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L’Associazione delle persone detenute e scomparse nella prigione di Saydnaya (Admsp), Amnesty International e Human Rights Watch hanno dichiarato che le autorità siriane di transizione devono assumere misure urgenti per raccogliere e conservare le prove delle atrocità commesse dal governo dell’ex presidente Bashar al-Assad. Queste prove comprendono documenti di primaria importanza del governo e dell’intelligence così come i luoghi dove sono state commesse quelle atrocità e le fosse comuni.
Le autorità siriane di transizione dovrebbero coordinarsi e cooperare con gli organismi delle Nazioni Unite, con la società civile locale e coi team internazionali di anatomia forense per raccogliere, conservare e proteggere tali prove, fondamentali per stabilire la sorte e la localizzazione delle decine di migliaia di siriane e siriani vittime di sparizione forzata ad opera dei famigerati apparati di sicurezza e d’intelligence del precedente governo, così come per indagare e sottoporre a procedimenti giudiziari gli autori di crimini di diritto internazionale, quali i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità.
“Ogni minuto in più di mancanza d’azione aumenta il rischio che una famiglia non possa mai scoprire il destino dei propri cari e che un funzionario di governo responsabile di crimini orrendi non possa mai essere portato di fronte alla giustizia”, ha dichiarato Shadi Haroun, direttore dei programmi dell’Admsp.
Team di ricerca e d’indagine delle tre organizzazioni sono stati a Damasco tra il 10 e il 20 dicembre 2024, visitando oltre 10 centri di detenzione, sette fosse comuni e il tribunale militare.
“Dopo decenni di brutale oppressione, d’ingiustizia e d’impunità, in Siria si è finalmente aperto uno spiraglio per la giustizia. È il momento decisivo affinché le autorità di transizione agiscano concretamente e assicurino la conservazione delle prove, pietra miliare per l’accertamento delle responsabilità e la riconciliazione”, ha commentato Aya Majzoub, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.
In tutti i centri di detenzione visitati, i ricercatori delle tre organizzazioni hanno notato documenti ufficiali spesso lasciati privi di protezione e in parte portati via o distrutti. Residenti locali, ex detenuti e membri di Hay’at Tahrir al-Shams (Organizzazione per la liberazione del Levante, Hts) che erano in quelle strutture hanno dichiarato che in alcuni casi il personale dei servizi di sicurezza e d’intelligence, prima di darsi alla fuga, ha dato alle fiamme importanti documenti.
In alcuni casi, i gruppi armati che hanno preso il controllo dei centri di detenzione e i prigionieri appena tornati in libertà hanno bruciato o saccheggiato i documenti, alcuni dei quali sono stati prelevati anche da comuni cittadini, parenti di persone scomparse e giornalisti.
Questi documenti possono contenere informazioni fondamentali sulla struttura degli apparati di sicurezza e d’intelligence siriani, sull’identità dei responsabili di gravi crimini nonché dettagli sui detenuti che si trovavano in quei centri.
L’Admsp, Amnesty International e Human Rights Watch hanno espresso le loro preoccupazioni durante un incontro, avvenuto il 16 dicembre, con esponenti del dipartimento Affari politici del Governo di salvezza siriano, affiliato all’Hts. Gli interlocutori hanno promesso di rafforzare le misure di sicurezza intorno alle strutture di grande rilevanza.
Dopo aver urgentemente messo in sicurezza tali siti e assicurato che le restanti prove non siano manomesse, le autorità di transizione dovrebbero coordinarsi, fornendo loro immediato e pieno accesso nel paese, con gli organismi internazionali di accertamento dei fatti e di raccolta delle prove creati dalle Nazioni Unite: tra questi, il Meccanismo indipendente e imparziale d’indagine, l’Istituzione internazionale per le persone scomparse e la Commissione d’inchiesta sulla Siria. Allo stesso modo dovrebbero collaborare con le organizzazioni della società civile siriana esperte nell’analisi di quel genere di prove.
Prendendo la guida di un processo collaborativo e sistematico di conservazione delle prove, entrambi gli organismi potrebbero assicurare la salvaguardia di documenti fondamentali, gettando così le basi per l’accertamento delle responsabilità e per la giustizia. I governi dovrebbero sostenere queste azioni, anche fornendo risorse e finanziamenti necessari.
Le esecuzioni extragiudiziali e le uccisioni sommarie sono gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e possono costituire crimini contro l’umanità quando commessi nell’ambito di un attacco sistematico o massiccio contro la popolazione civile nell’ambito o a seguito di una piano statale od organizzativo di compiere tale “attacco”. Amnesty International e Human Rights Watch hanno documentato il sistematico uso della tortura, sotto il precedente governo, qualificando come crimine contro l’umanità.