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Amnesty International Ungheria ha chiesto che non sia promulgata la legge che vieta i Pride e consente alle autorità di multare organizzatori e partecipanti, oltre che di utilizzare il riconoscimento facciale per identificarli.
Dávid Vig, direttore di Amnesty International Ungheria, ha dichiarato:
“Questo provvedimento è un attacco diretto alla comunità Lgbtqia+ e una grave violazione degli obblighi internazionali dell’Ungheria in materia di non discriminazione e libertà di espressione e di riunione pacifica”.
“Alla vigilia del 30° anniversario del Budapest Pride, che si terrà a giugno, questo divieto riporta il paese indietro di tre decenni, annullando i progressi ottenuti con fatica dalle persone Lgbtqia+. Purtroppo, è solo l’ultima di una lunga serie di misure discriminatorie adottate dalle autorità per colpire e stigmatizzare questa comunità”.
“La motivazione ufficiale con cui è stata giustificata l’approvazione della legge, il presunto rischio che eventi come il Pride possano ‘danneggiare i bambini’, si basa su stereotipi infondati e alimenta discriminazione, omofobia e transfobia. Il presidente ungherese non deve firmare questa legge, ma piuttosto garantire che le persone Lgbtqia+ possano esprimere liberamente la propria identità e partecipare a eventi pubblici senza paura di ritorsioni”.
Ulteriori informazioni
La nuova norma modifica la legge sul diritto di riunione, trasformando in reato l’organizzazione di eventi e in illecito amministrativo la partecipazione a manifestazioni che violano la cosiddetta “legge sulla propaganda”, che vieta la “rappresentazione o promozione” dell’omosessualità nei confronti dei minori di 18 anni.
Chi partecipa al Pride, se vietato, rischia una multa fino a 200.000 fiorini ungheresi (circa 500 euro).
Il disegno di legge è stato presentato in parlamento il 17 marzo ed è stato approvato oggi con procedura d’urgenza, senza alcuna consultazione pubblica. L’entrata in vigore è prevista per il 15 aprile.
Negli ultimi anni, il diritto alla libertà di riunione pacifica è stato sempre più messo in discussione in tutta Europa: in diversi paesi, le autorità hanno adottato misure per stigmatizzare, ostacolare, scoraggiare e punire chi organizza e partecipa a proteste pacifiche.
Un recente rapporto di Amnesty International ha documentato restrizioni al diritto di protesta in 21 stati, tra cui l’Ungheria, che continua a ignorare i propri obblighi internazionali in materia di diritti umani. Anziché proteggere e facilitare le manifestazioni pacifiche, il governo ungherese impone barriere e interferenze ingiustificate, limitando sempre di più la libertà di espressione e di protesta.