziare a prostituirmi per vivere. Ad oggi aspetto una legge che riconosca il mio diritto ad esistere in quanto persona transgender e anche come lavoratrice del sesso.

 

Dario

Sono Dario sono responsabile di un punto vendita di una catena di fast food, a lavoro mi piace molto stare a contatto con le persone. Soprattutto da quando ho potuto utilizzare il nome e la divisa consoni alla mia identità di genere.

 

Giselle Martins

Giselle Martins, 37 anni, transessuale brasiliana di Rio de Janeiro, carioca. Sposata, realizzata e felice, 360° di colore e emozione. Quello che più piace di me stessa è la certezza di sapere chi sono e quello che posso essere. La sicurezza di essere al posto giusto e la consapevolezza della forza che ho per far valere tutti i miei diritti.

 

Majid

Sono Majid, studente universitario iscritto alla facoltà di Filosofia all’Ateneo di Pisa. Sono stato uno dei redattori del nuovo protocollo sulle carriere alias, basato sull’autodeterminazione della persona. Esso permette di avere un duplicato del tesserino universitario con il nome e il genere che la persona sente propri. Uno strumento importante e necessario per coloro che non hanno ancora ottenuto il cambio anagrafico, un passaggio che spesso avviene dopo parecchio tempo e solo con il permesso di un/a giudice, a dispetto del nostro diritto all’autodeterminazione.

 

Roberta

Mi chiamo Roberta, ho frequentato il liceo Classico e poi il DAMS di Bologna. Ho deciso di dire alla mia famiglia e ai miei amici che Roberto era ed è sempre stata Roberta, da un anno avevo dovuto smettere di recitare con varie persone, perché non mi sentivo bene con i ruoli maschili e nel frattempo avevo anche perso il lavoro. Oggi fortunatamente le cose sono cambiate e lavoro come donna delle pulizie, ma riconosciuta come Roberta, prima ho lavorato in nero come mobiliera, venivo trattata come un maschio e per me era come morire ogni giorno. Ci sono, esisto, e sono felice.

 

Ambra

Mi chiamo Ambra. Nella mia vita il mio coming out più bello è stato quello con i miei figli: andai contro mia moglie, perché voleva tacitare la cosa e far venire a conoscenza i bambini solo in età adulta… Io mi opposi, pensando che fare coming out con loro in età adulta sarebbe stato molto più traumatico per loro e avrebbe quasi compromesso il rapporto che avremmo avuto. Una mattina, li presi accanto a me e dissi loro che dovevo parlare di una cosa molto importante. Dissi loro: “Dovete sapere che il vostro papà, è un po’ diverso dagli altri papà… Lo vedete uomo esteriormente, ma dentro, la sua anima è donna e quindi piano piano lo vedrete diventare donna. Ma sarà sempre il vostro papà che vi adorerà allo stesso modo, se non di più e vi starà sempre vicino“. Detto questo, la loro risposta fu commovente per me, mi dissero: “che bello papà… Sei un papà speciale allora! Senti papà però il nome lo vogliamo scegliere noi. Avremmo piacere che tu ti chiamassi Ambra”. Li abbracciai e piansi. Quel giorno fu il mio battesimo.

 

Alexei

Mi chiamo Alexei e sono un ragazzo trans non binary. Sono nato come AFAB (assigned female at birth) e poi ho fatto (e sto ancora facendo) un percorso psicologico ed ormonale per allineare il mio corpo alla visione mentale che ho di me. In una società in cui regna il costante dualismo maschile-femminile, uomo-donna, non binary costituisce un termine ombrello sotto cui andare a collocare tutte quelle categorie, come gender fluid o gender queer ad esempio, che descrivono il non avvertire se stessi come esclusivamente maschili od esclusivamente femminili. Cosa penso? Penso che dovremmo viverci senza classificarci, ma in un mondo di etichette molte volte può essere difficile.

Il nostro lavoro

Il nostro lavoro in Italia e nel mondo in difesa dei diritti delle persone transgender e transessuali si concentra in particolar modo sui rischi che corrono, in quanto più vulnerabili ed esposti a violenza e crimini d’odio.

In particolare lavoriamo per:

  • Porre fine alla discriminazione nei confronti delle persone transgender
  • Proteggere il diritto alla vita delle persone transgender
  • Garantire il diritto delle persone transgender al riconoscimento di fronte alla legge
  • Garantire il diritto alla privacy delle persone transgender
  • Porre fine alla discriminazione basata sull’identità di genere all’interno del sistema giudiziario penale
  • Garantire il diritto delle persone transgender ad un’adeguata assistenza sanitaria e medica
  • Garantire il diritto delle persone transgender a fondare una famiglia
  • Garantire i diritti economici, sociali e culturali delle persone transgender

Attivati ora

I diritti delle persone trans sono diritti umani
È urgente sollecitare il Commissario per i diritti fondamentali affinché agisca subito.
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