foto di Ernesto Albano
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Cosa ti ha colpito, in questi anni di attivismo, di quanto sta accadendo alle donne nel mondo? Pensiamo all’Iran, all’Afghanistan, ma anche a quello che succede da noi.
Siamo nel 2024, un’epoca definita “civile” e, dopo tutte le battaglie fatte negli anni Settanta, in Italia, ogni tre giorni in media avviene un femminicidio. In alcuni paesi poi sembra di prendere la macchina del tempo e di ritornare nel Medioevo. La cattiveria assoluta, l’arroganza, la volontà di possedere le donne e farne qualunque cosa si voglia, da parte degli uomini, è imperante. Mi colpisce che oggi ancora in molti paesi si tolgano alle donne diritti essenziali, dovuti a ogni essere umano alla nascita: libertà, istruzione, felicità. E quello che maggiormente aggrava tutta la situazione, anche in Italia, è l’isolamento, spesso l’indifferenza e la solitudine che vivono le donne, quando subiscono violenze.
Ti sei fatta più volte promotrice di raccolte firme per chiedere ai politici un impegno su alcuni temi che ti stanno a cuore. Quale pensi sia l’impatto che le persone comuni, attraverso il loro impegno, possono avere sulla realtà?
Ognuno di noi quotidianamente fa politica, anche se non lo sa, a seconda di come vive. Ogni nostro gesto, anche se piccolo è politica. Quando per esempio scegliamo di comprare un prodotto che possa aiutare il pianeta anziché un altro, oppure quando difendiamo chi è più debole di noi per strada, stiamo facendo politica. Io credo fortemente che parlare, manifestare contro le ingiustizie, aiuti a modificare le coscienze, troppi ignorano i fatti. E nello stesso tempo, pressiamo i politici affinché facciano al meglio il loro lavoro, visto che sono pagati da noi.
Hai vinto il Premio Amnesty per il tuo impegno per i diritti umani, sostenendo addirittura di non meritarlo… Perché?
Perché chi ha voce DEVE spenderla per chi non ce l’ha, deve prestarla a chi non ha la fortuna di essere ascoltato.
Ringrazio moltissimo Amnesty International per questo premio prestigioso, per me commovente… tocca le corde più intime… le mie emozioni più profonde. Ma la verità è che vorrei fare molto di più, e talvolta sono confusa, mi sento inadeguata, devo seguire la mia vita mentre vorrei avere più tempo e ottenere di più per quelli che stanno morendo. Occuparsi degli altri, riguarda la propria coscienza e nient’altro! È una nostra storia intima, e per me è molto importante lottare a favore di quelli che non possono combattere, perché non lottiamo solo per loro, ma anche per noi, per una società migliore, per quelli che verranno dopo. E io, lotto anche per non avere vergogna! Non posso stare a guardare immobile senza adoperarmi per tentare di cambiare, anche se in minima parte, le cose. Non sono un’eroina, ma non sono neanche mai stata piegata al potere.
Articolo a cura di Francesca Corbo, ufficio del portavoce,
per il numero 1 del trimestrale I Amnesty.