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Oggi, 27 marzo, il tribunale distrettuale di Shipunovsky ha imposto a Maria Ponomarenko, giornalista russa e attivista contro la guerra, un ulteriore anno e 10 mesi di detenzione, ordinando che, al termine della pena, venisse sottoposta ad un trattamento psichiatrico ambulatoriale. Ponomarenko era già condannata a sei anni di colonia penale per aver espresso il proprio dissenso rispetto all’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia.
Natalia Zviagina, direttrice di Amnesty International Russia, ha dichiarato:
“Le autorità russe devono scarcerare immediatamente e incondizionatamente Maria Ponomarenko. Era già inaccettabile la sua condanna a sei anni di carcere semplicemente per aver espresso il proprio dissenso contro la guerra, per aver denunciato il bombardamento del teatro di Mariupol da parte della Russia e per aver pianto la perdita di vite. Estendere ulteriormente questa condanna con accuse pretestuose di aggressione a due guardie – chiaramente un pretesto per punirla per il suo rifiuto di cambiare opinione e per il suo impegno per la giustizia – segna un nuovo livello di repressione da parte delle autorità”.
“Dall’inizio della guerra di aggressione contro l’Ucraina, le autorità russe hanno usato sistematicamente e senza scrupoli tattiche per silenziare il dissenso, ricorrendo ad accuse infondate per incarcerare i dissidenti politici. Le autorità russe devono porre fine alla guerra contro l’Ucraina, cessare la repressione nei confronti della popolazione, abrogare la legislazione sulla ‘censura di guerra’ e scarcerare tutte le persone detenute in base a essa”.
Tenendo conto della parziale sovrapposizione delle condanne, i 22 mesi aggiuntivi di detenzione di Maria Ponomarenko non saranno sommati interamente alla sua precedente pena, portando la durata complessiva della sua reclusione a meno di sette anni e 10 mesi.
Maria Ponomarenko è una giornalista del media online RusNews e un’attivista di Barnaul, nella regione dell’Altaj. Il 15 febbraio 2023 è stata condannata a sei anni di carcere ai sensi dell’art. 207.3 del codice penale russo per la diffusione di “informazioni consapevolmente false” sulle forze armate russe. Le accuse derivano da un post pubblicato sui social media in cui parlava del bombardamento del teatro di Mariupol, dove, secondo quanto riferito, si rifugiavano centinaia di civili.
Attualmente sta scontando la pena nella colonia penale IK-6, nel villaggio di Shipunovo, a 175 km da Barnaul. Durante la detenzione è stata vittima di maltrattamenti, tra cui la reclusione in una cella disciplinare (Shizo): una forma di detenzione punitiva particolarmente dura, in condizioni anguste e di isolamento, utilizzata per spezzare la resistenza dei prigionieri attraverso severe restrizioni e privazioni. È stata più volte confinata nella cella Shizo per motivi pretestuosi ed è stata privata di cure mediche adeguate, compresa l’assistenza per il peggioramento della sua salute mentale.
Nel novembre 2023, pochi mesi dopo il suo trasferimento alla colonia penale IK-6, le autorità hanno avviato un ulteriore procedimento penale nei suoi confronti. Questa volta è stata accusata, ai sensi dell’art 321(2) del codice penale russo, di aver aggredito due agenti uomini della colonia penale, accuse che lei nega fermamente. La sua ulteriore persecuzione penale si inserisce in una prassi sempre più diffusa in Russia, in cui vengono imposte nuove sanzioni detentive a coloro che sono incarcerati per motivi politici. Un caso analogo è quello di Aleksei Gorinov, un’altra voce di spicco contro la guerra, che ha subito misure simili da parte delle autorità.